venerdì 16 dicembre 2011

Lettera del responsabile Alessandro Piergentili, agli iscritti di Generazione Palermo


Cari amici, in questi ultimi due anni ho capito una cosa. Non sono e non sarò mai un politico, sono troppo cittadino per esserlo. La politica mi piace e mi appassiona, ma non ne ho completamente la mentalità. E' per questo che all'interno di Generazione Italia mi trovavo a mio agio e non appena è nato FLI (un partito) non mi ci sono più ritrovato. Ciò ha fatto si che la mia battaglia politica si dirigesse verso chi rappresentava la funzione politica all'interno del partito sul territorio. Due mentalità diverse, anche se alla fine debbo ammettere che il coordinatore provinciale Alessandro Aricò, che ho tanto avversato in rappresentanza di voi iscritti al mio circolo, si è rivelato migliore e più galantuomo di molti di quelli che rappresentavo. Forse è proprio vero che se la classe politica è quello che è dipende dal fatto che la gente, nel tempo, è peggiorata. Quindi sono stato felice della sua conferma come coordinatore al congresso provinciale e non lo dico perchè sono cambiato io o perche sono una banderuola (del resto io dico questo dopo tre mesi di meditazione, altri da un giorno all'altro da che ne parlavano male, ma tanto male, sono passati ad inneggiarlo come sindaco di Palermo) ma perchè "politicamente" ha ben lavorato e ha saputo anche raccogliere i frutti di chi, come noi, aveva tanto seminato in Generazione Italia. Oggi il mio impegno e quello di tutto il circolo, si limiterà ad aiutare giovani in gamba ad emergere per contribuire a cambiare in meglio la classe politica. Ho scelto di appoggiare Gaetano Canzoneri alle prossime comunali di Palermo, un giovane in gamba che guida una squadra di bravi ragazzi determinati. Questo è quello che voglio fare per essere coerente con il mio impegno, niente di più, niente di meno. Ad maiora.

mercoledì 16 novembre 2011

COMUNICATO RIUNIONE DEL CIRCOLO GENERAZIONE PALERMO

Mercoledì 16 Novembre 2011- Nella riunione del circolo di FLI Generazione Palermo svoltasi in data odierna si è deciso all'unanimità di mantenere inalterato il comitato direttivo e di nominare due vice-responsabili operativi: Salvatore Cristaldi e Davide Velardi. Entrambi avranno la piena rappresentanza del circolo, al pari del responsabile Alessandro Piergentili e dell'attuale vice-responsabile Francesco Mannino.  Si fa notare che i due nuovi vice-responsabili hanno rispettivamente 28 e 21 anni. Largo ai giovani non è solo una bella espressione, bisogna renderla pratica ed efficace con comportamenti e decisioni coerenti.
Nella riunione si è deciso anche di procedere con vari progetti che renderanno possibile avere una sede e dare lavoro a dei giovani iscritti al circolo. Stay Tuned.

giovedì 27 ottobre 2011

Il Partito della classe media, il partito della Nazione

di Alessandro Piergentili
Una nazione democratica è in salute quando la sua classe media è numerosa e forte economicamente e socialmente. Quando i giovani hanno la possibilità ed un'alta probabilità di salire la scala sociale, di passare dagli strati sociali più bassi a quelli medi e medio-alti e così via. La direzione di percorrenza della scala sociale, da parte dei giovani, dovrebbe essere l'indicatore principale con cui si analizza l'operato di una classe dirigente nel corso di un decennio-ventennio. Se utilizziamo questo metro la classe dirigente della Seconda Repubblica dovrebbe essere clamorosamente bocciata. Del resto c'è chi si è finto rappresentante e difensore della classe media, quando invece ha portato avanti politiche tese alla concentrazione della ricchezza che si sono perfettamente inserite in un contesto economico a livello mondiale che andava nella medesima direzione e chi si è contrapposto a lui portando avanti ricette vetuste in netto contrasto con le esigenze della middle class italiana. La scelta tra Tremonti e Fassina non ci esalta, anzi ci fa presagire tempi peggiori dinanzi a noi. Il terzo polo può essere il nucleo di un nascente partito di massa che rappresenti l'intera classe media. Un'anima cattolica ed una laica rappresentate dall'UDC e da FLI, un partito di stampo europeo, cattolico-liberale che accolga spezzoni sani di entrambi gli schieramenti conservatori, di destra e di sinistra e che si ponga come obiettivo politico quello della rappresentanza ed in subordine quello del taglio delle ali estreme. In questo momento le ali estreme sono rappresentate dalla Lega, da una certa sinistra che non è ancora entrata nel ventesimo secolo e da spezzoni del PDL che nulla hanno a che fare con la parola legalità. Un esempio per tutti, quello della patrimoniale. Tutti la agitano come una delle soluzioni di tutti i mali e in parte è così, ma bisogna intendersi bene. Esiste una patrimoniale di stampo liberale e liberista, tesa a redistribuire la ricchezza a vantaggio anche delle classi medie ed esiste una patrimoniale punitiva nei confronti della semplice proprietà. Basta un errore nella formulazione della patrimoniale per impoverire il paese invece di centrare l'obiettivo di liberare risorse per la crescita. Non si può lasciare queste decisioni ad una certa sinistra, ricordando che il responsabile economico del PD ha idee non tanto dissimili da Vendola sull'argomento. Soprattutto non si può far parte di una coalizione che assommi tutto ed il contrario di tutto, partendo appunto da Vendola per arrivare al Terzo Polo. La vita è fatta di scelte da cui dipende il futuro dei nostri figli. Sono obiettivi ambiziosi, ma è improcastinabile questa scelta strategica, la gente capirà, basta essere chiari e propositivi e far vedere che si difendono realmente gli interessi della stragrande maggioranza del paese, al contrario di  molti partiti che difendono gli interessi di minoranze con diritti strabordanti. L'appello è rivolto in particolar modo al Presidente Gianfranco Fini, affinchè la middle class italiana possa finalmente ritornare a sognare.

martedì 14 giugno 2011

Oltre la destra e la sinistra, oltre Berlusconi

di Basilio Milatos

Mentre assistiamo, da quando è nata FLI, in quel weekend milanese di Febbraio, ad un lungo, stantìo e anche un pò stucchevole dibattito interno sulla sacralità del posizionamento strategico del partito "a destra", sulla pretesa abiura di presunte fantomatiche "derive sinistrorse",

dal Paese (mai come in questo caso con la P maiuscola...) arrivano messaggi molto chiari. Netti. Precisi. Segnali rispetto ai quali non sono ammesse miopie o peggio cecità di sorta.

L'Italia è già oltre. Finalmente, vien da dire, meglio tardi che mai.

Già alle recenti amministrative era stato evidente che era in atto un cambiamento profondo. Il referendum è andato ancora più a fondo nel rompere i vecchi schemi. La gente (torno a dire, finalmente!) è un pò più autonoma nelle proprie scelte, il vincolo di fedeltà coi principali partiti si è allentato e si badi bene: questo è evidente per PDL e Lega, ma lo è anche, in buona misura, per il PD, basti pensare che i due sostanziali trionfatori delle ultime amminastrive, Pisapia e De Magistris, non sono certo uomini dell'establishment del PD.

Su questa scia, nei due giorni referendari è accaduto qualcosa di ancor più significativo: diversi milioni (la stima è almeno una decina) di elettori del PDL e della Lega hanno clamorosamente disatteso le direttive dei loro leader. Non sono andati al mare, non sono rimasti a casa, malgrado i pessimi consigli di Berlusconi e Bossi. Sono andati a votare e hanno pure messo una bella X sul segno SI, decretando uno schiaffo niente male ai vertici del centrodestra.

Ma come, la Padania leghista ha votato come volevano Di Pietro e Bersani, ignorando le "indicazioni" del Trota's father? Ebbene si. Ed è accaduto non perchè siano diventati tutti improvvisamente dei famigerati comunisti mangiatori di bambini. Ma perchè, di fronte al GIUSTO, non c'è steccato ideologico che tenga. Non c'è destra e sinistra, semmai c'è l'impossibilità di continuare a non vedere cosa sia il Berlusconismo e dove stia portando e abbia già portato l'Italia. Di fronte a istanze GIUSTE, di fronte alla forza delle idee, la gente non passa tutte le proprie scelte sotto la lente di schemi sempre più logori come Destra e Sinistra, come moderati ed estremisti, come conservatori e progressisti; semplicemente, la gente sceglie chi e cosa appaia più corretto. E chi invece, rimandare a casa prima possibile.

E' questa la strada da seguire. Vorrei sentire sempre meno dibattiti sul "centrodestra" che dobbiamo essere, sul moderatismo, sul bipolarismo o sul terzo polo, e sempre più discussioni sul merito. Sulle cose, sui progetti, sui temi pratici e su quelli etici e morali, sulle persone e sulle loro storie. Senza pregiudizi e senza patenti "disabilitanti o abilitanti" a prescindere. Vorrei vedere sempre più TRASVERSALITA' intellettuale e politica. Dobbiamo guardare oltre.

