martedì 28 agosto 2012

Base Liberale e il Partito Liberale Italiano propongono Giulia Bongiorno alla Presidenza della Regione Sicilia

Base Liberale e Generazione Palermo concordano con l'idea del Partito Liberale che solo una figura nuova, alta e di professionalità riconosciuta può ricoprire una carica come quella di Presidente della Regione. Trasformismi gattopardeschi e operazioni di potere fanno solo il male della Sicilia. Noi vogliamo alla guida della Regione una donna in gamba per creare una discontinuità con il passato. In Futuro e Libertà abbiamo risorse come Giulia Bongiorno che rispondono a queste caratteristiche. Perchè non proporre questo tipo di candidature che uniscono, invece di andare dietro a candidature interne o esterne che dividono?

mercoledì 22 agosto 2012

I candidati del nostro partito li appoggiamo senza se e senza ma

Tutti sanno che io e Fabio Granata abbiamo avuto delle divergenze e comunque abbiamo idee differenti su basi prettamente ideologiche ed economiche (solo sulla legalità posso andare d'accordo con lui), però in una situazione ingarbugliata come questa Futuro e Libertà ha solo due soluzioni: 
o fa un'alleanza con il PD e l'UDC a sostegno di Crocetta, con una lista creata insieme agli amici dell'API
del Partito Liberale (Nuovo Polo Liberale per la Sicilia), oppure sceglie la strada della candidatura solitaria (magari anche con gli amici dell'Api e del PLI se vorranno accompagnarci in questa scelta coraggiosa). La seconda strada prevede la designazione di un candidato alla Presidenza di Futuro e Libertà e la mia onestà intellettuale vuole che io appoggi la candidatura Granata, anche se gli consiglierò di ammorbidire il suo oltranzismo verso le idee liberali e di dire ai suoi amici sul territorio palermitano di darsi una calmata.
Alessandro Piergentili responsabile circolo FLI Generazione Palermo e coordinatore di Base Liberale

L'orrore della cattiva politica. Nasce la nuova Lega Sud.

di Alessandro Piergentili - Nasce in Sicilia la nuova Lega Sud. Non ci si può credere, ma è tutto vero. L'uomo del marketing berlusconiano ritira fuori il coniglio dal vecchio e bisunto cilindro e ripropone al sud ciò che ha fallito miseramente al nord. In termini di voti e di marketing politico ha governato tanti anni, questo è vero, ma  in termini politici è stato un vero fallimento. Non fa nulla, il trasformismo regna sovrano e l'asse Lega Nord-Pdl, Destra di Storace viene ripreso in Sicilia senza modificare nulla. Anzi i nomi cambiano, si chiamerà Alleanza per la Sicilia, ma la sostanza è quella. Ci chiediamo dove andranno ad immergere l'ampolla vista la scarsità d'acqua, specialmente dopo questa Estate torrida che ha provocato incendi e siccità. Qualcosa si inventeranno. Come al solito si vuole governare con le ali estreme. Si propone un candidato de La Destra di Storace, anche se persona rispettabilissima e si confeziona un pacchetto degno del miglior Borghezio in salsa siciliana. Il tasso di democraticità di un territorio si rileva anche da queste sfumature. Più il paese è democratico, più si vince al centro, con politiche equilibrate e serie. Qui in Italia spesso ce lo dimentichiamo. Però ci permettiamo di ricordare che Futuro e Libertà nasce soprattutto in chiave anti Lega e che la politica del governo Monti , che il nostro partito ha sostenuto, è quanto di più lontano possa esistere dalla grande ammucchiata che si sta preparando nella nostra isola. PDL+ PID+ Forza del Sud + ex MPA (ora Partito dei siciliani)+ La Destra di Storace+ MPS. Un minestrone insipido che riunisce logiche clientelari e le confeziona in un packaging che si chiama autonomia. Quindi Futuro e Libertà non può e non deve mortificare il proprio DNA per partecipare alla grande ammucchiata. O soli, o il male minore, che poi non è altro che un'anticipazione di quello che si profila a livello nazionale. Un'alleanza con l'UDC e con il PD per appoggiare Rosario Crocetta, un ottimo candidato. Siamo sicuri che i dirigenti di Futuro e Libertà qui in Sicilia sanno bene che non conta solo vincere, lo dimostra la nostra breve storia e l'animus finiano. Coraggio, le scelte più difficili sono quasi sempre le migliori.

