lunedì 28 ottobre 2013

Riportiamo la Lettera dei 5 membri della Direzione Nazionale ai tesserati ed ai simpatizzanti di Fare


Base Liberale si unisce alle perplessità (già manifestate con apposito comunicato di due giorni fa http://baseliberale.blogspot.it/2013/10/base-liberale-anno-fa-ha-aderito-al.html ) di molti membri di Fare sulla conduzione attuale del partito che da quando non ha più alla guida Oscar Giannino, sembra allo sbando. Persone valenti come Alessandro De NicolaSilvia EnricoFranco TurcoAntonio Scalia e tanti altri non possono stare a guardare in silenzio.


Lettera di 5 membri della DN ai tesserati ed ai simpatizzanti di FARE

Cari amici, 
ieri in Direzione Nazionale abbiamo presentato una nostra mozione, che - alla luce del completo fallimento dell'azione politica di Fare rispetto alle attese di tutti noi - chiedeva le dimissioni della Direzione Nazionale e del Coordinatore, insieme alla convocazione entro i termini statutari (31 Gennaio) del Congresso, che avrebbe dovuto eleggere la nuova leadership. 
La mozione è stata messa ai voti senza alcuna discussione, in un assordante silenzio, e respinta con cinque voti favorevoli e gli altri contrari.

In precedenza si era peraltro discusso della convocazione del Congresso, tema che evidentemente metteva in grande imbarazzo il Coordinatore, perché già avrebbe dovuto tenersi in ottobre-novembre. La proposta della maggioranza, che è stata approvata con il nostro voto contrario, prevede il rinvio del Congresso a Marzo (votazioni nella seconda metà di Febbraio). Ciò significa svuotare di significato politico il Congresso, perché attribuisce alla leadership uscente la gestione di tutti i processi politici e dei conseguenti accordi elettorali in vista delle prossime elezioni Europee e Amministrative (se non anche politiche, vista l'aria che tira). Gli accordi che vengono presi in queste settimane vedono dunque esclusa dalla partecipazione la base degli aderenti, e anche la nuova leadership che uscendo a marzo inoltrato non avrebbe tempo e modo di impostare una propria politica autonoma per gli impegni e la campagna elettorale di aprile e maggio. 

Si tratta quindi di un Congresso farsa.

Risulta evidente peraltro che il coordinatore, che si era impegnato a "traghettare" il partito verso la stabilità e una nuova leadership unitaria, mira più che altro a traghettare se stesso verso una stabilità europea, indifferente ai destini del nostro movimento.

A fronte di tutto ciò, intendiamo nei prossimi giorni formalizzare le nostre dimissioni dalla Direzione nazionale, informare tutti gli aderenti di Fare della grave deriva che colpisce il nostro partito, e valutare insieme a loro le azioni conseguenti.

Silvia Enrico
Diego Menegon
Enrico Martial
Giambattista Rosa
Luca Ludovico

sabato 26 ottobre 2013

Base Liberale non approva il nuovo progetto di Michele Boldrin

Base Liberale un anno fa ha aderito al progetto di Fare per Fermare il Declino con Oscar Giannino leader della coalizione. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. Oscar Giannino si è dimesso da tutte le cariche di partito a Febbraio e poi con un congresso riservato solo ai tesserati (con molte tessere sottoscritte negli ultimi giorni prima del congresso) hanno preso in mano il partito Boldrin e i suoi fedelissimi. La gestione ci è parsa settaria e politicamente inefficace. Ieri abbiamo indetto una riunione con gli aderenti a Base Liberale e abbiamo esaminato il nuovo progetto portato avanti da Michele Boldrin e altre formazioni minori condannate sia quantitativamente che qualitativamente all'irrilevanza. Se poi ci aggiungiamo che l'unica novità di rilievo era la presenza di Passera da cui ci dividono una concezione dirigista e illiberale dello stato, non possiamo che prendere atto che se nelle prossime settimane non cambieranno lo scenario e il progetto politico all'interno di Fare per Fermare il Declino, Base Liberale Italia ritirerà la propria adesione.
Alessandro Piergentili 
coordinatore nazionale Base Liberale Italia.

martedì 1 ottobre 2013

Tutti a scuola da Bernanke per gli Stati Uniti d'Europa

Cosa unisce fin dal 1789 gli Stati Uniti d'America? Una moneta unica? Un'unica Banca Centrale? Forse il fatto che vi sia un'unità politica un Presidente degli Stati Uniti, un'unica politica estera e un unico esercito. Però manca il collante economico fra stati con economie tanto diverse che vanno dalla California, al Texas, alle Hawaii, all'Alaska. Cosa fa si che non ci sia un'emigrazione unidirezionale di massa di cervelli e di flussi di capitali da uno stato più ricco all'altro più povero? Esiste un meccanismo redistributivo anche nella terra simbolo del sistema capitalistico e del liberismo? Il solo fatto che vi sia un unico debito federale e che vengano emessi dal Tesoro americano Treasury Bills e Treasury Bonds e che questi siano le obbligazioni più trattate al mondo, dovrebbe far pensare i leader europei che quel qualche cosa che manca alla moneta unica per resistere nel tempo è proprio un collante di questo tipo fra gli stati membri. Purtroppo nel dibattito politico nostrano manca quasi totalmente questo Uovo di Colombo, semplicemente perchè la Germania non ne vuol sentire parlare. Si parla più di uscita dall'Euro (quindi prova di forza contro gli altri stati membri) piuttosto che di rendere abitabile l'edificio europeo. Se ad una casa mancano delle fondamenta è inutile massacrare di tasse i cittadini e agitarsi tanto e perdere energie utili allo scopo principale. delle due l'una o ci si prepara ad un probabile crack europeo, oppure si cerca di avviare un processo per migliorare la convivenza europea mettendo di fronte i tedeschi alle loro contraddizioni senza essere succubi intellettualmente di una presunta superiorità che assomiglia vagamente a quelle di stampo coloniale. Negli USA non esistono stati subordinati ad altri, ogni stato ha la sua dignità  e la sua piena autorevolezza e rappresentanza. Forse manca molto, ma la strada da percorrere è questa, piuttosto che seguire improbabili way out che comportano solo salti nel buio.

Alessandro Piergentili
Coordinatore Nazionale di Base Liberale