domenica 26 settembre 2010

Al Gran premio di Montecarlo non arriveremo ultimi

di Alessandro Piergentili
Siamo in tanti, forse troppi, ad essere nauseati. Non possiamo permettere che il paese con tutti i suoi problemi veda la sua classe dirigente scannarsi per un monolocale. Ci rendiamo conto del precedente? Un Presidente della Camera che apre ad ipotetiche dimissioni per un fatto tra soggetti privati, il cui eventuale soggetto attivo è un quasi parente e che non implica nemmeno un reato. Siamo alla follia pura. Noi che stiamo costruendo una politica fatta di partecipazione, di gente ed idee nuove, ci ritroviamo sgomenti davanti a commenti pieni di acidità e di odio da parte di personaggi che fino ad ora sono stati garantisti con gente implicata in fatti di mafia e di camorra e che se il fatto colpisse il proprio campo si metterebbero a ridere. E' la nostra cultura della legalità che viene presa in giro e derisa con questa storia. Voi non potrete più parlare di legalità per Montecarlo è il messaggio. Come se la cultura della legalità non dovesse essere un prerequisito di chiunque faccia politica. Abbiamo ribaltato il concetto. Chi fa politica non ne deve parlare e deve proteggere l'impunità, altrimenti....., Montecarlo. Volete distruggere i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre idee? Quanti di Generazione Italia sono disposti ad arrivare ultimi in questo gran premio? Forse qualcuno sta sbagliando di grosso i suoi calcoli. Da domani ogni circolo, ogni iscritto continuerà con estrema dignità e con rinnovata energia a svolgere la propria attività politica diffondendo le nostre idee ed i nostri valori fra cui spiccano la concezione dell'etica pubblica e la cultura della legalità all'interno di un contesto desolato e desolante.

giovedì 23 settembre 2010

La Lega all'assalto dei risparmi meridionali, i libici di quelli italiani


di Alessandro Piergentili
Dove non potè il voto potè il sistema bancario. Mentre i nostri giornali sono occupati a comprendere dov'è lo stato di S.Lucia e quanto costi una casa a Montecarlo, c'è qualcuno che si sta impadronendo del cuore del paese. Non basta più che da oltre un ventennio una discreta percentuale di raccolta bancaria proveniente dal meridione venga riversata negli impieghi concessi alle imprese settentrionali, data la forte presenza al sud di gruppi bancari con sede sociale in regioni come Piemonte, Liguria, Veneto e Lombardia. Ora si vuole conquistare il controllo del più grande gruppo bancario italiano, che detiene in cassaforte la Banca di Roma ed il Banco di Sicilia, i più grossi contenitori di risparmio meridionale. Dal punto di vista macroeconomico un'operazione del genere rappresenta un errore enorme che, nel medio termine, danneggerà proprio le imprese settentrionali che vedranno calare progressivamente i forti consumi provenienti dalle aree più disagiate del paese. Tra il federalismo insostenibile imposto dalla Lega ed il suo assalto al risparmio meridionale, il sud corre veramente dei gravi rischi. Si dirà, il PDL starà cercando di fermare questo piano attraverso una contromossa, macchè l'alternativa è la Libia. Un povero meridionale deve decidere se finanziare la strategia della Lega, un partito che rappresenta solo l'11% degli italiani e solo una porzione limitata di territorio, o la strategia libica. Un dubbio amletico. A questo punto, in una sorta di Davide contro Golia, c'è da pensare anche ad una risposta che il nostro movimento politico può dare a partire proprio dalla Sicilia, essendo una regione a statuto autonomo e detenendo una significativa presenza finiana all'interno della compagine governativa. All'interno dei limiti imposti dai trattati europei, si può iniziare ad articolare dei provvedimenti mirati, come ad esempio dei benefici fiscali, rivolti alla crescita del numero di sportelli del sistema bancario locale. Banche, come quelle di Credito cooperativo, che possano reinvestire i risparmi sul territorio dove vengono raccolti. Sarebbe una giusta risposta di Generazione Italia e di Futuro e Libertà a chi vuole controllare la destinazione dei nostri risparmi senza nemmeno, al limite, aver ottenuto il nostro voto.

