un network di cittadini con spirito liberale che vogliono partecipare alla costruzione di un soggetto politico aperto e inclusivo che abbia come obiettivo quello di diminuire il peso delle corporazioni, della burocrazia e dello stato nella vita dei cittadini
giovedì 9 dicembre 2010
La parola alla politica, ma il movimento esiste ancora
domenica 28 novembre 2010
L'immobilità sociale. I bambini italiani come i bambini sovietici pre-1989
martedì 23 novembre 2010
Il Meridione d'Europa a lezione dal Mezzogiorno italiano
domenica 21 novembre 2010
sabato 20 novembre 2010
Generazione Palermo con un suo Gazebo a Piazzetta Bagnasco il 20 e 21 Novembre per l'adesione al Manifesto di Futuro e Libertà
lunedì 15 novembre 2010
L'arca di Noè
martedì 9 novembre 2010
La Compagnia finiana dell'Anello
Chi ha detto che Generazione Italia, Futuro e Libertà e Fini non rappresentano la Destra?
Non c'è saga più di Destra della trilogia del Signore degli Anelli.
Non una c'è storia più in sintonia con quello che è accaduto da Aprile ad oggi come quella che troviamo nello splendido libro di Tolkien e che ha alimentato le fantasie di intere generazioni di giovani missini. Saremmo anche di parte, ma noi l'abbiamo vissuta e la continuiamo a percepire come una battaglia tra il bene ed il male, tra Davide e Golia, tra il potere e la giustizia, tra i principi e l'arroganza. Paradossalmente anche la somiglianza estetica tra i personaggi e gli attori politici ci aiutano a fantasticare ed ad immaginare di esser entrati a far parte veramente della Compagnia dell'Anello quando più di sette mesi fa abbiamo deciso, nel nostro piccolo e senza aver mai fatto politica prima di allora, di seguire Fini, Bocchino, Granata e i pochi altri "quattro gatti finiani". L'alto Gandalf Gianfranco Fini è stato veramente un mago a rovesciare il tavolo passando dal: "Che fai mi cacci" con gli undici voti della Direzione del PDL, all'attuale: "Devi dimetterti". Il Frodo Italo Bocchino è stato uno dei principali artefici del successo creando le condizioni per ridare speranza ad un popolo di disillusi che si era allontanato e che era angustiato e preoccupato per le sorti della nostra nazione, con Generazione Italia movimento libero, spontaneo, nato nel web e spostatosi ben presto sul territorio ha raccolto attorno al movimento tanti giovani e meno giovani ed ha dato spazio alla sua squadra di hobbit in gamba come Merry Mariniello, Sam Pagano, Peregrino De Santis. L'Aragorn Granata ha combattuto e combatte ogni giorno, senza tregua a difesa della legalità, dei principi etici, della cultura e dell'ambiente, sia a livello nazionale, che locale, come non citare ad esempio la battaglia poco conosciuta contro lo scempio delle trivellazioni nella Val di Noto. Il Boromir Briguglio, il Gimli Napoli, la Legolas Perina e tanti altri protagonisti finiani che potrebbero far parte a pieno titolo della Compagnia dell'Anello finiana. Il luoghi del sapere e della saggezza, come il Consiglio di Enrold Farefuturo, il Barbalbero Rossi, ma la fantasia non finisce qui. Certe immagini televisive fanno pensare anche ai vari Gollum che sostituiscono la frase "Il mio Tesssoro" con la parola Montecarlo, vari orchi, orchetti, Cavalieri Neri, c'è anche Shelob il ragno-femmina, che insieme all'individuazione di Saruman e Sauron lasciamo alla libera fantasia del lettore.
E' proprio così siamo di fronte ad una sfida che cambierà l'Italia ed ai molti scettici ed ai molti critici noi opponiamo dei contenuti, come il Manifesto per L'Italia, che è una sorta di "Anello progettuale" da non distruggere, ma da salvaguardare. Quella che bisogna combattere è la cultura dell'illegalità, del carrierismo, dell'arricchimento facile senza sacrifici. Ritornare al sano spirito sociale e culturale dei nostri nonni con stimoli nuovi, letture moderne ed innovative. La Compagnia dell'Anello ha già fatto un miracolo a non scomparire politicamente ed a rovesciare i rapporti di forza, ma ancora tante battaglie ci aspettano, perchè la guerra sarà vinta solo se riusciremo a dare una speranza ai tanti italiani che non ce la fanno, che soffrono, i cui figli non hanno un lavoro o sono precari. In questo la testardaggine e lo spirito della Compagnia dell'Anello possono costituire l'esempio immaginario per andare avanti tutti assieme per cambiare l'Italia e ci riusciremo.
