martedì 14 giugno 2011

Oltre la destra e la sinistra, oltre Berlusconi

di Basilio Milatos

Mentre assistiamo, da quando è nata FLI, in quel weekend milanese di Febbraio, ad un lungo, stantìo e anche un pò stucchevole dibattito interno sulla sacralità del posizionamento strategico del partito "a destra", sulla pretesa abiura di presunte fantomatiche "derive sinistrorse",

dal Paese (mai come in questo caso con la P maiuscola...) arrivano messaggi molto chiari. Netti. Precisi. Segnali rispetto ai quali non sono ammesse miopie o peggio cecità di sorta.

L'Italia è già oltre. Finalmente, vien da dire, meglio tardi che mai.

Già alle recenti amministrative era stato evidente che era in atto un cambiamento profondo. Il referendum è andato ancora più a fondo nel rompere i vecchi schemi. La gente (torno a dire, finalmente!) è un pò più autonoma nelle proprie scelte, il vincolo di fedeltà coi principali partiti si è allentato e si badi bene: questo è evidente per PDL e Lega, ma lo è anche, in buona misura, per il PD, basti pensare che i due sostanziali trionfatori delle ultime amminastrive, Pisapia e De Magistris, non sono certo uomini dell'establishment del PD.

Su questa scia, nei due giorni referendari è accaduto qualcosa di ancor più significativo: diversi milioni (la stima è almeno una decina) di elettori del PDL e della Lega hanno clamorosamente disatteso le direttive dei loro leader. Non sono andati al mare, non sono rimasti a casa, malgrado i pessimi consigli di Berlusconi e Bossi. Sono andati a votare e hanno pure messo una bella X sul segno SI, decretando uno schiaffo niente male ai vertici del centrodestra.

Ma come, la Padania leghista ha votato come volevano Di Pietro e Bersani, ignorando le "indicazioni" del Trota's father? Ebbene si. Ed è accaduto non perchè siano diventati tutti improvvisamente dei famigerati comunisti mangiatori di bambini. Ma perchè, di fronte al GIUSTO, non c'è steccato ideologico che tenga. Non c'è destra e sinistra, semmai c'è l'impossibilità di continuare a non vedere cosa sia il Berlusconismo e dove stia portando e abbia già portato l'Italia. Di fronte a istanze GIUSTE, di fronte alla forza delle idee, la gente non passa tutte le proprie scelte sotto la lente di schemi sempre più logori come Destra e Sinistra, come moderati ed estremisti, come conservatori e progressisti; semplicemente, la gente sceglie chi e cosa appaia più corretto. E chi invece, rimandare a casa prima possibile.

E' questa la strada da seguire. Vorrei sentire sempre meno dibattiti sul "centrodestra" che dobbiamo essere, sul moderatismo, sul bipolarismo o sul terzo polo, e sempre più discussioni sul merito. Sulle cose, sui progetti, sui temi pratici e su quelli etici e morali, sulle persone e sulle loro storie. Senza pregiudizi e senza patenti "disabilitanti o abilitanti" a prescindere. Vorrei vedere sempre più TRASVERSALITA' intellettuale e politica. Dobbiamo guardare oltre.