martedì 21 settembre 2010

Caro Gianfranco, senza se e senza ma contro cricche, prepotenti e ascari


di Fabio Granata
Caro Gianfranco,
il distacco con il quale hai evitato di commentare la sceneggiata taorminese di Silvio Berlusconi, lo capisco profondamente ma devo confessarti di non condividerlo fino in fondo.
La volgarità delle parole di Storace e la gravità di quelle di Donna Assunta, in una cornice da taverna da parte dei tanti “nuovi ascari” della fiamma accorsi, merita, infatti, più di una riflessione da parte nostra.
Ancora una volta il disprezzo ostentato nei nostri confronti da uno come Storace, indagato per la mala gestione della sanità laziale e da te miracolato con la nomina a Ministro e le parole durissime di chi abbiamo contribuito a far eleggere Presidente del Consiglio suonano allucinanti mentre ancora alcuni dei nostri utilizzano toni melliflui e dorotei sui nostri rapporti con il Pdl e sulla priorità assoluta di offrire uno scudo giudiziario al Premier.
Allora, Gianfranco, voglio dirti con chiarezza e affetto: non ci sto a sposare ancora la tesi della congiura giudiziaria contro Berlusconi.
E mentre con i dossier e i giornali di famiglia continua e si fa ancora più grave il metodo Boffo nei tuoi e, in prospettiva, nei nostri confronti, non sopporto più le sofferte riflessioni e le trovate giuridiche di qualche amico al fine di provare a garantire impunità nei confronto di chi, potendo, ci cancellerebbe dalla scena politica.
Non ci sto a sopportare con rassegnazione attacchi e lezioni di moralità politica nei nostri confronti dai difensori di alcune delle figure più torbide della storia repubblicana e da chi cerca di mettere insieme, con ogni mezzo, deputati disposti a tutto.
Gianfranco, tu sai bene, ed è il tuo più grande insegnamento, che per costruire una grande forza nazionale, legalitaria, Repubblicana e Costituzionale, dobbiamo far si che i mezzi siano all’altezza dei fini: allora va bene il sostegno al programma votato dagli elettori, ma riempiamo immediatamente di contenuto politico il senso delle “mani libere su tutto il resto” che abbiamo rivendicato.
Serve immediatamente una rigorosa norma anticorruzione, e non è più rinviabile la concessione di diritti pieni di cittadinanza a tanti bambini e ragazzi nati in Italia da genitori regolarmente qui residenti e che si sentono, e sono, “nuovi italiani”. Allo stesso tempo non è più rinviabile una rigorosa iniziativa politica e parlamentare sulla libertà d’informazione e sul conflitto d’interesse.
Eppoi occorre porre rimedio con il reperimento di adeguate risorse, agli enormi problemi della scuola pubblica, della ricerca e dell’Università se vogliamo costruire percorsi di superamento del declino nazionale, come attenzione e sostegno non potranno mancare a misure straordinarie adeguate per le forze dell’ordine e per la magistratura.
Essenziali poi nuove politiche culturali e ambientali, al fine di salvaguardare e rilanciare il più grande patrimonio, e la più grande risorsa dell’Italia.
Lo spazio politico che possiamo aprire, restando fedeli alle nostre radici ma con “capacità dinamica” di interpretare una “certa idea dell’Italia” è enorme, come enorme è la stima che gli italiani onesti hanno nei tuoi confronti.
Serve però liberarsi subito da tatticismi eccessivi e moderatismi privi di progetto e andare finalmente in campo aperto a parlare all’Italia profonda in modo semplice e coerente.
Solo così varrà la pena di percorrere questa nuova avventura politica.
Con l’ambizione di poter costruire un’Italia diversa e liberata da cricche, prepotenti e ascari.

sabato 18 settembre 2010

Lega Sud in franchising o svolta liberista per il Mezzogiorno?