lunedì 8 novembre 2010
venerdì 5 novembre 2010
Tutti a Perugia
lunedì 1 novembre 2010
Un triangolo futurista per i nostri figli
Dopo l'Adriano a Perugia apriamo una nuova stagione
Lo straordinario discorso di Gianfranco Fini all’Adriano ha aperto di fatto, alla vigilia dell’appuntamento di Perugia, una nuova e impegnativa fase nella giovane vita del nostro progetto politico.
Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma.
Su legalità, regole, giustizia non siamo più disposti a cedere di un solo millimetro al cupio dissolvi che sembra caratterizzare l’azione politica di Berlusconi e del Pdl.
Attraverso il ritiro della nostra delegazione appariremo certamente più coerenti sia agli occhi dell’opinione pubblica sia della straordinaria, e nuova, base militante che sopratutto attraverso Generazione Italia, abbiamo aggregato ed entusiasmato e che adesso attende coerenza e segni inequivocabili di rinnovamento nei metodi e negli uomini.
Serve per questo distinguerci con più forza dall’attuale centrodestra e sopratutto non commettere errori nella organizzazione territoriale.
Dobbiamo avere una grande capacità di ascolto della base e di coloro i quali dall’inizio ci hanno sostenuto. In Toscana come in Abruzzo, in Sicilia come in Piemonte non consentiamo il crescere di malumori o polemiche per l’eccessiva apertura verso soggetti e posizioni politiche non in linea con i grandiosi propositi di innovazione e legalità che ci siamo dati.
E’ quella la nostra forza e la nostra garanzia per la prospettiva. Legalità, innovazione, coerenza per costruire una nuova Italia
venerdì 29 ottobre 2010
Lo sviluppo della Sicilia passa dal rispetto per l'ambiente e per la cultura
mercoledì 27 ottobre 2010
Generazione Palermo per l'ambiente e la legalità con Fabio Granata
E' per questo che Generazione Palermo, il primo circolo di Generazione Italia creato in Sicilia, simbolo dello spontaneismo, la scorsa settimana ha deciso con voto unanime di schierarsi totalmente al fianco di Fabio Granata ed a coloro i quali, amministratori locali associazioni e liberi cittadini fanno proprie le nostre idee sull'ambiente, sulla cultura e sulla legalità.
“Manifesto di Ottobre” di Futuro e Libertà
Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della Res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.
Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovamento impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.
La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.
È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.
Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.
Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.
Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e el compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.
Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale.
Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida “divisione del lavoro” tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.
La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.
Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei “senza parte”. Rappresentare gli “invisibili”, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottoccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti “clandestini della politica”, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.
Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.
È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.
martedì 26 ottobre 2010
La legalità che arriva dal basso
di Giulio Figlia
Campo di azione principe di FLI è sicuramente la legalità, legalità di cui in Italia si sente sicuramente bisogno, sia in campo legislativo (troppe volte negli anni si sono viste leggi che depenalizzavano reati finanziari o ne accorciavano i tempi di prescrizione) che in campo culturale (guardare l’ostilità, a titolo esemplificativo, con cui certi programmi di inchiesta vengono accolti, troppo spesso bollati come faziosi aprioristicamente).
Dire che la mancanza di legalità intesa come corruzione e spregiudicatezza etica opprima il capitale umano italiano è ormai un fotografare un dato di fatto, sta perdendo la sua connotazione di denuncia per diventare quasi cliché. E’ il momento dei fatti. Bene il ddl anticorruzione nella sua versione proposta da Il Fatto Quotidiano che come ricordato dall’on. Granata è prioritario approvare e far diventare legge dello Stato ma è anche l’ora che siano le organizzazioni e le associazioni dei cittadini nelle loro più disparate forme a muoversi. Sull’esempio di ciò che Confindustria Sicilia ha fatto sul versante della lotta alla mafia e al racket, buttando fuori dalla sua organizzazione gli imprenditori che pagano il pizzo, perché la stessa Confindustria non si mette in moto per qualcosa che distorce il mercato e la serena convivenza al pari della mafia, ovvero perché Confindustria non butta fuori tutti i suoi associati che pagano tangenti ed evadono le tasse o commettono altri reati di natura finanziaria? Del resto se si condannano gli imprenditori che si piegano al pizzo essendo spesso vittime sarà facilissimo condannare quegli imprenditori che non essendo vittime sono solo dei criminali. Qualche malalingua può dire che cosi Confindustria si svuoterebbe, dicevano lo stesso di Confindustria Sicilia prima che iniziasse ad espellere gli imprenditori vicino alla mafia ma in realtà é successo che sempre più gente (ma ancora la strada è lunga) ha iniziato a denunciare gli estorsori, magari finirebbe cosi anche nella lotta alla corruzione, o no?