sabato 11 giugno 2011

Il leader è un valore aggiunto

di Alessandro Piergentili
Un errore Futuro e Libertà l'ha fatto. Ha peccato di superbia. Togliere il nome di Gianfranco Fini dal logo, un partito appena nato, senza un'organizzazione stabile e strutturata, rodata da congressi provinciali e regionali, senza media di riferimento, se non l'utilizzo massiccio di internet da parte dei propri militanti, è stato coraggioso, ma ha comportato diversi svantaggi diretti ed indiretti. Non c'entra nulla il discorso riguardante i partiti personalistici. Fini non è
Berlusconi e FLI non è e non sarà mai il PDL. Noi abbiamo il problema opposto, ci manca maledettamente il nostro campione, che per dovere istituzionale sta servendo il paese proteggendolo, insieme a Napolitano, dalle bizzarrie e dai colpi di coda di un sistema politico al tramonto com'è il berlusconismo. Una squadra di calcio non può fare a meno dei campioni e noi non possiamo fare a meno di un leader come Gianfranco Fini, soprattutto nella fase iniziale di vita del partito. Non mi piace la gerontocrazia, ma non mi piace nemmeno chi trasforma la politica solo in una questione anagrafica. Non ci bastava Renzi con i suoi rottamatori che vorrebbe sostituire la vecchia classe dirigente, buttando via il bambino con l'acqua sporca e non distinguendo tra figura e figura, adesso abbiamo anche noi il nostro rottamatore. Non si può essere eletti solo perchè giovani, così come non si può essere mandati a casa solo perchè si è da tanto in Parlamento. Iniziamo ad informarci ed a distinguere e i discorsi qualunquistici lasciamoli da altre parti per favore. Gianfranco Fini non è Silvio Berlusconi e non è nemmeno Umberto Bossi. Questa affermazione non risiede nella semplice valutazione dell'uomo, ma dall'analisi della storia, del percorso politico e dal pantheon valoriale a cui fanno riferimento i tre uomini in questione. Chi non effettua questa analisi come può restare tranquillamente in Futuro e Libertà? Va bene la democrazia, va bene la tolleranza delle minoranze interne, va bene tutto, ma non credo che si possa coesistere all'interno dello stesso contenitore politico. Quindi iniziamo a farla noi questa analisi e diamo una risposta ritornando al nostro logo, quello con Fini in bella evidenza. Così i distinguo e le provocazioni giornalieri diverranno note stonate e gli autori saranno messi nella condizione di dover decidere il proprio futuro una volta per tutte.

martedì 7 giugno 2011

Il paese in mano agli estremisti. Serve un polo moderato.

di Alessandro Piergentili
Eccoli lì. Appena vinte delle elezioni spuntano le bandiere rosse, veterocomunisti esaltati ritornano nelle trasmissioni televisive con le proposte più strambe che fanno concorrenza a quelle della Lega ed un piccolo mondo che dovrebbe stare nei libri di storia ritorna in auge dando quasi ragione alle paure infuse dalla propaganda berlusconiana. Uno spot migliore per Berlusconi non c'è. Saranno in grado di salvarlo ancora una volta? Per fortuna il duo PDL-Lega non brilla per moderatismo e continua ad imperversare con trasferimenti al nord di ministeri, continuando a sottovalutare la situazione. Noi siamo moderati, in questo momento le ali estreme imperversano e non esiste un'alternativa credibile nè a destra, nè a sinistra. Forse i contenitori attuali non sono adeguati a descrivere la geografia politica. In realtà da un'analisi più approfondita potremmo affermare che esistono quattro realtà politiche. Un estremismo di destra costituito dall'ala berlusconiana del PDL, i colonnelli ex AN, la Lega e gli storaciani, il terzo polo che potrebbe attrarre anche molti moderati del PDL, l'ala progressista del PD e poi tutto il mondo della sinistra che purtroppo non è ancora maturo, l'ha dimostrato immediatamente dopo le elezioni amministrative appena tenutesi. Quattro aree politiche la cui disomogeneità è il vero problema dell'Italia, perchè con l'avvento del berlusconismo prevalgono sempre le ali estreme o al limite l'incapacità di tenere assieme la coalizione vincente. Un esperimento affascinante sarebbe quello di unire i moderati di destra e sinistra ed isolare le ali. Non per sempre, ma in modo tale da riscrivere le regole costituzionali e la legge elettorale, in modo che il moderatismo abbia sempre una collocazione di primo piano in qualsiasi coalizione governativa. Anche perchè i moderati rappresentano la maggioranza del paese e non si capisce perchè una coalizione debba rappresentare gli interessi di un 10/15% di estremisti in modo prevalente dimenticandosi ogni volta del resto degli italiani. Questo è il vero nodo politico che Futuro e Libertà dovrebbe iniziare a sciogliere a cominciare dalla politica delle alleanze.

giovedì 26 maggio 2011

Il tremontismo non ci curerà dal berlusconismo

di Alessandro Piergentili
Mentre disquisiamo amabilmente delle moschee a Milano o delle invasioni di zingari ed extracomunitari, nubi fosche si addensano sull'Europa. Importanti esponenti politici greci ormai dichiarano apertamente che la situazione è insostenibile e che l'uscita della Grecia dall'Euro non è più solo una fantasia, ma una probabile realtà. Del resto chi scrive ha sempre sostenuto che l'Euro è una moneta nata male, perchè costruita con tecniche contabili e non attraverso il rispetto delle leggi economiche. Un contabile ed un economista vivono in due mondi differenti ed hanno una visione completamente diversa dei fenomeni sociali. Pensate alla differenza che passa tra un imprenditore che vuol valorizzare la sua azienda attraverso si il rispetto dei conti, ma anche attraverso la conquista di nuove quote di mercato, attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti ed il ragioniere della stessa azienda che ha solo l'obiettivo di tenere a bada i conti. Una visione a 360° contro una visione parziale del fenomeno. Ecco l'economista interpreta i flussi finanziari ed economici attraverso la lente dello sviluppo sociale e del benessere proiettato nel tempo, mentre il contabile, il burocrate europeo pensa solo alla chiusura dell'anno, all'obiettivo del rapporto deficit/PIL, etc. Tremonti è decisamente un buon contabile. Riesce a tenere i conti sotto controllo, ma in realtà la situazione peggiora, la ricchezza si concentra, la disoccupazione aumenta, la mobilità sociale diminuisce e soprattutto il rapporto debito pubblico / PIL si mantiene sempre agli stessi livelli di guardia. La differenza è che ogni anno che passa i servizi che lo stato dà ai suoi cittadini diminuiscono in quantità e qualità e le imposte locali aumentano, mentre quelle nazionali si mantengono invariate ai livelli massimi storici. Un quadro disastroso che si aggiunge alle carenze strutturali con cui è stato costruito l'Euro. Se due aree differenti, con due crescite economiche differenti, adottano la stessa moneta, l'area che ha un rapporto sviluppo/rischio migliore avrà una crescita degli investimenti e dei flussi finanziari in entrata, mentre quella peggiore vedrà uscire masse monetarie. Di fatto i soldi vanno sempre dove stanno meglio, si chiama il meccanismo del FLY TO QUALITY. Il volo verso la qualità dei risparmi e degli investimenti. Lo sperimentiamo da un secolo e mezzo in Italia, nella differenza che passa tra gli investimenti nel nord e nel sud. Però in Italia ci sono dei meccanismi di redistribuzione dei flussi finanziari che limitano il fenomeno e che rendono unita la nostra nazione. La Lega si propone da anni di rompere questo meccanismo di redistribuzione, perchè ha capito che se vuole dividere il paese, quella è la strada. Tremonti si trova nella situazione paradossale di essere complice sia nella strategia inconsapevole della disgregazione dell'Europa, che nella strategia consapevole della disgregazione italiana. A meno che non si pensi che siano un'unica strategia, ma qui passiamo alla fantapolitica, anche se gli interessi tedeschi sono ben rappresentati in Italia e ci fermiamo qui. Le misure prese per salvare la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda non tengono conto del fatto che prestare soldi a tassi più bassi del mercato non redistribuisce i flussi finanziari nel medio termine, ma anzi li peggiora. La redistribuzione deve avvenire a fondo perduto, ma chi potrebbe immaginare di proporre una soluzione così fuori dagli schemi e che creerebbe assistenzialismo? Quindi l'Euro è destinato a fallire, perchè non si può invitare un povero a casa propria e poi mettersi in competizione con lui, senza metterlo nelle condizioni di competere, è chiaro che o lo si assiste o lo si umilierà. Così sarà per la Grecia e gli altri PIGS. Verrà il turno anche dell'Italia se il PIL non inizierà a crescere a livelli superiori alla media europea, ma ciò è impossibile, perchè i conti sotto controllo, senza stimoli ai consumi ed agli investimenti privati implicano politiche recessive. Tremonti ha già promesso all'Europa tre anni di lacrime e sangue con maximanovre mostruose che il malato grave non potrà reggere. Le stesse cure proposte a Grecia, Portogallo, etc. Lo sbaglio continua. Ci vorrebbe un economista ed una politica economica totalmente diversa che sappia coniugare la crescita al controllo della spesa pubblica. Basterebbe dirottare parte della spesa corrente inefficiente sugli investimenti pubblici, basterebbe privatizzare e valorizzare parte del patrimonio pubblico ed investire il ricavato su una diminuzione mirata della tassazione, si dovrebbe stimolare la crescita del meridione attraverso l'attuazione della legge sulle zone franche urbane da istituire in ogni città del sud per attirare le imprese europee, si dovrebbe investire sulla banda larga. Insomma non può essere il tremontismo la soluzione ai guai provocati dal berlusconismo e non vorremmo che un giorno qualcuno di noi inizi ad esclamare"Si stava meglio, quando si stava peggio".

martedì 24 maggio 2011

Presentazione del settimanale IL FUTURISTA

Palermo, Venerdì 17 Giugno Kursaal Kalhesa Foro Umberto I, 21


Il Futurista sbarca in Sicilia. Il settimanale che rompe le righe, che fa tendenza che vuole, cambiare la destra, renderla più repubblicana e più patriottica.
Saranno presenti all'incontro Filippo Rossi il direttore de IL FUTURISTA, l'on. Nino Lo Presti e l'on. Fabio Granata deputati nazionali di Futuro e Libertà. Presenta Alessandro Costa responsabile del circolo di Futuro e Libertà Generazione Innovazione, introduce ed organizza Alessandro Piergentili responsabile del circolo Generazione Palermo.


