venerdì 29 ottobre 2010

Lo sviluppo della Sicilia passa dal rispetto per l'ambiente e per la cultura

di Alessandro Piergentili

Una delle regioni più belle d'Italia con un patrimonio artistico, paesaggistico e culturale invidiabile che non riesce a valorizzare tali risorse che in altre parti del mondo darebbero da vivere a ben oltre i suoi cinque milioni di abitanti. La colpa è innegabilmente delle classi dirigenti che si sono succedute e della criminalità organizzata. Sia le une che le altre non hanno certamente avuto nel loro DNA costitutivo il rispetto dovuto per tale tesoro ed hanno anzi alimentato la cultura dell'individualismo, dell'affarismo e del mercatismo. Purtroppo tale virus sembra essersi diffuso anche a livello nazionale ed a tutti i livelli. La fortuna è che il livello di saturazione ha raggiunto e forse superato il limite. Noi spontaneisti di Generazione Italia ci sentiamo impegnati, quasi fossimo dei medici, a debellare questa malattia che ci attanaglia attraverso battaglie e proposte politiche che hanno l'ambizione, forse ingenua o illusoria di rivoltare questa regione come un calzino. Ma le grandi sfide vittoriose nascono proprio da chi si illude di poter cambiare il mondo e per bravura, testardaggine ed anche un pizzico di fortuna a volte ci riesce. Parliamo di cose concrete e partiamo dal rispetto dell'ambiente. La questione delle trivellazioni nella Val di Noto è allucinante. Una valle classificata dall'Unesco come patrimonio dell'umanità dovrebbe subire una violenza devastatrice per mantenere fede alla visione affaristica della classe politica siciliana. La scusa ufficiale sarebbe quella di creare posti di lavoro. Ma quanti lavori verrebbero persi nel settore turistico-culturale? Che danni lasceremo alle generazioni future? Ci rendiamo conto che non stiamo parlando del Texas o dell'Arabia Saudita, dove peraltro stanno iniziando a sviluppare progetti per lo sfruttamento delle energie alternative? Ieri 32 circoli siciliani di Generazione Italia hanno iniziato una collaborazione in tal senso. Questo nucleo iniziale è aperto al contributo di altri circoli siciliani e non, per creare un modello di sviluppo alternativo che passi anche da soluzioni importate dall'estero per creare sviluppo economico attraverso l'arte, il turismo e l'ambiente, come i trust culturali di diritto anglosassone che impiegano una media di 60-70 persone contro una nostra media di occupazione nelle associazioni culturali di 6-7 persone e che hanno il vantaggio di poter sfruttare incentivi al mecenatismo oggi da noi impensabili. Creare, insomma, una vera e propria economia alternativa con musei aperti di notte, ristoranti ed altre attività ricreative abbinate al mondo dell'arte anche attraverso dei veri e propri percorsi studiati, figure professionali innovative come quella dei promoter culturali con la possibilità anche di sfruttare i social network per pubblicizzare eventi, iniziative e luoghi anche e soprattutto all'estero per l'incoming, etc. Vogliamo un rinascimento siciliano che non passi dall'inquinamento e da visioni politiche affaristiche, ma da una visione etica dell'ambiente, della legalità, della cultura, che valorizzi la tradizione e la storia ed affianchi tecnologia ed innovazione in modo compatibile e con un obiettivo finale di crescita e sviluppo. E' per questo che abbiamo aderito a Generazione Italia non dimentichiamolo mai.