di Alessandro Piergentili

Ogni giorno registriamo la nascita di partiti del sud. Ultimo nato è il "partito del popolo siciliano" di Gianfranco Miccichè, che fin dalla nascita si dichiara alleato del Pdl e della Lega. Nasce un partito per difendere le esigenze del sud e si allea immediatamente, senza nemmeno una critica, con chi sta contribuendo ad aumentare ogni anno il divario economico fra le due aree. E' chiaramente un'operazione di marketing orchestrata da chi di comunicazione se ne intende. Si comprende addirittura dal nome. Quello che preoccupa è il fiorire di questi partitini meridionalisti, per la maggior parte senza nemmeno rappresentanza parlamentare, che vogliono interpretare le esigenze dei meridionali, in contrapposizione ad un partito in crescita come la Lega Nord. Paradossalmente ne fanno il gioco. Contrapporsi meridionali contro settentrionali è già di per sè sbagliato, se poi lo si fa divisi, con partitini personalistici, che hanno una piattaforma politica confusa e perfino alleandosi con chi si vuole osteggiare diventa semplicemente un tentativo di arrivare a delle poltrone seguendo le mode del momento. Le giuste esigenze di sviluppo del meridione debbono essere commisurate con le rivendicazioni settentrionali, all'interno di un partito nazionale. Ma questo partito nazionale ci deve essere e si deve far sentire, dando la giusta rappresentanza anche alle rivendicazioni meridionali che sono assenti da molti anni nel dibattito politico. Questa è la risposta alla Lega. Insieme si può. Il fatturato delle aziende settentrionali è in quota parte derivante dai consumi del sud. Tutto è già unito nei fatti, chi vuole dividere in segmenti e compartimenti stagni le varie aree del paese o non capisce nulla di economia o è in malafede. Sono questi i ragionamenti che un partito nazionale dovrebbe iniziare a fare nel settentrione. Non c'è bisogno di convincere i siciliani, ma c'è bisogno di parlare ai veneti, ai piemontesi, ai liguri, ai lombardi. C'è anche bisogno di più rappresentanza in termini parlamentari e governativi per far approvare provvedimenti di sviluppo per il Mezzogiorno, che sostituiscano il mercato allo stato, attraverso la leva fiscale, utilizzando inizialmente il criterio del de minimis per poi cercare di modificarlo in sede europea, per ricontrattare tutto l'impianto del federalismo, che non si comprende perchè parta dall'analisi dei costi standard, invece che dalla redistribuzione delle entrate fiscali in funzione delle imposte effettivamente pagate e dall'autonomia impositiva delle regioni. Sono discorsi tecnici, ma che andrebbero fatti nelle sedi opportune e non nelle aule universitarie e nei convegni che si stanno svolgendo qui in Sicilia e che rimangono lettera morta. Con questo articolo vogliamo stimolare i parlamentari di Futuro e Libertà a prendere in mano il problema e iniziare a studiare da vicino la questione, senza aspettare i numeri di Calderoli e Tremonti. Iniziamo ad elaborare una controproposta di federalismo sostenibile che parta da presupposti di interesse nazionale. Noi di Generazione Palermo già abbiamo iniziato a collaborare con altri circoli, di Torino e di Roma, per coprire l'intero territorio e dare una risposta italiana, coinvolgendo degli esperti di diritto tributario e di economia, perchè percepiamo la paura della gente, stiamo lavorando per il futuro dei nostri figli, il presupposto per cui sono nati Generazione Italia e Futuro e Libertà.

martedì 14 settembre 2010

Spari nel silenzio


di Alessandro Piergentili
ci domandiamo ogni giorno che passa se chi si sia appropriato della parola Destra abbia la contezza di che cosa significhi. Che sia moderna o antica, repubblicana o meno, conservatrice, inglese, francese, americana o chissà cos'altro , una cosa accomuna tutte le destre al mondo, uno spiccato senso della dignità nazionale. Una nazione che va dalle Alpi a Lampedusa, passando da Mazara del Vallo. E' di ieri la notizia degli spari contro un peschereccio italiano da parte di una motovedetta consegnata dal governo italiano a quello libico e con sopra, addirittura 6 militari della Guardia di Finanza. Ci saremmo aspettati parole forti e proteste ufficiali da parte del governo italiano, da parte del ministro Maroni, da parte del ministro degli esteri Frattini, ed invece tocca a due deputati siciliani di Futuro e Libertà quali l'on.le Nino Lo Presti e l'on.le Alessandro Aricò, difendere la propria terra con un duro comunicato:"Per il ministro Maroni possono essere sufficienti le tardive scuse del Governo libico per difendere l’ignobile azione armata contro il peschereccio siciliano, ma per noi si tratta di un atto di violenza e aggressione contro cittadini italiani che il nostro governo cerca di minimizzare o addirittura insabbiare in virtù di un rinnovato idillio con il leader libico a difesa di presunti interessi economici certamente a noi poco chiari”., “Il Trattato di amicizia siglato a Roma tra i due Paesi non può funzionare unilateralmente – si legge nella nota -. Ma come si fa a scambiare un peschereccio di quasi 40 metri che ha tutti gli equipaggiamenti a vista per una nave di clandestini? Soltanto l’arroganza dei nostri vicini – continuano i parlamentari – e la passività del nostro Governo possono aver causato questa intollerabile aggressione. Chiediamo una dura condanna pubblica dell’accaduto – conclude la nota -, affinché fatti come questi non abbiano a ripetersi e i nostri pescatori possano svolgere pacificamente la loro attività, senza rischiare di essere attaccati da presunti amici a colpi di mitragliatrice, con il paradosso di avere fornito ad essi le armi per colpirli”.
Permetteteci una notazione personale, sono anni che sentiamo parlare di pescherecci che vengono allontanati da acque internazionali, per una rivendicazione pretestuosa del Golfo della Sirte da parte delle autorità libiche e la scusa addotta dal governo libico non sembra reggere alla prova del buon senso. Penalizzare la nostra industria ittica, che a Mazara del Vallo dà lavoro a migliaia di persone, in zone dove ce n'è già poco, in nome di chissà quali accordi, ci sembra un'ulteriore forma di distanza che il governo offre ogni giorno ai propri cittadini, malgrado le barzellette e gli ammiccamenti sparsi con generosità.