Per informazioni scrivi a generazioneitaliapalermo@hotmail.it oppure telefona al 328-3064058 o contattaci su facebook al profilo Generazione Palermo

sabato 21 maggio 2011

Partiti meridionalisti e vecchi politici, il cambiamento passa altrove. Pensiamo futurista.

di Giulio Figlia


Qualche giorno fa il presidente di Confindustria-Sicilia Ivan Lo Bello si è (giustamente) scagliato contro la classe dirigente meridionale addossando a questa la colpa del divario Nord-Sud. Lo Bello nel suo sfogo da la colpa alla classe dirigente generalmente intesa, quella politica, quella amministrativa e quella economica. Se il presidente degli imprenditori siciliani si concentra sul versante economico riconoscendo come ancora troppi imprenditori meridionali rimpiangono l’assistenzialismo di qualche tempo fa e siano incapaci di confrontarsi con il mercato io vorrei parlare brevemente del versante politico e amministrativo. La qualità della classe politica meridionale è davanti agli occhi di tutti, basta guardarci attorno a Palermo e in Sicilia per giudicarla. Se diamo un’occhiata ai nostri politici risulta chiaro che la loro più grande capacità è il catalizzare e raccogliere voti, non certo grazie ad un particolare carisma o eccezionali abilità retoriche ma grazie a prebende, clientele, distribuzione di fondi e incarichi finalizzati alla creazione di un piccolo esercito di voti da far valere sul tavolo delle trattative al momento di richiedere questo o quell’incarico (se in un partito o nella pubblica amministrazione non fa differenza). Il problema è inoltre che cotanti individui hanno anche la pretesa di governare la cosa pubblica, poco importa se fanno regolarmente scadere i fondi europei oppure investirli all’ultimo minuto per creare ulteriori clientele o se non hanno la minima idea di modelli di governo cittadino, la quantità di progetti a tutti i livelli di importanza sbagliati anche concettualmente a Palermo ormai neanche si conta più; dalle periferie dormitori passando per le piste ciclabili mal ideate all’esperimento di qualche tempo fa di conferire l’immondizia (senza differenziarla) ogni mattina attorno a dei pali (all’aperto senza contenitori) per poi raccoglierla in mattinata con i conseguenti problemi sul traffico, una modalità di raccolta che può andare bene in un piccolo centro non certo in una medio-grande città come Palermo. Per capirlo bisogna essere dei grandi urbanisti o sociologi urbani oppure è sufficiente avere un minimo di intelligenza e capacità di gestione? Ad ogni modo la classe politica meridionale non è altro che lo specchio della società o meglio è la sua espressione, non sono al governo per un colpo di Stato, per concorso o per sorteggio sono lì perché sono stati eletti. Il cambiamento allora deve partire da noi, se non vogliamo vedere più politici capaci solo di presenziare in qualche talk-show in una TV regionale o a qualche aperitivo e che poi di fatto si comprano i voti a migliaia con infornate di PIP, LSU e compagnia cantante a spese nostre con i nostri soldi che servirebbero per fare asili, scuole, strade, crediti d’imposta per le imprese basta non votarli più. Alla fine sono sempre gli stessi e proprio perché sono sempre gli stessi è facile individuarli: come certi ex-sottosegretari al Mezzogiorno che ora fanno i paladini del Sud (ma dovrebbe combattere contro se stesso e i suoi amici) ma sono svariati e in ogni regione del meridione e basterà pensarci trenta secondi per trovarne a dozzine. E’ il momento di una insurrezione politica e civile con lo strumento del voto per trovare una nuova classe dirigente (anche all’interno dei partiti) che non sia più la vecchia politica un po’ terrona del vasa-vasa ma una politica capace di progettare, governare e farsi giudicare su questo, una politica che purtroppo, non è uno stereotipo razzista in stile leghista, da queste parti è rara come un coccodrillo albino. Siamo noi che con il voto abbiamo la possibilità di cambiare i nostri dirigenti, o meglio, di sostituirli magari prendendo noi stessi il loro posto. Senza la paura di arrivare ad un redde rationem tra chi da un lato utilizza la res publica per averne vantaggi, per essere un parassita ed è pronto a vendere il proprio voto in cambio di un posto pubblico e chi dall’altro lato vede la politica come servizio e non vuole prebende e non vuole essere parte di nessuna clientela di questo o quel notabile locale.

martedì 17 maggio 2011

Un leader, un popolo, un'identità, una linea, un congresso.




di Alessandro Piergentili


Il responso delle urne è stato molto chiaro. Tutti i sondaggi ci dicevano che c'era molta confusione, che c'erano molti indecisi, che l'italiano medio non sapeva cosa scegliere. Invece chi è andato a votare si è dimostrato molto più maturo dei sondaggisti, dei politologi e della classe politica. Ci sembra chiaro, anche se a noi non fa molto comodo, che gli elettori sono bipolaristi, non si vuole un bipartitismo, ma due poli che si affrontano con due progetti in competizione per l'amministrazione della città. Tertium non datur. Anche in un'elezione a doppio turno gli elettori, per la maggior parte, si schierano fin dal primo andando anche contro le logiche di appartenenza (sta incominciando a prendere piede la pratica, finora poco utilizzata, del voto disgiunto, ad esempio). In secondo luogo il conto alla rovescia per la fine del berlusconismo sembra essere definitivamente iniziato, senza che vi sia un progetto alternativo, anzi senza che vi siano due progetti alternativi, uno di centro-sinistra moderata ed uno di centro-destra moderato. Il referendum berlusconiano ha esacerbato gli animi ed ha trasformato gli elettori in tifosi. Spetta all'intera classe dirigente trasformare il clima, non ad un singolo blocco che si presenta come non interessato alla tenzone. Il terzo polo come offerta alternativa alla guerra non funziona. La caduta di Berlusconi porterà naturalmente tutti gli elettori a ricercare un leader, sia a destra, che a sinistra e siccome di astri nascenti non se ne vedono proprio, senza più giornali in campo che fanno diventare il monolocale di Montecarlo, il castello di Windsor, Gianfranco Fini potrà dire la sua. Il popolo di Generazione Italia, di Bastia Umbra, aspetta da Novembre che il suo leader lo guidi con una mano il Manifesto di Futuro e Libertà e dall'altra una linea chiara, limpida e condivisa. Perchè accada questo però c'è bisogno di un convolgimento della base. Le nomine, le alleanze calate dall'alto le doppie e triple linee oltre a non piacere, non portano voti. Chi può decidere la linea e le conseguenti alleanze? I congressi, provinciali e regionali e quindi il congresso nazionale. L'unico modo per ricompattare il partito, selezionare una classe dirigente e scegliere una linea e le future alleanze. Tutto per consegnare a Fini un'arma molto più potente del partitino tanto timido e poco identitario nell'immagine che dà di sè, tanto rissoso al suo interno.

venerdì 13 maggio 2011

Diventa uno dei nostri


Generazione Palermo lancia una grande campagna di iscrizione al circolo. Abbiamo bisogno di partecipazione, di gente che voglia dedicare una piccola parte del suo tempo ad un grande progetto movimentista in area Futuro e Libertà. Inviate una vostra email a generazioneitaliapalermo@hotmail.it (indicando nome, cognome, indirizzo, data e luogo di nascita, email e n. cellulare)oppure contattateci al 328-3064058 oppure tramite facebook sul profilo di Generazione Palermo . Abbiamo bisogno di voi, Palermo ha bisogno di voi.

martedì 10 maggio 2011

I nostri voti nelle mani della Lega

di Alessandro Piergentili


Il migliore dei sondaggi dà alla Lega il 12% dei consensi, in media ottengono tra il 10% e l'11%. Eppure il suo leader, in un momento di sincerità, dichiara apertamente che ha quasi in mano il paese. Direte voi, ma come fa un partito che rappresenta una minoranza così piccola a governare il paese? Del resto se ne gestisce la politica economica, attraverso il fidatissimo Tremonti, che nominalmente è stato eletto nelle file del PDL, ma che in realtà opera su mandato e con il consenso del senatur, e la politica della sicurezza interna, attraverso il ministro Maroni, ottiene poltrone nel cuore del capitalismo italiano, cioè i cda delle banche e soprattutto, attraverso una politica dirigista blocca il contrappeso statale al colonialismo strisciante del settentrione, nei confronti del meridione. La scelta storica di non far crescere il mercato al sud, per ottenere un bacino di risorse umane e di consumatori, non concorrenziale non è stata mai corretta, così si sono create due economie, una imprenditoriale ed una assistenziale, dove da una parte si produceva ricchezza e poi se ne trasferiva una parte, per creare consumi e risparmi al sud utili a creare nuova ricchezza al nord. Naturalmente il povero sud ha le sue colpe, ma la mentalità assistenzialistica è una derivazione della condizione economica, non una variabile antropologica come sostiene la propaganda leghista. Sotto il regime economico tremontiano si sono ridotti i trasferimenti in entrata, ma non quelli in uscita. Le banche continuano a raccogliere al sud per impiegare al nord, sempre più centri commerciali, negozi in franchising e prodotti di imprese settentrionali invadono l'asfittico mercato meridionale e la disoccupazione giovanile aumenta. Un deflusso di capitali enorme che costringe le regioni e gli enti locali ad indebitarsi sempre di più. Il bello è che tale operazione è stata compiuta utilizzando i voti che i meridionali hanno dato al PDL, che occupandosi solo di giustizia, ha regalato l'intera piattaforma politica alla Lega. Del resto ai meridionali basta agitare lo spettro del comunismo a livello generale ed utilizzare mezzi clientelari a livello locale, per gabbarli bene bene. Sfruttare la povertà e la necessità è l'unica arte nelle mani di certi personaggi. Se poi anche all'interno del nostro partito si organizzano convegni dall'aria equivoca che puntano al dialogo sfruttando l'atavica divisione creata dall'ormai crollato Muro di Berlino con chi dovrebbe essere tenuto alla larga ed ha contribuito e sta contribuendo, da una parte alla cacciata di Fini dal PDL e dall'altra al degrado morale, sociale ed economico che attraversa il meridione, allora è ora di farsi sentire. Tutti coloro che hanno creduto in Generazione Italia non possono rimanere muti di fronte a tale situazione. In un partito democratico e partecipato il luogo deputato a stabilire la linea da seguire, quantomeno a livello locale, sono i congressi provinciali e regionali, che arrivino il più presto possibile, soprattutto in Sicilia.

martedì 26 aprile 2011

La Rivoluzione Liberale a colpi di pedaggi.