mercoledì 27 ottobre 2010

Generazione Palermo per l'ambiente e la legalità con Fabio Granata


Ci piacciono le battaglie politiche di Fabio Granata e di Carmelo Briguglio. Non possiamo nasconderci dietro ad un dito. Ci siamo innamorati politicamente del loro modo di far politica e delle loro idee. Abbiamo aderito spontaneamente a Generazione Italia ed avevamo sentito parlare pochissime volte i due parlamentari siciliani visto che tutti noi non avevamo mai fatto politica attiva. Ci siamo buttati in questa avventura perchè ci riconoscevamo nella battaglia che stava facendo il Presidente della Camera Gianfranco Fini a livello nazionale. Anzi la nostra diffidenza verso i politici ci ha fatto analizzare con occhio severo qualsiasi dichiarazione di tutti i deputati nazionali e regionali. Ebbene abbiamo scelto loro, perchè le loro proposte sono le nostre proposte. Come si fa ad essere per le trivellazioni lungo le nostre bellissime coste, come si fa ad essere contro le dichiarazioni a favore della magistratura, contro le dichiarazioni su presunte e disastrose sanatorie edilizie allo studio da parte della nostra regione? In particolar modo ci schieriamo a fianco dell'on.le Granata quando afferma che sarebbe gravissima la ripresa delle trivellazioni in zone che sono patrimonio dell'Unesco e quindi dell'umanità ed a chi, anche all'interno del nostro movimento, oppone "logiche di territorialità e di esclusività nell'analisi del problema" in questa come in altre vicende, rispondiamo che noi gente libera, cittadinanza attiva e responsabile stiamo rinunciando a del tempo da dedicare alle nostre famiglie ed al nostro lavoro non per creare dei feudatari o dei reucci territoriali, ma per far crescere culturalmente, socialmente ed economicamente il territorio siciliano. Generazione Italia è nata per questo ed il Manifesto di Ottobre presentato nei giorni scorsi a Milano va proprio in questa direzione. La cura dei nostri valori e delle nostre speranze per regalare ai nostri figli una Sicilia migliore passa anche per il rispetto per l'ambiente e per la valorizzazione delle nostre risorse turistiche e paesaggistiche.
E' per questo che Generazione Palermo, il primo circolo di Generazione Italia creato in Sicilia, simbolo dello spontaneismo, la scorsa settimana ha deciso con voto unanime di schierarsi totalmente al fianco di Fabio Granata ed a coloro i quali, amministratori locali associazioni e liberi cittadini fanno proprie le nostre idee sull'ambiente, sulla cultura e sulla legalità.
Generazione Palermo Circolo Territoriale di Generazione Italia

“Manifesto di Ottobre” di Futuro e Libertà

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della Res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.
Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovamento impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.
La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.
È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.
Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.
Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.
Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e el compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.
Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale.
Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida “divisione del lavoro” tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.
La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.
Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei “senza parte”. Rappresentare gli “invisibili”, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottoccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti “clandestini della politica”, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.
Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.
È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.

martedì 26 ottobre 2010

La legalità che arriva dal basso


di Giulio Figlia


Campo di azione principe di FLI è sicuramente la legalità, legalità di cui in Italia si sente sicuramente bisogno, sia in campo legislativo (troppe volte negli anni si sono viste leggi che depenalizzavano reati finanziari o ne accorciavano i tempi di prescrizione) che in campo culturale (guardare l’ostilità, a titolo esemplificativo, con cui certi programmi di inchiesta vengono accolti, troppo spesso bollati come faziosi aprioristicamente).


Dire che la mancanza di legalità intesa come corruzione e spregiudicatezza etica opprima il capitale umano italiano è ormai un fotografare un dato di fatto, sta perdendo la sua connotazione di denuncia per diventare quasi cliché. E’ il momento dei fatti. Bene il ddl anticorruzione nella sua versione proposta da Il Fatto Quotidiano che come ricordato dall’on. Granata è prioritario approvare e far diventare legge dello Stato ma è anche l’ora che siano le organizzazioni e le associazioni dei cittadini nelle loro più disparate forme a muoversi. Sull’esempio di ciò che Confindustria Sicilia ha fatto sul versante della lotta alla mafia e al racket, buttando fuori dalla sua organizzazione gli imprenditori che pagano il pizzo, perché la stessa Confindustria non si mette in moto per qualcosa che distorce il mercato e la serena convivenza al pari della mafia, ovvero perché Confindustria non butta fuori tutti i suoi associati che pagano tangenti ed evadono le tasse o commettono altri reati di natura finanziaria? Del resto se si condannano gli imprenditori che si piegano al pizzo essendo spesso vittime sarà facilissimo condannare quegli imprenditori che non essendo vittime sono solo dei criminali. Qualche malalingua può dire che cosi Confindustria si svuoterebbe, dicevano lo stesso di Confindustria Sicilia prima che iniziasse ad espellere gli imprenditori vicino alla mafia ma in realtà é successo che sempre più gente (ma ancora la strada è lunga) ha iniziato a denunciare gli estorsori, magari finirebbe cosi anche nella lotta alla corruzione, o no?