lunedì 25 ottobre 2010
Fabbrica Cinese Automobili Pechino
domenica 24 ottobre 2010
Selezione all'entrata per l'esplosione del PDL
giovedì 21 ottobre 2010
Il movimentismo per la legalità contro la real politik
martedì 19 ottobre 2010
La "cosa giusta"....
“Andate avanti. Non fermatevi ora”: è questo l’incitamento incessante e continuo, quasi imbarazzante, che riceviamo in queste settimane, in qualsiasi contesto o luogo ci troviamo, in qualsiasi angolo d’Italia.
Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.
Una spinta che proviene dai settori più disparati e eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.
E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.
E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.
Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.
La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.
E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.
Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.
A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.
Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.
Ma solo se facciamo “la cosa giusta”…
venerdì 15 ottobre 2010
AAA Cercasi nuova classe dirigente

I dati pubblicati oggi dalla Banca d'Italia sono più che allarmanti. Disoccupazione giovanile tre volte superiore alla media storica, famiglie sempre più indebitate e che non consumano più, debito pubblico a livelli record ed entrate fiscali in diminuzione. Si dirà è colpa della crisi. Bene proiettatevi all'indietro di circa 20 anni e ricordate. C'era il problema del debito pubblico, ma oggi è più alto, c'era il problema della tassazione, ma oggi il prelievo fiscale è maggiore, in compenso non si pagava per posteggiare una macchina in strada, i servizi sanitari erano quasi tutti gratuiti, e la qualità non è certo aumentata, ma soprattutto allora c'era la speranza nel futuro. Oggi tutte le indagini sociologiche danno un risultato univoco: la gente non crede più nel futuro dell'Italia. Si chiama declino. In qualsiasi condominio, azienda, organizzazione sociale, l'amministratore sarebbe stato sostituito, in altre nazioni nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno visto che periodicamente intere classi dirigenti fanno le valigie dato che il ricambio è sancito costituzionalmente. Guardare immagini come quelle britanniche in cui si sfidano quarantenni per i posti di comando fa quasi ridere qui in Italia dove fa comodo far entrare in politica i ventenni promettendogli un radioso futuro che verrà fra chissà quanti anni e gestire il potere attraverso la gerontocrazia, estromettendo tutta la fascia di età che va dai 30 ai 50 anni che è meglio che si occupi d'altro e che entri nell'economia produttiva piuttosto che competere per i posti di comando. Generazione Italia nasce su basi diverse, perchè si definisce aggregatore intergenerazionale, ed individua proprio nella società bloccata il problema dei problemi. Futuro e Libertà saprà interpretare ed ereditare lo spirito di Generazione Italia? Fra i 15.000 iscritti di Generazione Italia di cui molti non hanno mai fatto politica e non sono stati eletti, ci sarà qualcuno meritevole di entrare nello staff dirigenziale del partito che verrà? Qualcuno in grado di apportare, grazie alla propria storia professionale ed alle proprie capacità, un'idea diversa della politica ed in grado di parlare alla gente che è nauseata o quantomeno delusa dalla classe dirigente attuale? Noi crediamo in Gianfranco Fini e siamo sicuri che da statista qual è saprà interpretare questa esigenza dell'Italia e del nuovo soggetto politico nascente rafforzando le nostre speranze e rendendole realtà.
martedì 5 ottobre 2010
La prova che la Lega è secessionista.....e che il PDL, anche.