domenica 12 settembre 2010

Oltre i personalismi nel partito che verrà

di Alessandro Piergentili

Noi di Generazione Palermo siamo un circolo nato spontaneamente e costituito da persone che non avevano mai fatto politica, operiamo sul territorio e su internet ogni giorno, ed abbiamo la fortuna di entrare in contatto sia con molta gente della provincia palermitana, che con altra residente in ogni zona d'Italia. Inoltre le persone non ci vedono (ancora?) come dei politici, e si aprono più facilmente. Ci riuniamo con molta frequenza, quindi, come molti altri circoli di natura spontanea, stiamo sviluppando una sorta di sensibilità rispetto alle aspettative dell'elettorato potenziale e non che nessun freddo sondaggio potrà arrivare a dare. Notiamo che l'interesse attorno a noi cresce di giorno in giorno, perchè siamo visti come una novità, e siamo un mix quasi perfetto tra politica e movimentismo con la giusta dose di leadership. E' proprio questo il punto. Molti di quelli che si avvicinano a noi hanno votato AN prima e PDL poi, oppure erano rimasti delusi dallo scioglimento di Alleanza Nazionale e non avevano più votato. Altri provengono da altri percorsi, sempre a livello di voto, di centro ed addirittura di sinistra. Quello che accomuna tutti è la voglia del ritorno alla politica, alla discussione, alla formazione di un partito vero, con cariche elettive, democrazia interna e possibilità di partecipazione. Si è stufi delle dizioni "leader carismatico", "la gente lo vuole", il "ghe pensi mi". La politica è un'altra cosa. Qui sta l'errore dei politici e degli attivisti del PDL o per meglio dire di "Forza Italia allargata" che stanno tentando di far passare il messaggio che noi siamo i figli di un gioco di potere, di un'antipatia personale tra leader e coerentemente con questa linea attaccano Gianfranco Fini a livello personale e familiare, cercando di emulare e superare quello che è stato fatto al loro stesso leader per anni , magari con qualche argomento in più. Ebbene non è così, perchè siamo portatori di valori e di idee innovative, esiste un fermento culturale e sociale che presto avrà uno sbocco politico e che costituirà un'arma di attrazione troppo forte, rispetto all'offerta pidielliena del "ghe pensi mi". Una visione del presente e del futuro, delle ricette innovative per i precari, per il mondo della formazione e dell'istruzione, per lo sviluppo economico, per la crescita del mezzogiorno e del settentrione con attenzione alle diverse peculiarità, ma tenendo ben presente la coesione nazionale, un'attenzione particolare alla possibilità di una rinascita culturale e sociale del paese che è in forte declino che passi anche attraverso l'integrazione di chi vive da noi da anni e che ora a livello amministrativo quasi non esiste, un'unione su dei valori come la legalità e l'unità nazionale, ma soprattutto la possibilità di portare facce nuove all'interno della classe dirigente e sbloccare finalmente una società ferma e chiusa in se stessa. Il partito che verrà avrà indubbiamente un leader, ma non si fermerà ad esso, avrà un'organizzazione, una democrazia interna, un fermento di idee e di proposte, che difficilmente potrà essere fermato dalla calunnia o dall'attacco personale o dal far passare come quello che sta accadendo alla stessa stregua di una lite condominiale. Da Mirabello è partito un segnale a tutta la politica italiana, finalmente c'è una parte politica che ritorna al servizio di chi la vota o di chi la vorrebbe votare.