lunedì 25 ottobre 2010

Fabbrica Cinese Automobili Pechino


di Alessandro Piergentili
Ci dispiace ma non ci iscriviamo al gruppo del "moriremo cinesi". Non perchè abbiamo nulla contro una popolazione dalla tradizione millenaria, ma perchè siamo fermamente convinti che viviamo in un'epoca di squilibri profondi e che tali squilibri prima o poi rientreranno. Il PIl medio pro capite italiano, espresso in dollari statunitensi, è ancora sei volte circa, quello cinese e paradossalmente dieci anni fa era cinque volte (Fonte CIA World Factbook). Quindi se è vero che in termini assoluti la Cina cresce a ritmi spaventosi, è anche vero che ciò dipende soprattutto dalla crescita demografica e dall'aumento delle esportazioni e che la ricchezza prodotta è talmente concentrata che non favorisce la crescita della domanda interna, ma inflazione e disuguaglianze sociali mostruose. Ben presto i nodi verranno al pettine e la Cina dovrà adeguare il proprio tasso di cambio e favorire la distribuzione interna della ricchezza prodotta. Ciò creerà tensioni salariali e richiesta di maggiori diritti. Quello che accadrà in Cina sarà la cartina di tornasole di come i mercati del lavoro dei paesi emergenti convergeranno rispetto a quelli dei paesi cosiddetti avanzati. In Polonia gli operai Fiat prendono meno dei loro colleghi italiani ed hanno meno diritti, ma già adesso fanno fatica ad arrivare a fine mese, perchè sono cittadini europei e l'area Euro sta convergendo verso standard di vita e prezzi omogenei. La nostra classe dirigente nel costruire un modello strategico per il paese deve tener conto di queste dinamiche e non lasciarsi trasportare dalle contingenze del presente, che poi si traducono nelle spinte egoistiche ed individualistiche delle singole imprese, che seppur grandi dimenticano spesso di essere "UNO" degli attori del mercato insieme a lavoratori, concorrenti, consumatori, banche e stato e non "IL mercato". Il modello Marchionne con il trade off tra delocalizzazione e permanenza a costi bassi ci costringe ad inseguire un'impresa storica ed importantissima su di un terreno che sembra ragionevole, ma che non tiene assolutamente conto del fatto che gli squilibri concorrenziali tenderanno a ridursi. Il Piemonte non è scomparso dalla scena mondiale eppure gli impianti di Mirafiori sono passati dai 58.000 dipendenti circa del 1993 ai 17.000 circa del 2003. Se proprio si deve si faccia, ogni azienda deve seguire la propria convenienza, ma non può sostituirsi al libero mercato da una parte e non deve chiedere troppo allo stato dall'altra, soprattutto non può chiedere alla classe dirigente di rinunciare ad avere una visione strategica che punti alla qualità piuttosto che alla quantità, visto che ormai il terreno competitivo dove possiamo di nuovo emergere è quello del "Made in Italy". Soprattutto un'azienda non può nemmeno chiedere ai lavoratori italiani di diventare lavoratori polacchi o cinesi, quando questi ultimi stanno per diventare italiani o tedeschi, forse non domani, ma entro qualche anno.