domenica 3 ottobre 2010
I fattori di successo del partito che verrà
Soprattutto ci si appellava ai giovani per superare le vecchie ideologie e costruire una società basata su dei valori condivisi e non su steccati ideologici. Generazione Italia, in quanto aggregatore intergenerazionale, raccoglieva questo messaggio e lo faceva suo dando la possibilità alla gente di tornare a far politica in modo spontaneo, facce nuove ed idee nuove che si andavano ad affiancare ad una struttura politica che si stava formando ed organizzando perlopiù proveniente dall'ex AN. A questo punto il sogno si può avverare, permetteteci però di sottolineare l'importanza strategica della difesa dell'anima spontaneista nella costruzione del nuovo soggetto politico. E' chiaro che è la parte debole, perchè sincera, senza esperienza e fedele alla Causa. Lo sforzo della classe dirigente nazionale sarà quello di preservarla e valorizzarla sia per mantenere intatto lo spirito costruttivo che alberga in Generazione Italia, sia per non ridursi ad un'AN in versione mignon, visto che la capacità attrattiva di questa parte del movimento è maggiore nei confronti di quelle fasce di popolazione che non vanno più a votare e che è nauseata dalla classe politica. Vogliamo ribadire con forza quanto abbiamo letto sul manifesto costitutivo di Generazione Italia e che ci ha convinto ad aderire con il massimo impegno e la massima convinzione:
domenica 26 settembre 2010
Al Gran premio di Montecarlo non arriveremo ultimi
giovedì 23 settembre 2010
La Lega all'assalto dei risparmi meridionali, i libici di quelli italiani

martedì 21 settembre 2010
Caro Gianfranco, senza se e senza ma contro cricche, prepotenti e ascari
il distacco con il quale hai evitato di commentare la sceneggiata taorminese di Silvio Berlusconi, lo capisco profondamente ma devo confessarti di non condividerlo fino in fondo.
La volgarità delle parole di Storace e la gravità di quelle di Donna Assunta, in una cornice da taverna da parte dei tanti “nuovi ascari” della fiamma accorsi, merita, infatti, più di una riflessione da parte nostra.
Ancora una volta il disprezzo ostentato nei nostri confronti da uno come Storace, indagato per la mala gestione della sanità laziale e da te miracolato con la nomina a Ministro e le parole durissime di chi abbiamo contribuito a far eleggere Presidente del Consiglio suonano allucinanti mentre ancora alcuni dei nostri utilizzano toni melliflui e dorotei sui nostri rapporti con il Pdl e sulla priorità assoluta di offrire uno scudo giudiziario al Premier.
Allora, Gianfranco, voglio dirti con chiarezza e affetto: non ci sto a sposare ancora la tesi della congiura giudiziaria contro Berlusconi.
E mentre con i dossier e i giornali di famiglia continua e si fa ancora più grave il metodo Boffo nei tuoi e, in prospettiva, nei nostri confronti, non sopporto più le sofferte riflessioni e le trovate giuridiche di qualche amico al fine di provare a garantire impunità nei confronto di chi, potendo, ci cancellerebbe dalla scena politica.
Non ci sto a sopportare con rassegnazione attacchi e lezioni di moralità politica nei nostri confronti dai difensori di alcune delle figure più torbide della storia repubblicana e da chi cerca di mettere insieme, con ogni mezzo, deputati disposti a tutto.
Gianfranco, tu sai bene, ed è il tuo più grande insegnamento, che per costruire una grande forza nazionale, legalitaria, Repubblicana e Costituzionale, dobbiamo far si che i mezzi siano all’altezza dei fini: allora va bene il sostegno al programma votato dagli elettori, ma riempiamo immediatamente di contenuto politico il senso delle “mani libere su tutto il resto” che abbiamo rivendicato.
Serve immediatamente una rigorosa norma anticorruzione, e non è più rinviabile la concessione di diritti pieni di cittadinanza a tanti bambini e ragazzi nati in Italia da genitori regolarmente qui residenti e che si sentono, e sono, “nuovi italiani”. Allo stesso tempo non è più rinviabile una rigorosa iniziativa politica e parlamentare sulla libertà d’informazione e sul conflitto d’interesse.
Eppoi occorre porre rimedio con il reperimento di adeguate risorse, agli enormi problemi della scuola pubblica, della ricerca e dell’Università se vogliamo costruire percorsi di superamento del declino nazionale, come attenzione e sostegno non potranno mancare a misure straordinarie adeguate per le forze dell’ordine e per la magistratura.
Essenziali poi nuove politiche culturali e ambientali, al fine di salvaguardare e rilanciare il più grande patrimonio, e la più grande risorsa dell’Italia.