Non costerà un Fiorino entrare a Palermo, ma 1,50 euro. Oltre il danno anche la beffa. Le infrastrutture siciliane sono carenti da tutti i punti di vista. Le cosìddette autostrade che sono l'unico modo per entrare in città, in realtà sono delle statali che chiamano in altro modo, visto che non rispettano gli standard minimi che un'autostrada deve avere per legge. L'aumento dei costi in entrata ed in uscita oltre a danneggiare i pendolari, chiunque voglia godersi una giornata di mare o una gita fuori Palermo, aumenterà i costi delle merci consumate dalle famiglie palermitane. Insomma con la misura governativa si torna al medioevo e poi la chiamano destra liberale? Una destra con la bava alla bocca che aveva promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani ed invece lo fa in tutti i modi possibili.
E' per questo che il primo circolo siciliano di GenerazioneItalia-FLI, Generazione Palermo, ha deciso di partecipare, con una sua delegazione, alla manifestazione di Mercoledì 27 Aprile e che partirà da Piazza Pretoria alle ore 16,00. Ci dirigeremo a Palazzo d'Orleans ed insieme al comitato NO PEDAGGI consegneremo al Presidente della Regione Lombardo le migliaia di firme già raccolte e chiederemo al Presidente, membro del Consiglio dei Ministri, di intraprendere tutte le iniziative utili al ritiro del provvedimento. Vi aspettiamo numerosi. Per info 328-3064058

venerdì 22 aprile 2011

IL SONDAGGIO DI GENERAZIONE PALERMO



Rispondi al nostro sondaggio qui a fianco vogliamo sapere qual'è la tua battaglia politica preferita per Palermo. Partecipa alla nostra attività politica.

giovedì 21 aprile 2011

LSU a Palermo? No grazie



I cosiddetti LSU quanti sono e soprattutto quanto costano ogni anno? I quasi 2 mila
assunti Amia costano circa 84 milioni. L'Amat, circa 1.900 dipendenti, spende per il personale circa 80 milioni. L'Amap - poco meno di 800 contratti - costa intorno ai 34 milioni. Meno della Gesip, 1.800 dipendenti, che costa invece più di 50 milioni. E poi ci sono i 900 spazzini d i Amia Essemme, 23 milioni, i 100 lavoratori Sispi, poco più di 6 milioni, i 320 di Amg, circa 17 milioni, e infine i 78 assunti di Palermo Ambiente, circa 1,3 milioni.
Per una spesa totale di quasi 600 milioni a fronte di un bilancio, quello comunale, che conta su poco più di 800 milioni per spese correnti. Dunque il 75% circa della spesa pubblica è assorbito dalla voce Lavoratori Socialmente Utili . Dovrebbe conseguirne quantomeno che il mantenimento di questo wellfare assistenzialistico (di per sé già odioso) comportasse quantomeno però, non dico una condizione di eccellenza dei servizi urbani, ma quanto meno una condizione di decenza. E’ evidente ad ogni palermitano che così non è, anzi. Allora rimane il rammarico e la rabbia per ottomila “assunti per chiamata” che hanno scavalcato (furbamente) ogni regola che disciplini i rapporti di assunzione tra un cittadino ed un’ente pubblico (in primis il concorso), e di fatto, senza nessuna competenza particolare, occupano una rendita di posizione che grava mediamente 1000 euro all’anno ad ogni residente a Palermo, nessuno escluso. E considerato in quanti pochi paghino regolarmente le tasse a Palermo, comprendiamo bene come in realtà siano molto di più di mille euro annui per chi le tasse le paga davvero. Per non parlare del futuro gravemente compromesso di chi una formazione superiore l’ha davvero compiuta a costo di innumerevoli sforzi, e ha impegnato una vita di studi per raggiungere una qualche competenza specifica, e infine, come ulteriore beffa, si vede superato nella possibilità’ di assunzione nella pubblica amministrazione da gente che non ha i requisiti per occupare un posto, se non quello di saper votare il politico che ha deciso quelle assunzioni. La colpa se la possono dividere tutte le giunte che si sono succedute da Orlando in poi, con l'aggravante che sotto la gestione Cammarata la situazione non solo non è migliorata, ma è peggiorata drasticamente con l'aggiunta della sporcizia intollerabile della città. Generazione Palermo, il circolo di cui faccio parte, si farà promotore di diverse iniziative in tal senso, visto che abbiamo un solo anno di tempo prima di tornare ad eleggere un altro sindaco. Chiederemo al candidato di FLI una netta posizione in tal senso.


Giuseppe Scherma

Responsabile organizzativo di Generazione Palermo e coordinatore gruppo giovanile del circolo

lunedì 11 aprile 2011

Aridatece Generazione Italia (FIRMATE LA PETIZIONE QUI A FIANCO)







di Alessandro Piergentili


Un consiglio non richiesto, ma dovuto. L'innovazione di Generazione Italia dal punto di vista del marketing politico è stata forte. Utilizzo dei social network, copertura di un bisogno in un'area politica non rappresentata e movimentismo di centro-destra, con il connubio di un leader come Fini e di un pantheon valoriale tipico delle destre europee, unità nazionale, legalità e rispetto per le istituzioni, unito ad un progetto di integrazione degli extra comunitari. Il tutto condito con un antiberlusconismo soft, ma efficace. Ma il concetto più innovativo è stato quello dell'aggregazione intergenerazionale. Ci si aggregava in vista di un futuro patto fra generazioni all'interno di circoli territoriali e tematici e si comunicava tramite internet spontaneamente, democraticamente e si garantiva la partecipazione di tutti. Francamente in FLI rimane ben poco di Generazione Italia, se si eccettua la componente giovanile di Generazione Futuro che si muove con le stesse dinamiche, nessuno dice a coloro i quali hanno iniziato a far politica un anno fa, che hanno più di 30 anni e che non fanno parte di segreterie politiche, cosa ci stanno a fare in FLI. Sono migliaia ed hanno una capacità di attrazione non clientelare infinitamente superiore ai politici di professione. Se si vuole puntare sul voto d'opinione degli ultratrentenni perdere quell'esperienza è un suicidio. Fino all'inizio di Febbraio le nostre riunioni erano piene di gente curiosa ed entusiasta, le iscrizioni fioccavano e gli eventi territoriali portavano sempre più gente. Da quando è nato FLI si vedono sempre le solite facce, anzi come un palloncino bucato se ne vedono sempre meno ed i circoli spontaneisti hanno difficoltà anche ad organizzare riunioni degne di nota. La partecipazione su facebook e sui blog collegata è nettamente in diminuzione non c'è bisogno di avere sotto gli occhi le statistiche per accorgersene. Di fronte a questo scenario, c'è bisogno di una risposta. Mi rivolgo all'on. Bocchino ed all'on.le Granata, perchè da sempre attenti alle esigenze del movimentismo. Perchè non ripristinare un soggetto autonomo, che si occupi di tre tematiche specifiche come quelle della legalità, l'ambiente e le politiche culturali, una specie di Lega Ambiente di FLI, che dia voce e spazio agli spontaneisti e che raccolga della gente che non ha interesse a far carriera politica, ma solo voglia di impegnarsi per dei progetti territoriali senza essere sottomessi a regole e giochi di partito, che comunque la si metta sono diverse dalla libertà che ti dona il movimentismo? Uno spazio libero che utilizzi i social network, che abbia la possibilità di raccogliere fondi all'americana e che sia il luogo dove gli spontaneisti possano ritrovare il loro entusiasmo perduto. Un'associazione, fondazione, come vi pare, ma che non abbia solo la nostalgia dello spirito di Generazione Italia, ma che sia Generazione italia. E' per questo che Generazione Palermo lancia una grande raccolta di firme per far ritornare il movimento che ha ispirato la nostra partecipazione politica.

mercoledì 6 aprile 2011

Il muro di Berlino è caduto, ma non ancora in Italia. Avvertiamoli.

di Alessandro Piergentili
La conoscete la storia dei soldati giapponesi che anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale stavano ancora nelle piccole isolette del Pacifico a presidiare l'avamposto, perchè nessuno gli aveva comunicato la fine delle ostilità? Ecco talvolta mi sembra che il nostro Parlamento sia pieno di personaggi simili, con i loro entourage di inquadrati che riescono ad ingoiare qualsiasi malefatta in nome di barriere ideologiche che non dovrebbero esistere più. La politica è preda di due specie: i disponibili e gli ideologizzati, entrambi utili al padrone del vapore. Certamente i primi sono più costosi, mentre i secondi sono più comodi. Come è anacronistico vedere gente che si porta la bandiera con la Falce e Martello, lo è ancor di più non curare la cosa pubblica, curare solo interessi particolari, dividere il paese in comunisti e fascisti, meridionali e settentrionali, giustizialisti e garantisti, autoctoni ed immigrati e chi più ne ha più ne metta.

Basta con il divide et impera fuori e dentro FLI. Francamente noi che siamo entrati in Generazione Italia fin dalla prima ora, ci siamo entrati per superare le vecchie ideologie e sentire ogni giorno gente che tira l'acqua al mulino delle alleanze con il PDL alle amministrative e che contemporaneamente vieta esperimenti come quelli suggeriti da Pennacchi a Latina ci fa venire un senso di smarrimento. Avvertiamoli che il muro è caduto. Avvertiamoli che i cittadini vogliono un ricambio generazionale, una classe dirigente che programmi il nostro futuro, che pensi a creare sviluppo, occupazione, a migliorare i servizi pubblici, le infrastrutture, ad ammodernare la pubblica amministrazione, al 40% di gente che non vorrebbe andare a votare interessa poco delle vecchie ideologie, dei muri invalicabili, ed al di fuori degli inquadrati, francamente crediamo che interessi poco anche al restante 60%. Se il motto del PDL è "La cultura non si mangia", il nostro dovrebbe essere "L'ideologia non si mangia". O no?