domenica 24 ottobre 2010

Selezione all'entrata per l'esplosione del PDL


di Alessandro Piergentili

Il PDL sta per esplodere. Sono molti i segnali che si sta andando in questa direzione. Ormai non c'è regione, provincia o comune che non sia interessata da esodi, contatti e titubanze da parte degli amministratori locali eletti nelle file del Popolo della Libertà. Perfino a livello giovanile sta accadendo un terremoto. E' quello che noi tutti volevamo. Il Primo Aprile, giorno di nascita di Generazione Italia in pochi ci avremmo creduto. Noi 4 gatti finiani, per la maggior parte spontaneisti, gente cioè non dedita alla politica ma stufa del presente ed appassionata del proprio futuro, avremmo firmato per un risultato del genere. Il processo non solo continuerà, ma assumerà sempre più velocità e forza man mano che scorrerà il tempo, come una slavina. Prepariamoci perchè i problemi iniziano ora. L'organizzazione del nuovo partito dovrà contemperare le esigenze dei finiani spontaneisti della prima ora e degli amministratori locali che sono già arrivati e che arriveranno. Una cosa, però deve essere chiara e lampante. Non vogliamo che si importassero alcune metodologie politiche ed una visione etica piddiellina, di un partito che non c'è mai stato, ma che è pieno di personaggi legati a storie politiche che mal si confanno a quello che vogliamo costruire. Ci chiediamo, ma chi e come si farà la selezione all'entrata? Dobbiamo imbarcare tutti per uno spirito liberale? Ci conviene? Come potremmo cambiare l'Italia, dotarci di una visione strategica, pensare al futuro dei nostri figli con dei personaggi portatori di visioni antitetiche alle nostre che magari arrivano da noi solo perchè per ora si sta più comodi? Internet in questo ci può dare una grande mano, perchè è trasparente e veloce nel darci degli input e delle segnalazioni in tal senso. Creare degli organismi collegiali territoriali e dei centri di controllo e di ascolto per le varie segnalazioni non sarebbe un'idea sbagliata per preservare quello spirito originario, che poi è quello che si ritrova nel libro di Gianfranco Fini: "Il Futuro delle Libertà", che è e sarà la chiave del nostro successo. Un successo che non risiede solo nel prendere più o meno voti, ma nel riuscire ad iniziare un percorso di vero cambiamento e di introduzione di idee e personaggi nuovi nel panorama politico. Pensiamoci e riflettiamoci bene.

giovedì 21 ottobre 2010

Il movimentismo per la legalità contro la real politik

di Alessandro Piergentili
Lo dobbiamo ammettere. Ci sentiamo politicamente schizofrenici. In noi coesistono due anime che fanno del mondo finiano un soggetto politico unico nel suo genere. Ricordiamoci di come e quando siamo rinati, perchè trattasi proprio di rinascita. Siamo rinati il Primo Aprile con Generazione Italia, sul web attraverso una partecipazione attiva e democratica di migliaia di persone che dedicavano il proprio tempo, le proprie idee e la propria passione ad una causa. Una marea che già si era avvertita con il voto al Senato della famosa "legge bavaglio", che aveva provocato un cambiamento netto di rotta alla Camera dei Deputati. La potenza di un nuovo modo di vedere e di fare politica, che anche negli Stati Uniti sta prendendo piede. Attenzione, però, perchè finchè c'è coerenza, partecipazione, linguaggio chiaro e trasparente il mezzo è funzionale ad un successo politico, ma può trasformarsi in un boomerang, e ce ne stiamo accorgendo in questi giorni, perchè il mondo web non comprende più il "politichese". Ma non è solo il mondo web, poichè internet non è che il megafono di quello che magari si dice nelle sale d'aspetto dei medici, piuttosto che alla fermata dell'autobus, al bar, etc. Chi scrive è un movimentista della prima ora, che però comprende le ragioni che spingono Futuro e Libertà a votare per il Lodo Alfano, ragioni di real politik che oggi sono valide, ma che potrebbero non esserlo più fra qualche settimana o mese, anche sotto la spinta della web-protesta. Le due anime, se ben combinate, potrebbero più che funzionare, senza che l'una soccomba all'altra. La nostra forza è proprio data da questa sorta di schizofrenia politica, che avvicina la mente al cuore, completandoci. Godiamo di questa alchimia e sfruttiamola sempre di più, questa è la novità nel panorama politico italiano data da Generazione Italia e da Futuro e Libertà.

martedì 19 ottobre 2010

La "cosa giusta"....

di Fabio Granata

“Andate avanti. Non fermatevi ora”: è questo l’incitamento incessante e continuo, quasi imbarazzante, che riceviamo in queste settimane, in qualsiasi contesto o luogo ci troviamo, in qualsiasi angolo d’Italia.

Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.

Una spinta che proviene dai settori più disparati e eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.

E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.

E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.

Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.

La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.

E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.

Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.

A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.

Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.