sabato 11 giugno 2011

Il leader è un valore aggiunto

di Alessandro Piergentili
Un errore Futuro e Libertà l'ha fatto. Ha peccato di superbia. Togliere il nome di Gianfranco Fini dal logo, un partito appena nato, senza un'organizzazione stabile e strutturata, rodata da congressi provinciali e regionali, senza media di riferimento, se non l'utilizzo massiccio di internet da parte dei propri militanti, è stato coraggioso, ma ha comportato diversi svantaggi diretti ed indiretti. Non c'entra nulla il discorso riguardante i partiti personalistici. Fini non è
Berlusconi e FLI non è e non sarà mai il PDL. Noi abbiamo il problema opposto, ci manca maledettamente il nostro campione, che per dovere istituzionale sta servendo il paese proteggendolo, insieme a Napolitano, dalle bizzarrie e dai colpi di coda di un sistema politico al tramonto com'è il berlusconismo. Una squadra di calcio non può fare a meno dei campioni e noi non possiamo fare a meno di un leader come Gianfranco Fini, soprattutto nella fase iniziale di vita del partito. Non mi piace la gerontocrazia, ma non mi piace nemmeno chi trasforma la politica solo in una questione anagrafica. Non ci bastava Renzi con i suoi rottamatori che vorrebbe sostituire la vecchia classe dirigente, buttando via il bambino con l'acqua sporca e non distinguendo tra figura e figura, adesso abbiamo anche noi il nostro rottamatore. Non si può essere eletti solo perchè giovani, così come non si può essere mandati a casa solo perchè si è da tanto in Parlamento. Iniziamo ad informarci ed a distinguere e i discorsi qualunquistici lasciamoli da altre parti per favore. Gianfranco Fini non è Silvio Berlusconi e non è nemmeno Umberto Bossi. Questa affermazione non risiede nella semplice valutazione dell'uomo, ma dall'analisi della storia, del percorso politico e dal pantheon valoriale a cui fanno riferimento i tre uomini in questione. Chi non effettua questa analisi come può restare tranquillamente in Futuro e Libertà? Va bene la democrazia, va bene la tolleranza delle minoranze interne, va bene tutto, ma non credo che si possa coesistere all'interno dello stesso contenitore politico. Quindi iniziamo a farla noi questa analisi e diamo una risposta ritornando al nostro logo, quello con Fini in bella evidenza. Così i distinguo e le provocazioni giornalieri diverranno note stonate e gli autori saranno messi nella condizione di dover decidere il proprio futuro una volta per tutte.

martedì 7 giugno 2011

Il paese in mano agli estremisti. Serve un polo moderato.

di Alessandro Piergentili
Eccoli lì. Appena vinte delle elezioni spuntano le bandiere rosse, veterocomunisti esaltati ritornano nelle trasmissioni televisive con le proposte più strambe che fanno concorrenza a quelle della Lega ed un piccolo mondo che dovrebbe stare nei libri di storia ritorna in auge dando quasi ragione alle paure infuse dalla propaganda berlusconiana. Uno spot migliore per Berlusconi non c'è. Saranno in grado di salvarlo ancora una volta? Per fortuna il duo PDL-Lega non brilla per moderatismo e continua ad imperversare con trasferimenti al nord di ministeri, continuando a sottovalutare la situazione. Noi siamo moderati, in questo momento le ali estreme imperversano e non esiste un'alternativa credibile nè a destra, nè a sinistra. Forse i contenitori attuali non sono adeguati a descrivere la geografia politica. In realtà da un'analisi più approfondita potremmo affermare che esistono quattro realtà politiche. Un estremismo di destra costituito dall'ala berlusconiana del PDL, i colonnelli ex AN, la Lega e gli storaciani, il terzo polo che potrebbe attrarre anche molti moderati del PDL, l'ala progressista del PD e poi tutto il mondo della sinistra che purtroppo non è ancora maturo, l'ha dimostrato immediatamente dopo le elezioni amministrative appena tenutesi. Quattro aree politiche la cui disomogeneità è il vero problema dell'Italia, perchè con l'avvento del berlusconismo prevalgono sempre le ali estreme o al limite l'incapacità di tenere assieme la coalizione vincente. Un esperimento affascinante sarebbe quello di unire i moderati di destra e sinistra ed isolare le ali. Non per sempre, ma in modo tale da riscrivere le regole costituzionali e la legge elettorale, in modo che il moderatismo abbia sempre una collocazione di primo piano in qualsiasi coalizione governativa. Anche perchè i moderati rappresentano la maggioranza del paese e non si capisce perchè una coalizione debba rappresentare gli interessi di un 10/15% di estremisti in modo prevalente dimenticandosi ogni volta del resto degli italiani. Questo è il vero nodo politico che Futuro e Libertà dovrebbe iniziare a sciogliere a cominciare dalla politica delle alleanze.