mercoledì 8 settembre 2010

Filaga un'occasione di crescita

di Annalisa Unti

F: formazione


I: interazione


L: lavoro


A: armonia


G: giovani generazioni


A: amicizia




Raggiungere Filaga non è stato facile : la strada accidentata e senza luci durante quel viaggio nella notte fredda e incombente di montagna non era un grosso incentivo a proseguire. All’arrivo il cellulare completamente irraggiungibile e la visione di una borgata, pressoché dispersa nelle campagne dell’ entroterra siciliano, costituita da un unico rettilineo (una sorta di linea immaginaria) che unisce un dormitorio ad un unico tendone bianco occupante quasi completamente la piazza principale, aveva suscitato in me qualche perplessità sulla opportunità di restare. Eppure qualcosa mi aveva condotta a Filaga ,avevo voluto partecipare ad ogni costo perché avevo avuto la sensazione che lì sarebbe accaduto qualcosa di entusiasmante e galvanizzante.

E Filaga non mi ha delusa.

Parlare della Summer School della politica organizzata dalla LUP a chi non è stato a Filaga non è semplice ; si tratta di descrivere sensazioni, colori , emozioni che solo un esperto narratore saprebbe fare sapientemente.

Si potrebbe parlare dell’ infinito programma che ci ha tenuti impegnati giorno e notte in una sorta di immenso esercizio mentale di attenzione , concentrazione e riflessione.

Si sono prese in considerazione le materie piu disparate, materie che ogni amministratore,ogni politico dovrebbe approfondire per risolvere i problemi sostanziali della società in cui viviamo: in primo luogo lo sviluppo del capitale sociale e la costruzione di leadership sensibili, lo sviluppo dei trasporti e le tecnologie applicabili, numerosi aspetti del federalismo , le problematiche degli agricoltori, l’ energia in Italia ,le organizzazioni giovanili , il ruolo del mediterraneo nel terzo millennio , il lavoro e l’ impresa.

E da qui l’ immenso palinsesto che ha visto impegnati ,in lezioni frontali e convegni pomeridiani e serali , una congerie di intellettuali , politici , amministratori e uomini di potere tutti impegnati a definire meglio e sviluppare il più possibile il tema dello stage: IL SUD TRA POTERE E CAMBIAMENTO.

Fare tutti i nomi sarebbe impossibile ma voglio citare coloro i quali mi hanno più colpita stimolando in me la voglia di studiare e approfondire quelle tematiche.

Da Padre Francesco Beneduce allo scrittore Aurelio Pes , dal prof. Gianfranco Viesti ad Andrea Piraino , da Vanessa Seffer a Pino Aprile, Carla Monteleone , Vincenzo Porcasi , Floriana Cerniglia, Mario Ciampi , Alessandro Bertirotti , Paolo Contini , il vulcanico Beppe De Santis , Ettore Artioli.

Ma Filaga non è stato “solo” questo.

Sotto quel tendone bianco ci siamo ritrovati ,conosciuti e riconosciuti in tanti: giovani con la voglia di fare qualcosa per cambiare il proprio futuro , annunciato ormai da più fronti come nefasto.

Il confronto e talvolta lo scontro di pensieri e caratteri differenti hanno creato quell’ alchimia che ben viene definita spirito di gruppo, e ritrovarsi differenti ma pronti al dialogo e al dibattito ha stimolato la nostra voglia di collaborare per creare una politica diversa , non eretta su blocchi contrapposti ma capace di creare quel compromesso necessario al raggiungimento del bene comune che dovrebbe costituire l’ interesse primario di ogni buon politico.

In un clima di profonda crescita culturale e spirituale si sono create conoscenze e amicizie tra coloro i quali cercheranno di diventare i futuri amministratori della cosa pubblica e coloro i quali lo sono o lo sono stati . Ci si è potuti esercitare nel lavoro del politico sviluppando tematiche e quesiti e intervenendo in piena libertà ed autonomia anche durante comizi importanti , come quello tenuto dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Ma Filaga è stato ancora di più: momenti di divertimento , sorrisi , goliardia e una bellissima festa a sorpresa a fine stage ; momenti in cui docenti e discenti si sono incontrati , conosciuti e stimati.

Che altro dire: mi dispiace per tutti coloro i quali non hanno partecipato , perché un vero politico è un politico preparato, consapevole dei problemi che affliggono il proprio territorio e capace di risolverli.