Ma solo se facciamo “la cosa giusta”…

venerdì 15 ottobre 2010

AAA Cercasi nuova classe dirigente


di Alessandro Piergentili
I dati pubblicati oggi dalla Banca d'Italia sono più che allarmanti. Disoccupazione giovanile tre volte superiore alla media storica, famiglie sempre più indebitate e che non consumano più, debito pubblico a livelli record ed entrate fiscali in diminuzione. Si dirà è colpa della crisi. Bene proiettatevi all'indietro di circa 20 anni e ricordate. C'era il problema del debito pubblico, ma oggi è più alto, c'era il problema della tassazione, ma oggi il prelievo fiscale è maggiore, in compenso non si pagava per posteggiare una macchina in strada, i servizi sanitari erano quasi tutti gratuiti, e la qualità non è certo aumentata, ma soprattutto allora c'era la speranza nel futuro. Oggi tutte le indagini sociologiche danno un risultato univoco: la gente non crede più nel futuro dell'Italia. Si chiama declino. In qualsiasi condominio, azienda, organizzazione sociale, l'amministratore sarebbe stato sostituito, in altre nazioni nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno visto che periodicamente intere classi dirigenti fanno le valigie dato che il ricambio è sancito costituzionalmente. Guardare immagini come quelle britanniche in cui si sfidano quarantenni per i posti di comando fa quasi ridere qui in Italia dove fa comodo far entrare in politica i ventenni promettendogli un radioso futuro che verrà fra chissà quanti anni e gestire il potere attraverso la gerontocrazia, estromettendo tutta la fascia di età che va dai 30 ai 50 anni che è meglio che si occupi d'altro e che entri nell'economia produttiva piuttosto che competere per i posti di comando. Generazione Italia nasce su basi diverse, perchè si definisce aggregatore intergenerazionale, ed individua proprio nella società bloccata il problema dei problemi. Futuro e Libertà saprà interpretare ed ereditare lo spirito di Generazione Italia? Fra i 15.000 iscritti di Generazione Italia di cui molti non hanno mai fatto politica e non sono stati eletti, ci sarà qualcuno meritevole di entrare nello staff dirigenziale del partito che verrà? Qualcuno in grado di apportare, grazie alla propria storia professionale ed alle proprie capacità, un'idea diversa della politica ed in grado di parlare alla gente che è nauseata o quantomeno delusa dalla classe dirigente attuale? Noi crediamo in Gianfranco Fini e siamo sicuri che da statista qual è saprà interpretare questa esigenza dell'Italia e del nuovo soggetto politico nascente rafforzando le nostre speranze e rendendole realtà.

martedì 5 ottobre 2010

La prova che la Lega è secessionista.....e che il PDL, anche.


di Alessandro Piergentili
se ci fossero degli investigatori parlerebbero di pistola fumante. Ieri il consiglio regionale della Lombardia ha approvato una norma, su proposta della Lega, che dà la possibilità alla regione di revocare qualsiasi incentivo regionale alle imprese che decidono di delocalizzare le attività, in tutto o in parte, in altre regioni italiane o all'estero. Questa norma protezionistica a livello locale è chiaramente contraria al principio di libera concorrenza fra regioni che sta alla base del federalismo. Se le regioni del sud dovranno far dimagrire la presenza dello stato, dell'assistenzialismo e del lavoro inutile potranno farlo solo attraverso l'ampliamento del mercato, l'arrivo di capitali e di aziende private, si dovrà ricorrere all'ingegno e a una leva fiscale che permetterà di mantenere nel breve e di aumentare nel medio termine il tasso di occupazione. Se le regioni del nord inizieranno, in via preventiva, ad approvare norme come quella appena menzionata non permetteranno al Mezzogiorno di competere. Praticamente il federalismo a senso unico darà il colpo di grazia al sud permettendo solo l'uscita di capitali e risorse umane valide con direzione predeterminata. Un federalismo autarchico e anticoncorrenziale che fa rivoltare nelle tombe i padri del liberismo moderno. La Lega fa il suo mestiere ed essendo presente solo in una porzione del paese, di cui rappresenta la parte egoista e predatrice, persegue la sua strategia attraverso una serie di comportamenti e provvedimenti legislativi a tutti i livelli territoriali, coerenti con la sua mission brillantemente descritta nei primi articoli del suo statuto ad iniziare dal nome completo che è "Lega Nord per l'indipendenza della Padania". Quello che francamente stupisce è il comportamento degli amici del PDL che nelle sue diverse anime dovrebbe opporsi e non votare provvedimenti del genere. Pensiamo agli ex AN, o ai parlamentari del centro-sud, alla componente interna che fa riferimento a Comunione e Liberazione, alla componente liberista, insomma possibile che nessuno all'interno di quel partito, sia a livello regionale che nazionale, alzi la mano e chieda: "Ma cosa stiamo votando e facendo"? Non si rendono conto che stanno portando avanti delle politiche a senso unico? I dati economici lo dimostrano chiaramente. Ormai il Mezzogiorno italiano è in concorrenza per diventare l'area europea più povera. E' colpa dei meridionali o di un governo la cui mission principale dovrebbe essere quella di ridurre il divario nord-sud? Francamente iniziamo a pensare che anche l'obiettivo del PDL sia diventata la secessione, magari a livello inconsapevole, il che è più grave, però bisognerebbe spiegarlo ai tanti elettori del nord e del centrosud.