Lo spazio politico che possiamo aprire, restando fedeli alle nostre radici ma con “capacità dinamica” di interpretare una “certa idea dell’Italia” è enorme, come enorme è la stima che gli italiani onesti hanno nei tuoi confronti.
Serve però liberarsi subito da tatticismi eccessivi e moderatismi privi di progetto e andare finalmente in campo aperto a parlare all’Italia profonda in modo semplice e coerente.
Solo così varrà la pena di percorrere questa nuova avventura politica.
Con l’ambizione di poter costruire un’Italia diversa e liberata da cricche, prepotenti e ascari.
sabato 18 settembre 2010
Lega Sud in franchising o svolta liberista per il Mezzogiorno?
Ogni giorno registriamo la nascita di partiti del sud. Ultimo nato è il "partito del popolo siciliano" di Gianfranco Miccichè, che fin dalla nascita si dichiara alleato del Pdl e della Lega. Nasce un partito per difendere le esigenze del sud e si allea immediatamente, senza nemmeno una critica, con chi sta contribuendo ad aumentare ogni anno il divario economico fra le due aree. E' chiaramente un'operazione di marketing orchestrata da chi di comunicazione se ne intende. Si comprende addirittura dal nome. Quello che preoccupa è il fiorire di questi partitini meridionalisti, per la maggior parte senza nemmeno rappresentanza parlamentare, che vogliono interpretare le esigenze dei meridionali, in contrapposizione ad un partito in crescita come la Lega Nord. Paradossalmente ne fanno il gioco. Contrapporsi meridionali contro settentrionali è già di per sè sbagliato, se poi lo si fa divisi, con partitini personalistici, che hanno una piattaforma politica confusa e perfino alleandosi con chi si vuole osteggiare diventa semplicemente un tentativo di arrivare a delle poltrone seguendo le mode del momento. Le giuste esigenze di sviluppo del meridione debbono essere commisurate con le rivendicazioni settentrionali, all'interno di un partito nazionale. Ma questo partito nazionale ci deve essere e si deve far sentire, dando la giusta rappresentanza anche alle rivendicazioni meridionali che sono assenti da molti anni nel dibattito politico. Questa è la risposta alla Lega. Insieme si può. Il fatturato delle aziende settentrionali è in quota parte derivante dai consumi del sud. Tutto è già unito nei fatti, chi vuole dividere in segmenti e compartimenti stagni le varie aree del paese o non capisce nulla di economia o è in malafede. Sono questi i ragionamenti che un partito nazionale dovrebbe iniziare a fare nel settentrione. Non c'è bisogno di convincere i siciliani, ma c'è bisogno di parlare ai veneti, ai piemontesi, ai liguri, ai lombardi. C'è anche bisogno di più rappresentanza in termini parlamentari e governativi per far approvare provvedimenti di sviluppo per il Mezzogiorno, che sostituiscano il mercato allo stato, attraverso la leva fiscale, utilizzando inizialmente il criterio del de minimis per poi cercare di modificarlo in sede europea, per ricontrattare tutto l'impianto del federalismo, che non si comprende perchè parta dall'analisi dei costi standard, invece che dalla redistribuzione delle entrate fiscali in funzione delle imposte effettivamente pagate e dall'autonomia impositiva delle regioni. Sono discorsi tecnici, ma che andrebbero fatti nelle sedi opportune e non nelle aule universitarie e nei convegni che si stanno svolgendo qui in Sicilia e che rimangono lettera morta. Con questo articolo vogliamo stimolare i parlamentari di Futuro e Libertà a prendere in mano il problema e iniziare a studiare da vicino la questione, senza aspettare i numeri di Calderoli e Tremonti. Iniziamo ad elaborare una controproposta di federalismo sostenibile che parta da presupposti di interesse nazionale. Noi di Generazione Palermo già abbiamo iniziato a collaborare con altri circoli, di Torino e di Roma, per coprire l'intero territorio e dare una risposta italiana, coinvolgendo degli esperti di diritto tributario e di economia, perchè percepiamo la paura della gente, stiamo lavorando per il futuro dei nostri figli, il presupposto per cui sono nati Generazione Italia e Futuro e Libertà.