domenica 27 marzo 2011

Immigrazione federalista

Come è bello vedere i leghisti che si riempiono la bocca con la parola federalismo. La citano sempre. Anche se si sta parlando di altro debbono portare il discorso su quell'argomento. Anni ed anni a ripetere sempre la stessa parola, svuotandola di significato ed adattandola a qualsiasi proposta della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, anche se in aperto contrasto con qualsiasi concezione federalista in senso stretto. Adesso ci chiediamo, ma se si vuole impiantare un vero federalismo, perchè gli immigrati provenienti dal nord Africa e che stanno invadendo Lampedusa li fanno rimanere quasi tutti in Sicilia ed al massimo li spostano in Puglia? Perchè il governatore Zaia ha dichiarato che nel Veneto non saranno accolti? Non si è compreso perchè al sud vige un regime centralista ed al nord federalista. Perchè al nord dove c'è più lavoro e capacità produttiva non si possono accogliere, mentre al sud si. Che gli facciamo fare? Li potremmo far assumere alla regione o al comune? Anche loro? Così, tanto per far parlare qualche esponente leghista che accuserebbe di clientelismo ed assistenzialismo le regioni meridionali. L'insulto quotidiano del politico leghista nei confronti del cittadino meridionale dovrebbe essere alimentato da nuova linfa, questa si che è un'idea.

giovedì 24 marzo 2011

AAA Cercasi disperatamente i circoli spontaneisti

di Alessandro Piergentili
Manca una settimana al 1° Aprile quando iniziò quell'esperienza meravigliosa che si chiamava Generazione Italia e che nacque come aggregatore intergenerazionale di gente che voleva tornare ad un certo modo di far politica, che voleva partecipare. Migliaia di persone attraverso facebook e blog vari si riunì in un mondo virtuale che aveva uno sbocco reale nei circoli territoriali e tematici. Di quell'esperienza francamente rimane ben poco. Molti compagni d'avventura si sono persi per strada, altri sono entrati nel meccanismo di partito ed hanno abbandonato le velleità movimentiste, altri sono lì in cerca di un ruolo o di un'identità. Ogni tanto la parte del partito che ha più una sensibilità movimentista lancia delle buonissime iniziative come quelle del coinvolgimento della base nella decisione sulla linea del partito per quanto riguarda i referendum. Ottimo, ma la base ora sembra una poltiglia indistinta. L'unica esperienza rimasta è quella di Generazione Futuro, i giovani del partito sono attivi e ricalcano sicuramente quello spirito movimentista, ma rappresentano una nicchia della popolazione. C'è tanta gente che potenzialmente potrebbe entrare nei circoli, lo sappiamo, ma francamente, noi spontaneisti della prima ora siamo motivati come prima? Dov'è la nostra rappresentanza, la nostra possibilità di azione. Come è stata premiata la nostra partecipazione? Non parlo di poltrone, ma di visibilità dello spirito e della linea di GenerazioneItalia a livello territoriale. Il nulla. Siamo entrati in un minestrone indistinto che nelle riunioni dei circoli esce fuori dall'insoddisfazione della cittadinanza attiva che si spende da un anno in organizzazioni di iniziative, tempo e denaro per una causa che ha subito uno stop. Comprendo che per gli eletti e per il mondo che gli ruota attorno siamo un fastidio, ma in termini di marketing politico noi possiamo attrarre il voto d'opinione, loro no. La gente è stufa delle parole e se la si convince a partecipare deve vedere che i circoli riescono a far assumere a dei loro rappresentanti degli incarichi reali di partito. Altrimenti abbandonano e se abbandonano non portano più gente e voti. Non sto parlando di ideali e di valori, che appartengono al nostro mondo, ma parlo di pragmatismo che è più in linea con le categorie politiche. Lo so che mi si risponderà che ci saranno i congressi, ma ora ci sono stati i nominati ed i circoli spontaneisti sono stati letteralmente dimenticati. Si sa che chi organizzerà i congressi territoriali partendo da determinate posizioni avrà un vantaggio indiscutibile. Già i circoli spontaneisti partivano da una posizione di svantaggio ora si è anche acuito. Cui prodest? Sto lanciando un segnale di allarme, fra pari le cose si dicono chiaramente e la percezione che si può avere dal basso talvolta è migliore di quella che si ha dall'alto. Chi vuole coglierlo lo colga.

mercoledì 16 marzo 2011

Giustizia, chi era costei?

di Giulio Figlia

La scorsa settimana, il Governo, dovendo scegliere tra l’emergenza mafie, la mancanza di infrastrutture, l’evasione fiscale e la corruzione ai massimi livelli, le scuole e i monumenti che cadono a pezzi, la crisi libica, la disoccupazione, il PIL procapite italiano che dall’anno scorso è sceso sotto la media UE o una burocrazia di stampo sovietico ha scelto di occuparsi di giustizia. E, è bene specificarlo, non dei suoi tempi biblici ma dell’indipendenza della magistratura.

Lasciando per un momento perdere due questioni pregiudiziali che già da sole farebbero bocciare questa riforma, ovvero che in primis la questione non solo non è una priorità ma non è neanche un problema e, secondo punto, un governo e una maggioranza composta in parte da imputati e pregiudicati non dovrebbero avere il diritto (morale, giuridico ce l’hanno) di occuparsi di giustizia e magistratura; occupandoci del merito della riforma basta dare una rapida lettura al disposto del disegno di legge costituzionale per capirne la portata catastrofica per la giustizia in Italia e quindi per la democrazia.

Il testo, composto da diciotto articoli, si propone di modificare una serie di articoli della Costituzione (il che vuol dire che bene, o male, che vada ci vorranno due anni per l’approvazione) del Titolo IV che regola la Magistratura. Tra le tante novità troviamo la separazione delle carriere, la presenza di due CSM, la responsabilità civile per i magistrati, limiti all’obbligatorietà dell’azione penale e un aumento dei poteri del Ministro della Giustizia a scapito del (o dei) CSM. La separazione delle carriere è uno degli aspetti più controversi, se da un lato a rigor di logica una maggiore specializzazione e l’assenza di “legami di corporazione” tra il giudice e una delle parti può essere considerata una maggiore garanzia di giustizia, dall’altro lato la formazione da PM che il giudice ha, e viceversa, danno loro una maggiore consapevolezza nel ponderare le prove, gli indizi e le testimonianze sia in sede di giudizio che di indagine; inoltre le esperienze in altri Paesi lascia molte perplessità, in Portogallo ad esempio si era creata una competizione tra PM e giudici in cui i primi erano una sorta di eroi nazionali che contrastavano il crimine mentre i secondi erano mal visti a causa delle numerose assoluzioni, magari spesso causate dall’imperizia dei pubblici ministeri. Punto meno controverso, meno controverso perché senza dubbio indecente, è la separazione e la nuova composizione dei CSM. Innanzitutto attualmente il Consiglio Superiore essendo l’organo di autogoverno della magistratura è formato per 2/3 da membri eletti dalle magistrature nella nuova previsione i CSM saranno eletti per metà dai magistrati e per metà dal Parlamento…..insomma l’organo di autogoverno dei giudici sarà scelto dai parlamentari, i giudici si autogoverneranno a loro insaputa (del resto nel governo con Scajola che compra casa a sua insaputa, è coerente....). Altro punto dolens è il limite all’obbligatorietà dell’azione penale, allo stato attuale il magistrato quando ha notizia di un reato deve procedere con l’indagine sia che si tratti di un furtarello sia che si parli di concussione del Presidente del Consiglio (per fare un esempio..), la riforma invece prevede di conservare l’obbligatorietà ma subordinandola ai criteri dettati dalla legge, considerato che i nostri politici sono i prima fila quando si tratta di punire quattro manifestanti e insabbiano nei cassetti del Senato i ddl sulla corruzione è facile capire quali saranno le priorità indicate dalla legge, e quali saranno le conseguenze per la democrazia sostanziale in Italia. Ultimo attacco all’indipendenza e quindi al buon funzionamento della magistratura è l’aumento di poteri del Ministro della Giustizia il quale oltre agli attuali poteri di organizzazione avrà anche funzione ispettiva, avendo potenzialmente un forte potere di ricatto contro pm (o giudici) scomodi. Il quadro delineato mostra senza tema di smentita come la riforma presentata abbia solo un intento: quello di punire e portare sotto il controllo della politica la magistratura. Di fatto l’unico aspetto su cui si potrebbe ragionare è la responsabilità civile dei magistrati, argomento che, già reclamato tramite referendum dagli italiani, va però approfondito, cosa che il testo presentato non fa.

Infine, a rendere ancor più irricevibile tale proposta non è solo il suo contenuto, ma il fato che anche qualora le proposte fossero buone tutte le novelle presentate non toccano minimamente quelli che sono i veri problemi della giustizia italiana, ovvero i tempi. Per risolvere questi problemi oltre a smettere di tagliare continuamente i fondi, basterebbe apportare poche modifiche al codice di procedura e al codice penale ad esempio rendendo obbligatoria la P.E.C. per ridurre al minimo costi e tempi delle notifiche oppure bloccando i tempi di prescrizione dal momento del rinvio a giudizio. Naturalmente questo non verrà fatto dato che questo Governo ha dimostrato più volte di occuparsi di giustizia solo per salvare qualche suo esponente dal processo o peggio dalla pena, del resto le leggi ad personam non si contano; ma tra circa tre mesi, il 12 e 13 giugno, avremmo la possibilità andando a votare per il referendum di abrogarne almeno una, quella sul legittimo impedimento! Non lasciamoci scappare questa occasione!