domenica 3 ottobre 2010

I fattori di successo del partito che verrà


di Alessandro Piergentili
A sei mesi e qualche giorno dalla nascita di Generazione Italia ci apprestiamo a vivere un altro momento emozionante. A breve nascerà il nostro soggetto politico, quello che abbiamo fortemente voluto che sottotraccia si formava nel nostro inconscio non appena conosciuti e riconosciuti gli effetti dell'abbraccio mortale che ci aveva portato nel PDL. Molti di noi ci avevano creduto, altri lo sapevano e non andavano più a votare, altri ancora non avevano storie politiche di destra o di centrodestra, ma apprezzavano Gianfranco Fini. Qui davanti ai miei occhi ho il libro che dimostra la sincerità dell'azione politica del Presidente della Camera, "Il Futuro della Libertà" dove si analizzavano compiutamente e si preannunciavano tutte le tematiche che oggi sono all'ordine del giorno, come il federalismo sostenibile, lo sviluppo del Mezzogiorno, l'integrazione degli immigrati regolari, la questione giovanile, etc.
Soprattutto ci si appellava ai giovani per superare le vecchie ideologie e costruire una società basata su dei valori condivisi e non su steccati ideologici. Generazione Italia, in quanto aggregatore intergenerazionale, raccoglieva questo messaggio e lo faceva suo dando la possibilità alla gente di tornare a far politica in modo spontaneo, facce nuove ed idee nuove che si andavano ad affiancare ad una struttura politica che si stava formando ed organizzando perlopiù proveniente dall'ex AN. A questo punto il sogno si può avverare, permetteteci però di sottolineare l'importanza strategica della difesa dell'anima spontaneista nella costruzione del nuovo soggetto politico. E' chiaro che è la parte debole, perchè sincera, senza esperienza e fedele alla Causa. Lo sforzo della classe dirigente nazionale sarà quello di preservarla e valorizzarla sia per mantenere intatto lo spirito costruttivo che alberga in Generazione Italia, sia per non ridursi ad un'AN in versione mignon, visto che la capacità attrattiva di questa parte del movimento è maggiore nei confronti di quelle fasce di popolazione che non vanno più a votare e che è nauseata dalla classe politica. Vogliamo ribadire con forza quanto abbiamo letto sul manifesto costitutivo di Generazione Italia e che ci ha convinto ad aderire con il massimo impegno e la massima convinzione:
".....Quello di cui l’Italia di domani ha bisogno è una classe dirigente che sappia mettersi in discussione, rischiare, confrontarsi sui problemi e proporre soluzioni chiare, con lo sguardo rivolto al futuro. È ora di dire basta ai bamboccioni anche in politica. È ora di proporsi come nuova classe dirigente. Quello che Generazione Italia auspica è un incontro e una sintesi di intelligenze. Vogliamo che l’Italia riscopra i suoi giovani, non più contro ma a favore delle altre generazioni. Perché solo valorizzando i trentenni e i quarantenni che oggi accettano la sfida del “deserto” (causato dal dissolversi delle vecchie certezze) cercando nuove opportunità, il nostro Paese riscoprirà il gusto della sfida, la capacità di rischiare, la forza di innovare. La storia d’Italia è contrassegnata da grandi intelligenze individuali che non sono mai riuscite a fare sistema. Noi abbiamo l’obbligo di cercare nuove strade per costruire il network di tali intelligenze.....................Generazione Italia vuole essere un laboratorio di idee e un “generatore di passione politica”: contro l’individualismo assoluto, contro il rifiuto del confronto, contro il rampantismo fine a se stesso......."
E così via. Siamo sicuri che il mantenimento di questo spirito nel nuovo soggetto politico che verrà, sarà la chiave di volta del suo successo e costituirà uno stimolo molto forte al cambiamento della società declinante che ci circonda.