giovedì 16 settembre 2010
martedì 14 settembre 2010
Spari nel silenzio
Permetteteci una notazione personale, sono anni che sentiamo parlare di pescherecci che vengono allontanati da acque internazionali, per una rivendicazione pretestuosa del Golfo della Sirte da parte delle autorità libiche e la scusa addotta dal governo libico non sembra reggere alla prova del buon senso. Penalizzare la nostra industria ittica, che a Mazara del Vallo dà lavoro a migliaia di persone, in zone dove ce n'è già poco, in nome di chissà quali accordi, ci sembra un'ulteriore forma di distanza che il governo offre ogni giorno ai propri cittadini, malgrado le barzellette e gli ammiccamenti sparsi con generosità.
domenica 12 settembre 2010
Oltre i personalismi nel partito che verrà

Noi di Generazione Palermo siamo un circolo nato spontaneamente e costituito da persone che non avevano mai fatto politica, operiamo sul territorio e su internet ogni giorno, ed abbiamo la fortuna di entrare in contatto sia con molta gente della provincia palermitana, che con altra residente in ogni zona d'Italia. Inoltre le persone non ci vedono (ancora?) come dei politici, e si aprono più facilmente. Ci riuniamo con molta frequenza, quindi, come molti altri circoli di natura spontanea, stiamo sviluppando una sorta di sensibilità rispetto alle aspettative dell'elettorato potenziale e non che nessun freddo sondaggio potrà arrivare a dare. Notiamo che l'interesse attorno a noi cresce di giorno in giorno, perchè siamo visti come una novità, e siamo un mix quasi perfetto tra politica e movimentismo con la giusta dose di leadership. E' proprio questo il punto. Molti di quelli che si avvicinano a noi hanno votato AN prima e PDL poi, oppure erano rimasti delusi dallo scioglimento di Alleanza Nazionale e non avevano più votato. Altri provengono da altri percorsi, sempre a livello di voto, di centro ed addirittura di sinistra. Quello che accomuna tutti è la voglia del ritorno alla politica, alla discussione, alla formazione di un partito vero, con cariche elettive, democrazia interna e possibilità di partecipazione. Si è stufi delle dizioni "leader carismatico", "la gente lo vuole", il "ghe pensi mi". La politica è un'altra cosa. Qui sta l'errore dei politici e degli attivisti del PDL o per meglio dire di "Forza Italia allargata" che stanno tentando di far passare il messaggio che noi siamo i figli di un gioco di potere, di un'antipatia personale tra leader e coerentemente con questa linea attaccano Gianfranco Fini a livello personale e familiare, cercando di emulare e superare quello che è stato fatto al loro stesso leader per anni , magari con qualche argomento in più. Ebbene non è così, perchè siamo portatori di valori e di idee innovative, esiste un fermento culturale e sociale che presto avrà uno sbocco politico e che costituirà un'arma di attrazione troppo forte, rispetto all'offerta pidielliena del "ghe pensi mi". Una visione del presente e del futuro, delle ricette innovative per i precari, per il mondo della formazione e dell'istruzione, per lo sviluppo economico, per la crescita del mezzogiorno e del settentrione con attenzione alle diverse peculiarità, ma tenendo ben presente la coesione nazionale, un'attenzione particolare alla possibilità di una rinascita culturale e sociale del paese che è in forte declino che passi anche attraverso l'integrazione di chi vive da noi da anni e che ora a livello amministrativo quasi non esiste, un'unione su dei valori come la legalità e l'unità nazionale, ma soprattutto la possibilità di portare facce nuove all'interno della classe dirigente e sbloccare finalmente una società ferma e chiusa in se stessa. Il partito che verrà avrà indubbiamente un leader, ma non si fermerà ad esso, avrà un'organizzazione, una democrazia interna, un fermento di idee e di proposte, che difficilmente potrà essere fermato dalla calunnia o dall'attacco personale o dal far passare come quello che sta accadendo alla stessa stregua di una lite condominiale. Da Mirabello è partito un segnale a tutta la politica italiana, finalmente c'è una parte politica che ritorna al servizio di chi la vota o di chi la vorrebbe votare.
mercoledì 8 settembre 2010
Filaga un'occasione di crescita

F: formazione
I: interazione
L: lavoro
A: armonia
G: giovani generazioni
A: amicizia
Raggiungere Filaga non è stato facile : la strada accidentata e senza luci durante quel viaggio nella notte fredda e incombente di montagna non era un grosso incentivo a proseguire. All’arrivo il cellulare completamente irraggiungibile e la visione di una borgata, pressoché dispersa nelle campagne dell’ entroterra siciliano, costituita da un unico rettilineo (una sorta di linea immaginaria) che unisce un dormitorio ad un unico tendone bianco occupante quasi completamente la piazza principale, aveva suscitato in me qualche perplessità sulla opportunità di restare. Eppure qualcosa mi aveva condotta a Filaga ,avevo voluto partecipare ad ogni costo perché avevo avuto la sensazione che lì sarebbe accaduto qualcosa di entusiasmante e galvanizzante.