sabato 12 marzo 2011

Il berlusconismo ed il leghismo vinceranno


di Alessandro Piergentili
Siamo stati in silenzio per un mese. Dopo il congresso ci siamo presi un periodo di riflessione per comprendere quello che stava accadendo. Chi scrive ha sempre appoggiato e sostenuto la linea dei cosiddetti falchi all'interno di Generazione Italia prima e di FLI, poi. La linea uscita dal congresso è una sintesi delle varie anime del partito. Una sintesi che di fatto dà molto più spazio politico all'area moderato-conservatrice, piuttosto che a quella post-berlusconiana (anti non va tanto di moda). Il paradosso è che l'area che ha di fatto imposto la linea è quella più scontenta e che ha minacciato varie scissioni o mini allontanamenti. L'area movimentista e spontaneista di fatto non ha più spazio politico da più di un mese. Se si vedono il berlusconismo ed leghismo come dei mali molto pericolosi si è ancora dentro la linea del partito? Oppure si corre il rischio di essere tacciati di essere dei pseudogrillini? Riteniamo che l'anima spontaneista che ha issato la bandiera della denuncia da destra dei guasti che il berlusconismo e che il leghismo ci stavano provocando non debba ammainarla, senza abbandonare lo spirito costruttivo che l'ha sempre contraddistinta.
Il vero pericolo è l'istituzionalizzazione del berlusconismo-leghismo. Il vero pericolo è che Berlusconi diventi il prossimo Presidente della Repubblica. Oltre a rappresentare l'Italia all'estero, l'amico di Putin, Gheddafi e Lukashenko diventerebbe il capo delle forze armate ed il presidente del CSM, lui, il nemico giurato della magistratura. Senza contare i vari poteri di condizionamento, di veto e di scioglimento delle camere. Già ci immaginiamo la Minetti ministro della Sanità, il trota ministro della Pubblica Istruzione, Corona alla Cultura, veline, velone, Lele Mora Gran Cerimoniere del Quirinale con i corazzieri sostituiti dal balletto di Drive In, insomma al peggio non c'è mai fine. Quello che è più grave è che allora il paese non sarà più un malato grave, ma diventerà un malato incurabile. Come opporsi a tutto ciò? Riprendendo in mano il progetto di costruire una nuova classe dirigente, aprendo centri di formazione politica in ogni città, cercando di selezionare e formare giovani politici preparati e consapevoli di dover lottare anche contro i mulini a vento. Una classe dirigente che non si faccia comprare, perchè preparata. Facce nuove che parlino a chi non va più a votare, a chi non vorrebbe più farlo, ma per senso di responsabilità è pronto a farlo turandosi il naso. Risvegliamo le coscienze e non fermiamoci mai, non dobbiamo aver paura di essere anti, se riusciamo contemporaneamente ad essere pro. Pro unità d'Italia, pro legalità, pro istituzioni, pro integrazione. Altrimenti il berlusconismo ed il leghismo non solo vinceranno, ma educheranno i nostri figli al posto nostro.

giovedì 17 febbraio 2011

Ma quale destra e sinistra. Riconquistiamo quel 50% che non va più a votare

di Alessandro Piergentili
Come ci piacciono queste disquisizioni filosofiche da pancia piena. Siamo questo, siamo quell'altro, ma ai problemi del paese chi ci pensa? Un giovane disoccupato e che cerca lavoro è di destra o di sinistra? Le ricette per portare aziende in Italia, specialmente al sud dove il divario di crescita economica con il nord non è mai stato così alto, sono di destra o di sinistra? La banda larga è di destra o di sinistra? Le liberalizzazioni, le riforme istituzionali, una legge antitrust che funzioni, la riforma della giustizia che riformi soprattutto il processo civile, che fa scappare gli in vestimenti stranieri non dando certezza del credito, in che luogo geografico possiamo collocarle? Non sarà che la vera differenza è tra chi difende lo status quo e tra chi vuole riformare questo paese? Leggo di ribellioni all'interno di FLI. Cos'è che non va bene nelle scelte di Fini? Forse che per combattere la gerontocrazia ha affidato il partito ad un quarantenne che ha dato prova di saper organizzare una struttura territoriale e mediatica con pochissimi fondi e tanto impegno? E' questa la strada giusta che ci avvicina alla Gran Bretagna, con gli scontri fra quarantenni e non fra ottantenni. E' un piccolo passo verso un ammodernamento del paese. Del resto guardare ai paesi anglosassoni non può che farci bene. Ad esempio potremmo studiare le dichiarazioni del conservatore Cameron che parla di green economy e di integrazione, da sempre ambiti da riserva indiana della sinistra italiana ed europea. Cameron è forse un traditore comunista? I senatori di FLI avrebbero abbandonato anche lui? Incominciamo a pensare a chi non va più a votare, perchè non ne può più delle nomenklature e di queste formule politiche. Come dargli torto. Fini e Bocchino sono sulla strada giusta, aspettiamo anche gli altri.

martedì 15 febbraio 2011

Perchè Sanremo è Sanremo e Arcore è Arcore

di Alessandro Piergentili
Mi vorrei svegliare in un paese dove i giovani possano trovare un lavoro ben remunerato grazie ai loro studi, ai loro meriti ed ai loro sacrifici. Vorrei svegliami in un paese dove si accende la Tv e ci si meraviglia del fatto che il direttore generale della RAI interrompe una trasmissione di Piero Angela per complimentarsi del bel documentario che è stato appena mandato in onda. Vorrei che in tv le vallette designate per Sanremo fossero colte e preparate, oltre che gradevoli fisicamente e che non dichiarassero con un'aria di sufficienza, francamente insopportabile, che loro in piazza non ci sarebbero mai andate. Ad Arcore si ed in piazza no, guarda come si è rivoltato il mondo. Perchè nessuna dichiarazione dalla Belen e dalla Canalis su chi si vende per fare carriera? Su chi utilizza il proprio ruolo ed il proprio potere per soggiogare sia delle ragazze rampanti, che delle ragazze povere? Vogliamo trasformare l'Italia in un paese meritocratico e poi scegliere i ruoli in base alla bravura nelle camere da letto? Anche quello potrebbe essere un criterio, ma lo si deve esplicitare chiaramente. La tv dell'era berlusconiana è un virus che si è insinuato nelle case e che sta tentando di trasformare l'Italia intera in una grande Arcore. Debbo confessare che Sanremo l'ho sempre guardato, sia negli anni belli che in quelli butti, insieme alla mia famiglia come in una specie di rito che si ripete a cadenza programmata e che dà quasi un senso storico allo stare insieme ed al crescere dei figli. Quest'anno no, mi rifiuto, anzi è mia moglie che per prima si rifiuta. Noi non daremo il nostro contributo al berlusconismo e come non guardiamo i reality e tutte le altre trasmissioni che stanno trasformando i nostri figli in tele imboniti vogliosi di riuscire senza sacrifici, senza saper fare e senza soprattutto essere, perchè se non si è non si fa, non guarderemo Sanremo che utilizza la rappresentazione massima del velinismo, il prodotto riuscito del clan Corona-Lele Mora per ottenere ascolti. Ebbene questi signori debbono essere colpiti dove fa più male, il portafogli. Perchè aumentare l'Auditel di questa tv che mette in crisi tutto l'assetto valoriale che le famiglie cercano di trasferire ai propri figli? La gente onesta, che non ne può più, che nei giorni scorsi è scesa in piazza, non può essere complice di questa perversione globale. E' ora di dire basta. Se non ora, quando? Adesso.

sabato 5 febbraio 2011

Futuro e Libertà ha acceso Palermo

Grande affluenza di gente per l'incontro organizzato da Futuro e Libertà:
"Accendiamo Palermo". Tanta bella gente contenta di vedere all'opera associazioni, circoli e politici uniti per una nuova e bella politica che faccia partecipare la gente. Si è lanciato un nuovo progetto per Palermo, costituito da quattro tavoli di discussione riguardanti l'Economia del territorio, l'Ambiente, la Mobilità ed il Turismo e la Cultura. A questi tavoli sono invitati tutti i cittadini e le associazioni che sentono di avere idee e che vogliono impegnarsi per rendere vivibile la nostra città. Futuro e Libertà dimostra di essere un movimento nuovo anche nei fatti. La prossima settimana tutti gli iscritti potranno votare al Congresso fondativo del partito pur non essendo fisicamente a Milano, ma tramite dei codici si potranno collegare al sito di futuroelibertà.com accedere e votare. La manifestazione organizzata dal circolo Generazione Palermo è stata presentata da Francesco Mannino. Dopo i saluti del capogruppo FLI all'ARS on.le Livio Marrocco è stato proiettato un video sui disastri della giunta Cammarata realizzato da Davide Velardi, che ha riscosso un notevole successo fra la numerosissima platea. Poi è stato il turno di Alessandro Piergentili responsabile del circolo che ha organizzato l'evento, il quale ha lanciato il progetto per accendere Palermo ed ha chiesto ai deputati regionali e nazionali di FLI siciliani di farsi interpreti di una nuova politica che porti a creare dei posti di lavoro sostenibili facendo arrivare aziende da tutta Europa a Palermo, attraverso l'estensione della legge sulle Zone Franche Urbane e gli investimenti sulla banda larga. Poi è stata la volta dell'arch. Maria Prestigiacomo presidente dell'associazione Sicilia Futuro che ha parlato dei problemi legati alla mobilità ed in particolarmodo alla scelta nefasta di puntare sui tram che hanno aperto una grande quantità di cantieri sparsi per la città, ma che oltre a comportare grandi disagi ai cittadini ed alle casse dissanguate del comune molto probabilmente non arriveranno mai a conclusione. E' seguito l'intervento di Vanessa Seffer presidente dell'associazione Il Valore delle Piccole Cose che è intervenuta sull'importanza dell'associazionismo. Alessandro Costa di Generazione Innovazione ha orientato tutto il suo intervento (applauditissimo) sull'importanza della partecipazione dei cittadini alla vita politica e su come FLI sia innovativo in tal senso perchè sta dando la possibilità a tanti cittadini che non hanno mai fatto politica di farla attivamente e proficuamente. L'on.le Alessandro Aricò ha parlato in toni entusiastici dei risultati raggiunti in Sicilia ed in particolare a Palermo da FLI ha enfatizzato anche lui il valore della partecipazione come fattore chiave di successo del partito sul territorio ed ha portato ad esempio Generazione Palermo come circolo fra i più innovativi in Italia per l'utilizzo dei social network e dei blog per fare attivamente politica. A conclusione dei lavori l'on.le Nino lo Presti deputato palermitano di FLI ha spaziato dalla politica nazionale a quella locale facendo chiaramente capire di essere contento della numerosa presenza in sala e del mix che si sta creando in FLI fra la classe dirigente e le nuove figure che si stanno affacciando ora alla politica con competenza e passione. Ha rimarcato tale concetto più volte proprio a sottolineare l'unicità in tal senso di FLI.
L'indicatore del successo della manifestazione è dato dal numero incredibile di adesioni a Generazione Palermo che alla fine della manifestazione è stato raccolto dal responsabile organizzativo di Generazione Palermo Giuseppe Scherma e dal responsabile dei giovani del circolo Giulio Figlia. (Foto di Danilo Ganci)

domenica 30 gennaio 2011

Un no forte e chiaro al federalismo leghista. La nuova legge porcata.