La Summer School ha sviluppato le prime due tematiche lasciando volutamente irrisolta l’ ultima , perché il primo ruolo del politico è trovare soluzioni semplici a problemi complessi e per questo dovremo lavorare ed elaborare programmi e progetti in maniera autonoma e in armonia con i nostri differenti punti di vista.

A fine settimana ho scoperto che per arrivare a Filaga c’è una strada più veloce , facile e scorrevole, non accidentata. Se l’ avessi percorsa all’ inizio del mio cammino probabilmente non avrei apprezzato cosi tanto il punto d’ arrivo.

Percorrete sempre la strada più difficile , perché le avversità possono essere delle formidabili occasioni di crescita.

Anche questo è Filaga.

Un ringraziamento particolare all’ Architetto Michelangelo Salamone, ai tutor della Summer School ed a Generazione Palermo che grazie all'accordo con la LUP mi ha dato la possibilità di vivere questa bellissima esperienza.


Giovani, precari e benestanti. Il paese che non c'è


di Alessandro Piergentili
Una regola fondamentale del capitalismo è che al rischio sono associate maggiori possibilità di profitto. E' così in qualsiasi mercato capitalistico, che sia monetario, azionario, valutario, etc. Nei paesi anglosassoni anche il mercato del lavoro è praticamente libero ed alla totale flessibilità dei rapporti corrispondono possibilità di guadagno sostanziose. Anche in Germania, dove il mercato del lavoro è meno libero, ma la contrattazione da parte dei sindacati ha un certo peso nella determinazione dei salari, il principio che a maggiore flessibilità e quindi a maggior rischio di perdita del lavoro, si coniughi uno stipendio maggiore è rispettato. Solo in Italia siamo originali. Contravveniamo a qualsiasi regola macroeconomica e finanziaria con un sistema misto che regala alla parola flessibilità un'accezione negativa, trasformandola solo in precarietà, senza alcuna possibilità di guadagno e trasformando il mercato del lavoro in un a mostruosità teorica. A maggior rischio corrispondono minori possibilità di guadagno. In economia, quando si contravvengono alle regole basilari, la si paga. Sarà per questo che il declino italiano è iniziato quando è stata introdotta questa strana forma di flessibilità? Un economista liberista non dovrebbe organizzare ogni giorno dibattiti sul tema? Un economista socialista non dovrebbe essere indignato? I sindacalisti non dovrebbero manifestare ogni giorno? Il ministro dell'economia non è un sindacalista, nè abbiamo ancora compreso se la sua linea strategica sia più socialista o liberista, certamente non ha affrontato il problema, nè sembra abbia in agenda di farlo. I sindacati rappresentano le esigenze dei pensionati e dei lavoratori a tempo indeterminato, agli imprenditori, ottusamente, il sistema va benissimo, ma a questi poveri precari chi li deve rappresentare? I partiti di sinistra? I cobas? Purtroppo le ricette proposte sono ancora peggiori rispetto a quelle proposte da chi non li rappresenta ed allo status quo. Basterebbe leggere il libro di Gianfranco Fini, il Futuro delle Libertà, oppure riascoltare con attenzione il suo discorso di Mirabello, per capire che il problema del lavoro giovanile è centrale e sarà centrale per il probabile partito che verrà. Una proposta concreta da cui partire potrebbe essere quella di ancorare i contratti dei precari ad un minimo che sia maggiore dei corrispondenti contratti collettivi di categoria a tempo indeterminato, di almeno un 10-15%. Comprendiamo che le obiezioni verteranno sul fatto che gli occupati potrebbero diminuire, visti i maggiori costi aziendali. Valutando la cosa da economisti e non da ragionieri la risposta è piuttosto semplice. A maggior guadagno dei precari, corrisponderà una maggiore quota dei consumi interni, che compenserà i maggiori costi delle aziende, con maggior fatturato. Senza contare che, in questo modo, i precari avranno più possibilità di accedere al credito e quindi la leva finanziaria contribuirà ad aumentare più che proporzionalmente i consumi. Un'altra obiezione che ci aspettiamo è sull'aumento della quota di lavoro nero. Una nazione che rinuncia ad applicare un principio economico e sociale sacrosanto, perchè non sa far rispettare le sue leggi non è un posto dove vorremmo vivere ancora a lungo. Il dramma sociale che vivono milioni di giovani e non potrebbe essere finalmente risolto semplicemente copiando quello che fanno gli altri paesi. Di solito gli studenti meno bravi copiano, il problema non risiederà nel fatto che chi dirige questo paese si ritiene troppo bravo?