E Filaga non mi ha delusa.
Parlare della Summer School della politica organizzata dalla LUP a chi non è stato a Filaga non è semplice ; si tratta di descrivere sensazioni, colori , emozioni che solo un esperto narratore saprebbe fare sapientemente.
Si potrebbe parlare dell’ infinito programma che ci ha tenuti impegnati giorno e notte in una sorta di immenso esercizio mentale di attenzione , concentrazione e riflessione.
Si sono prese in considerazione le materie piu disparate, materie che ogni amministratore,ogni politico dovrebbe approfondire per risolvere i problemi sostanziali della società in cui viviamo: in primo luogo lo sviluppo del capitale sociale e la costruzione di leadership sensibili, lo sviluppo dei trasporti e le tecnologie applicabili, numerosi aspetti del federalismo , le problematiche degli agricoltori, l’ energia in Italia ,le organizzazioni giovanili , il ruolo del mediterraneo nel terzo millennio , il lavoro e l’ impresa.
E da qui l’ immenso palinsesto che ha visto impegnati ,in lezioni frontali e convegni pomeridiani e serali , una congerie di intellettuali , politici , amministratori e uomini di potere tutti impegnati a definire meglio e sviluppare il più possibile il tema dello stage: IL SUD TRA POTERE E CAMBIAMENTO.
Fare tutti i nomi sarebbe impossibile ma voglio citare coloro i quali mi hanno più colpita stimolando in me la voglia di studiare e approfondire quelle tematiche.
Da Padre Francesco Beneduce allo scrittore Aurelio Pes , dal prof. Gianfranco Viesti ad Andrea Piraino , da Vanessa Seffer a Pino Aprile, Carla Monteleone , Vincenzo Porcasi , Floriana Cerniglia, Mario Ciampi , Alessandro Bertirotti , Paolo Contini , il vulcanico Beppe De Santis , Ettore Artioli.
Ma Filaga non è stato “solo” questo.
Sotto quel tendone bianco ci siamo ritrovati ,conosciuti e riconosciuti in tanti: giovani con la voglia di fare qualcosa per cambiare il proprio futuro , annunciato ormai da più fronti come nefasto.
Il confronto e talvolta lo scontro di pensieri e caratteri differenti hanno creato quell’ alchimia che ben viene definita spirito di gruppo, e ritrovarsi differenti ma pronti al dialogo e al dibattito ha stimolato la nostra voglia di collaborare per creare una politica diversa , non eretta su blocchi contrapposti ma capace di creare quel compromesso necessario al raggiungimento del bene comune che dovrebbe costituire l’ interesse primario di ogni buon politico.
In un clima di profonda crescita culturale e spirituale si sono create conoscenze e amicizie tra coloro i quali cercheranno di diventare i futuri amministratori della cosa pubblica e coloro i quali lo sono o lo sono stati . Ci si è potuti esercitare nel lavoro del politico sviluppando tematiche e quesiti e intervenendo in piena libertà ed autonomia anche durante comizi importanti , come quello tenuto dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo.
Ma Filaga è stato ancora di più: momenti di divertimento , sorrisi , goliardia e una bellissima festa a sorpresa a fine stage ; momenti in cui docenti e discenti si sono incontrati , conosciuti e stimati.
Che altro dire: mi dispiace per tutti coloro i quali non hanno partecipato , perché un vero politico è un politico preparato, consapevole dei problemi che affliggono il proprio territorio e capace di risolverli.
A fine settimana ho scoperto che per arrivare a Filaga c’è una strada più veloce , facile e scorrevole, non accidentata. Se l’ avessi percorsa all’ inizio del mio cammino probabilmente non avrei apprezzato cosi tanto il punto d’ arrivo.
Percorrete sempre la strada più difficile , perché le avversità possono essere delle formidabili occasioni di crescita.
Anche questo è Filaga.
Un ringraziamento particolare all’ Architetto Michelangelo Salamone, ai tutor della Summer School ed a Generazione Palermo che grazie all'accordo con la LUP mi ha dato la possibilità di vivere questa bellissima esperienza.