di Alessandro Piergentili

E' ora di farsi sentire. Sono anni che si ascoltano fandonie sul federalismo in salsa leghista. Viene spacciato come la panacea di tutti i mali. Nessun costo, miglioramento delle condizioni economiche del nord e del sud, diminuzione della spesa pubblica. Insomma una bacchetta magica che farà sparire d'incanto tutti i nostri problemi. Intanto il decreto sul federalismo fiscale introdurrà fin da subito tre belle nuove tasse comunali. Un vero passo avanti per le tasche dei cittadini che non aspettavano altro e soprattutto in linea con il programma del centrodestra propagandato a colpi di slogan del tipo:"Non metteremo le mani in tasca degli italiani", oppure "Aboliremo l'ICI". Non c'era scritto aumenteremo le tasse locali, o sostituiremo l'ICI con l'IMU che ha un'aliquota più alta. Se è vero che il PIL pro capite al sud è di 17.900 euro ed al nord è di 31.000 euro a persona, che le famiglie più indebitate si trovano in Sicilia, Calabria e Campania e che i depositi bancari pro capite sono la metà al sud rispetto al nord, (fonti Adiconsum, Banca d'Italia e Istat) come si può pensare di introdurre il federalismo fiscale spostando risorse dai comuni del sud ai comuni del nord? E' normale che io paghi meno tasse se il mio reddito è la metà di un'altra persona. Con la progressività dell'imposta io pagherò meno della metà. Il sistema fiscale è stato concepito per redistribuire le risorse ed evitare il più possibile la concentrazione della ricchezza. La domanda è se sia giusto che il mio comune mi eroghi meno della metà dei servizi. Tutta la propaganda leghista dei trasferimenti dal nord al sud non tiene mai conto di quanto prevede la Costituzione sulla progressività dell'imposizione fiscale e sul principio di redistribuzione. Il gap tra crescita dei redditi del sud e crescita dei redditi del nord è il vero problema. La velocità di crescita di questa differenza nell'ultimo decennio è aumentata, non è diminuita. In 8 anni su 10 il ministro filo-leghista Tremonti ha governato le variabili economiche, creando le condizioni per l'introduzione del federalismo. In pratica le politiche filosettentrionali hanno acuito tale differenza creando anche problemi al fatturato delle aziende settentrionali che per un buon 32% (fonte Unicredit) dipende dai consumi meridionali. Risultato l'Italia non cresce, il sud è sempre più povero ed indebitato. Colpo di grazia finale? Il federalismo fiscale. Il problema dell'assistenzialismo è certamente più grave al sud che al nord (anche se tangentopoli ha dimostrato che nel settentrione il rapporto stato-aziende è tutt'altro che efficiente), ma la soluzione non è l'introduzione del federalismo in salsa leghista. Un federalismo più razionale e meno costoso potrebbe essere concepito solo dopo un processo di riavvicinamento tra le due aree economiche. Che fine hanno fatto le zone franche urbane, ad esempio? Questa misura è stata via via depotenziata dall'ultimo governo. Era la chiave di volta che poteva far riprendere molte zone meridionali. Non sia mai che si corra il pericolo che qualche azienda con sede al nord possa trovare più conveniente spostarsi al sud. Non sia mai che qualche azienda straniera venga attratta sul nostro territorio, stiamo scherzando? Alla fine la legge del 2007 e passata al vaglio dalla Commissione europea è stata totalmente stravolta . Sono state individuate solo 22 zone (in Sicilia Erice, Gela e Catania) e gli sgravi fiscali e previdenziali sono stati sostituiti da contributi statali difficili da ottenere e la legge è di fatto disapplicata e affatto pubblicizzata. Le pistole fumanti sono tante e gli esempi da fare sono innumerevoli.
Futuro e Libertà è un partito che nel suo DNA costituente avrà e deve avere il principio di coesione ed unità nazionale. Deve riflettere bene se aderire ad un progetto di riforma federale voluta disegnata e proposta da un partito che si chiama Lega Nord per l'Indipendenza per la Padania e che all'art. 1 del suo statuto recita:"...il movimento ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana". Ci si vuole rendere complici di un progetto secessionista? Come fidarsi di Calderoli l'autore della legge porcata che ha disegnato la cornice del federalismo fiscale insieme a Tremonti e Bossi? Ci vogliamo ricadere?

mercoledì 26 gennaio 2011

A noi ce sarveranno le mignotte

di Alessandro Piergentili

Il seguente sonetto che gira in rete da qualche giorno e che viene attibuito a Gioacchino Belli (1791-1863) è forse una bufala dei tempi moderni o forse è di qualche altro poeta romano, ma se permettete è talmente bello che non possiamo non riportarlo:

Mentre ch'er ber paese se sprofonna

tra frane, teremoti, innondazzioni

mentre che sò finiti li mijioni

pe turà un deficit de la Madonna

Mentre scole e musei cadeno a pezzi

e l'atenei nun c'hanno più quadrini

pè la ricerca, e i cervelli ppiù fini

vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi

Mentre li fessi pagheno le tasse

e se rubba e se imbrojia a tutto spiano

e le pensioni sò sempre ppiù basse

Una luce s'è accesa nella notte.

Dormi tranquillo popolo itajiano.

A noi ce sarveranno le mignotte.


Sia che sia vero, sia che sia falso (e probabilmente lo è) il Gioacchino Belli è vissuto durante il periodo più buio dello Stato Pontificio, i suoi sonetti, insieme alle "pasquinate" (cartelli satirici che venivano appesi di notte sulle varie statue di Roma) sono da sempre considerati come il metro di un giudizio che il popolo dava del clero nel suo complesso. Un giudizio negativo che era suffragato da un decadimento morale, combinato da un aumento delle ingiustizie sociali e da una crisi economica dilagante. Insomma la fine dello Stato Pontificio.La satira ha da sempre contraddistinto le fasi storiche dei vari sistemi di governo, delle dinastie, degli imperi. Quando la satira politica inizia ad abbandonare i luoghi ad essa deputata e si trasferisce nelle strade, nei bar, nei salotti, sui social network e non è più gestita dai comici professionisti, si fa più sfacciata ed attacca il potere in modo frontale. E' questo il momento in cui le classi dirigenti si debbono veramente preoccupare, quando il popolo ride, non quando piange, perchè significa che si è superato veramente ogni limite.Il popolo sta ridendo e sta aspettando 150 anni dopo una nuova breccia di Porta Pia. Che arrivi presto.

martedì 25 gennaio 2011

Futuro e Libertà accende Palermo


Palermo-5 Febbraio 2011- ore 11.00 presso l'Astoria Palace via Montepellegrino, 62

Futuro e Libertà con la collaborazione dei circoli Generazione Palermo e Generazione Innovazione, organizza l'evento di presentazione di un nuovo approccio politico per il rilancio di Palermo. Vogliamo chiamare a raccolta la gente, professionisti, bancari, dipendenti pubblici e privati, studenti, laureati, precari e disoccupati, tutti assieme dobbiamo elaborare un piano strategico per far tornare orgogliosi i palermitani di abitare a Palermo. Economia del territorio, infrastrutture e mobilità, valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e turismo, ambiente e pulizia della città. Questi sono i 4 capitoli che distinguono una città vivibile da una invivibile e saranno le nostre quattro sfide. Chiamiamo a rcaccolta tutti coloro i quali vorranno partecipare ai 4 tavoli di discussione per elaborare il nostro piano strategico di rilancio della città, per la città e con la città.
Interverranno l'on.le Nino Lo Presti deputato nazionale e segretario amministrativo FLI, l'on.le Alessandro Aricò deputato regionale e coordinatore provinciale FLI, Alessandro Piergentili responsabile Generazione Palermo, Maria Prestigiacomo presidente associazione Sicilia Futura, Alessandro Costa responsabile circolo Generazione Innovazione, Vanessa Seffer presidente associazione Il Valore delle Piccole Cose.
Saranno associate all'evento una piccola mostra fotografica di Antonio Ingoia e la presentazione di un video sui disastri di Palermo a cura di Davide Velardi.

Per informazioni potete scrivere a generazioneitaliapalermo@hotmail.it oppure telefonare al 328-3064058.

venerdì 21 gennaio 2011

Combattiamo il berlusconismo non Berlusconi.

di Alessandro Piergentili

Riflettiamo un momento sugli ultimi 16 anni. La sinistra e la magistratura, per motivi diversi e che gli storici definiranno meglio di noi contemporanei, si sono sempre occupate della stessa persona scagliandogli addosso un potenziale di fuoco incredibile. Ne è sempre uscita fuori una figura di martire che ha aumentato il suo consenso. Quando, invece ci si è occupati del berlusconismo e dei suoi strumenti di potere le cose sono andate diversamente, vedi legge sulla par condicio che permise a Prodi di vincere le elezioni del 1996 e vedi la mai compiuta legge sul conflitto di interessi che tanto bene avrebbe fatto al nostro paese. Nel rafforzare Berlusconi si è rafforzato il berlusconismo, tanto che, ormai appare evidente, che l'inventore ne è stato travolto e ne risulterà la seconda vittima dopo l'Italia. Dalla pubblicazione delle intercettazioni appare chiaro che il Presidente del Consiglio non è più l'uomo così potente che fa esaltare un 40% di italiani e ne fa imbestialire un buon 60% pur detenendo il comando, ma è diventato una marionetta in mano ad un gruppo di potere che lo salvaguarda dai processi e lo fa divertire a forza di festicciole Bunga Bunga. La ricattabilità e la dipendenza dal Bunga Bunga fanno di Berlusconi un re in mano alla sua corte che è molto più pericolosa, potente e viscida del sultano. Basterebbe fermarsi alle conversazioni tra Fede e Lele Mora per comprendere che gioco attornia il presidente del Consiglio. Lì si parla di soldi, figuariamoci se si potessero ascoltare gli scambi di battute fra i politici che lo attorniano che cosa uscirebbe fuori. E' per questo che tutti difendono Berlusconi, perchè dietro di lui ognuno può detenere la sua fetta di potere e comportarsi come meglio crede. Chi scrive non ritiene corrispondente alla verità il fatto che gli attacchi del Giornale e Libero al Presidente della Camera Gianfranco Fini siano stati ispirati da Silvio Berlusconi. Che senso avrebbe indebolirsi? Riteniamo che la zizzania sia stata messa da chi controlla veramente tutto il sistema di potere berlusconiano e che una serie di personaggi ritenevano conveniente allontanare l'unico uomo con la caratura del leader che poteva mettere in pericolo il vero nemico da abbattere e cioè il berlusconismo. Non facciamo nomi, per carità, ma chiediamoci se chi controlla tutta la raccolta pubblicitaria di un giornale sia meno o più potente dell'editore. E' per questo che non comprendiamo la strategia delle opposizioni. Che senso ha fare delle proposte per mettere da parte Berlusconi salvaguardando la continuità del berlusconismo? Non si è compreso che il vero problema che affligge l'Italia è una corte dei miracoli che ha propaggini in tutti i mass media e che influenza pesantemente la vita politica, culturale, sociale ed economica del nostro paese? Berlusconi è, ormai, solo un simbolo messo lì apposta per coprire il torbido ed il losco. Una distrazione di massa. Riflettiamoci, rifletteteci.

giovedì 20 gennaio 2011

L’ASTICELLA


di Giulio Figlia


Poco tempo fa, di fronte all’ultimo scandalo riguardante il nostro Presidente del Consiglio, ricordo che con alcuni amici, tra il serio e il faceto, sostenevamo che quello di Berlusconi era una specie di esperimento sociologico in cui si provava ad andare sempre oltre fino a vedere fino a quando gli Italiani avrebbero tollerato, qual era l’altezza dell’asticella del decoro pubblico degli Italiani.

L’ultimo scandalo, o meglio, gli ultimi sviluppi del Ruby-gate, con l’accusa di concussione e soprattutto sfruttamento della prostituzione minorile sembra forse aver toccato se non superato quell’asticella di cui parlavamo poche righe sopra. Sia chiaro che qui non voglio entrare nel merito dell’inchiesta, lavoro che spetta alla magistratura ne vogliamo dare giudizi sulla base di poche notizie, saldi al principio della presunzione di innocenza, voglio parlare dei suoi effetti.

Che questa volta si sia toccato un nervo scoperto non lo intuisco dalle interviste per strada che i tg fanno e che non hanno nessun valore, se non altro perché il campione è tutto fuorché rappresentativo, ma lo si può capire dalle reazioni delle forze politiche, in primis la Lega: il silenzio leghista vale più di ogni commento, il loro imbarazzo è evidente. I motivi sono due, da un lato il ministro Maroni si è visto tirato in mezzo quando ha dovuto relazionare in Parlamento sulla vicenda della telefonata in questura e se era evidente il suo fastidio quando la cosa sembrava vera figuriamoci ora che è evidente come la ricostruzione fornita al tempo faccia acqua da tutte le parti; altro motivo di imbarazzo per il Carroccio è che in questi ultimi anni si sia erto a difensore della moralità e dei valori della famiglia, conquistando anche un certo consenso, valori, che è chiaro, mal si conciliano con un’eventuale difesa della movimentata vita privata del premier. Non solo la Lega, anche all’interno del PdL vi sono molti fragorosi silenzi, a parte i pasdaran berlusconiani come Stracquadanio, Cicchitto o Capezzone sono molti gli esponenti di primo piano come Alfano che sulla vicenda hanno fatto commenti da minimo sindacale senza esporsi troppo, senza dimenticare gli house-organ “Il Giornale” e “Libero” che pur schierandosi a difesa del premier hanno approntato difese molto meno calorose di altre difese in altri contesti.

Il motivo per cui questa volta Berlusconi appaia (appaia, magari poi non lo sarà) più solo di altre volte non so dirlo con certezza, forse il tipo reato contestato colpisce nel vivo l’italiano medio più di altri reati come la corruzione o il falso in bilancio, forse, anche per motivi anagrafici, il berlusconismo sta finendo quindi si trovano meno personalità disposte a spendere energie, oppure perché, e lo notiamo da chi ha visto le carte, questa volta l’impianto accusatorio è ben saldo e difficilmente smontabile? Io credo sia un mix dei tre elementi ma solo il senno di poi tra qualche tempo potrà fornirci una risposta.

Infine una considerazione che parte sì dagli affari di Berlusconi ma che è estendibile a tutta la nostra classe politica che spesso, troppo spesso, ha avuto a che fare con la giustizia: è troppo chiedere che un politico si difenda nel merito da un’accusa di corruzione invece di sostenere che i tempi di prescrizione non sono stati ben calcolati? E’ troppo chiedere che un politico si difenda nel merito da un’accusa di sfruttamento della prostituzione invece di dire che la procura inquirente non è quella competente? Cosa interessa a noi una classe dirigente onesta nella forma o onesta nella sostanza?

domenica 16 gennaio 2011

Che tristezza. Italia nostra come sei finita.


di Alessandro Piergentili
Nulla può. Milioni di immagini, discorsi, letture, tutta la macchina mediatica che per 16 anni ha lavorato al servizio di una sola persona, cortigiani, giornalisti, nani e ballerine, fiction, reality, tutto doveva creare quello che oggi si chiama Italia e che poteva e doveva essere governata facilmente da colui che ha sempre guidato le fila. I vizi più sfrenati trasformati in virtù, il Dio denaro trasformato da mezzo ad obiettivo, tutto quello che condanna qualsiasi religione di massa trasformato a simbolo di vita e di cultura. Noi che abbiamo sempre votato a destra siamo stati inconsapevoli strumenti di questo gioco malvagio e pianificato. Ingenui, forse, ma per questo ancora più arrabbiati, perchè traditi nel profondo, nei nostri sogni, nelle nostre speranze, nella nostre azioni e parole quotidiane. Quante discussioni, anche con i nostri amici, per difendere un uomo, per anni dalla magistratura cattiva, dai comunisti cattivi, dai giornalisti cattivi, dagli avversari politici cattivi, fino a quando non ci siamo accorti che forse i cattivi eravamo proprio noi che lo sostenevamo, fino ad un anno fa, giorno più, giorno meno. Nulla di quanto promesso è stato realizzato, la propaganda continua è l'obiettivo, non più uno strumento di governo. Le città abbandonate a se stesse, i giovani senza alcuna speranza, l'economia sull'orlo del baratro, la sanità allo sbando e si assiste a discorsi surreali a sfilate e teatrini da fine impero. Nonostante tutto si sente mormorare da testardi adoratori del nulla, ma chi meglio di lui? Come chi meglio di lui? 60 milioni di italiani meglio di lui, anche prendendone uno a caso. Si siamo stufi vogliamo un piano strategico che porti fuori l'Italia da questa situazione che ha superato tutti i limiti della decenza, le forze migliori del paese si debbono unire e debbono ridare dignità alle istituzioni, alla nazione senza più girarsi dall'altra parte, senza più soprassedere. Un'istituzione lo sta già facendo ed è la magistratura, aspettiamo le altre.

Navigare necesse est

di Fabio Granata

In questi giorni di preparativi per l’appuntamento di Milano, dentro Futuro e Libertà circolano molte preoccupazioni e perplessità sulla fase di transizione post 14 dicembre. Anche i sondaggi confermano una fase di stallo dopo lo straordinario entusiasmo sprigionato da Bastia Umbra.

In quella fase proprio dai giovani e dai settori della società italiana più culturalmente consapevoli provenivano le più ampie porzioni di consenso.

Una forza repubblicana e legalitaria caratterizzata da etica della responsabilità e da una volontà coraggiosa e precisa di chiudere un’epoca caratterizzata dalla presenza invasiva e totalizzante di Berlusconi e del berlusconismo, questa la nostra immagine.

Il coraggio e la nettezza delle scelte sembrava “premiarci” e ci spingeva a disegnare, sempre con maggiore forza e decisione, il profilo di una forza politica di destra ma allo stesso tempo in grado di superare le categorie politiche del 900 e di parlare al cuore della Nazione.

Fini veniva percepito dall’opinione pubblica come la sintesi, prima ancora che politica e culturale, antropologica ed estetica di questo progetto di cambiamento e le battaglie parlamentari per salvaguardare questioni fondamentali di legalità ridavano senso e orgoglio di “appartenenza” a tante donne e tanti uomini cresciuti nel mito di Paolo Borsellino e della bella politica.

Ammettiamolo: a distanza di poche settimane il clima politico che percepiamo attorno al nostro percorso è purtroppo cambiato.

Per questo il nostro mondo oggi, e subito, deve rilanciare la sfida con decisione attraverso una linea politica lungimirante e limpida, facendo ripartire con credibilità un grande appello all’impegno civile e alla cittadinanza attiva.

Per far questo bisogna recuperare lo spirito della prima Generazione Italia e tornare ad essere movimentisti, innovativi e intransigenti sui principi e sui valori.

Servono nuove dosi di coraggio e lungimiranza, costanza e passione: bandire ogni moderatismo ipocrita e ogni illusione di poter ricomporre l’attuale centro destra, in una parola.

Fini, a Bastia Umbra, al termine del suo straordinario intervento evocò la metafora della nave di Saint Exupery: “se vuoi costruire una nave non far raccogliere legna e non organizzare gli uomini, ma evoca la nostalgia del mare”.

La mia impressione è che questa “nostalgia” si sia diffusa in dimensioni incredibili tra chi ci sostiene e ci sprona ad andare avanti e che invece alcuni amici, sopratutto dopo il 14 dicembre, si siano preoccupati esclusivamente di “raccogliere legna e organizzare uomini”, magari in attesa di un “segnale” che scongiuri la partenza.

Invece è necessario navigare poiché alle nostre spalle ogni pontile è bruciato. Navigare tracciando nuove rotte e lasciandosi alle spalle vecchi mondi. Navigare da italiani coraggiosi.

Per ricostruire la Patria.