mercoledì 8 agosto 2012

Il groviglio siciliano. Alleanze ancora incerte a poche settimane dal voto.

di Alessandro Piergentili- Fini nella recente intervista al TG2 ha indubbiamente dettato la linea a livello nazionale. Il test siciliano diventa ora di massima importanza anche per testare tale linea. Però. C'è un però. In Sicilia, la storia recente, ha creato connubi e lacerazioni che mal si prestano ad alleanze perfettamente aderenti alla linea nazionale. La politica è anche l'arte dell'impossibile. Inerzialmente il FLI siciliano ha molte probabilità di ritrovarsi in un'alleanza a sostegno del candidato alla Presidenza della Regione Gianfranco Miccichè, scelto ormai anche dal PDL su input diretto di Berlusconi. Questo perchè il legame con l'MPA e le altre forze del Nuovo Polo (MPS, API e PLI) non ci permette una scelta libera e solitaria. Le dichiarazioni dei leader regionali di FLI, Briguglio in primis, invece vanno nel senso opposto e si rivolgono ad un altro candidato Rosario Crocetta del PD, ma sponsorizzato finora solo da una parte del PD e dall'UDC. Qui viene il bello, perchè nel groviglio della politica siciliana ci sarebbero tante cose da spiegare ad osservatori esterni. Il primo nodo da sciogliere è il pessimo rapporto tra UDC e MPA che Futuro e Libertà sta tentando di mediare. Se si riuscisse a sciogliere questo nodo, la linea finiana potrebbe facilmente passare dal nazionale al regionale con un'alleanza MPA-Nuovo Polo-UDC e a sostegno di Crocetta o chi per lui. Se invece l'MPA e l'MPS sceglieranno di aderire all'altra alleanza, quella con Forza del Sud e con il PDL, oltre il PID di Saverio Romano, allora Futuro e Libertà, insieme ad API e PLI, saranno costretti ad una scelta comunque dolorosa. Senza dimenticare la possibilità remota del terzo scenario e cioè della corsa in solitaria del Nuovo Polo con l'MPA. Chi scrive è convinto che la scelta deve ricalcare la linea nazionale e convergere comunque verso l'UDC, è impossibile che i nostri elettori comprendano un'alleanza con il PDL in una regione così importante, inoltre nell'aria c'è voglia di cambiamento e riproporsi con la maggioranza uscente riveduta e corretta con l'aggiunta di forze impopolari a livello locale e nazionale non farà che indebolire FLI. Scusateci se per una volta non abbiamo parlato di contenuti, che comunque debbono essere approfonditi e rivolti sempre ed unicamente ad una diminuzione dei costi pubblici improduttivi, ma ci siamo limitati a fotografare la situazione delle alleanze visto il groviglio venutosi a creare.

venerdì 3 agosto 2012

Destra e Sinistra



di Enzo Palumbo

Ho letto con interesse l’articolo di Fabio Granata pubblicato qualche giorno fa sul sito di Futuro e Libertà, e ciò mi ha stimolato qualche riflessione, avvertendo subito che cercherò di entrare sull’argomento “in punta di piedi e con rispetto per tutti”, da esterno quale sono ma anche tuttaltro che indifferente rispetto al dibattito in corso  all’interno di Futuro e Libertà e di GenerazioneItalia.
Trovo che quello di Granata sia, in tutta la sua prima parte, una legittima e giustificata rivendicazione di un grande atto di coraggio politico e di onestà intellettuale, compiuto da Fini e dai suoi più stretti amici nel momento in cui hanno deciso di separare le loro responsabilità da quelle del "grande imbonitore", che aveva portato l'Italia sull'orlo del precipizio; nell'assumere quella coraggiosa decisione, Fini ed i suoi hanno dimostrato una preveggenza di due anni rispetto al momento in cui la situazione è apparsa irrimediabile.
Ed è appena il caso di aggiungere che, nei liberali del PLI, quella preveggenza è stata ben maggiore, essendo cominciata almeno nella primavera del 2008, quando hanno deciso di affrontare quelle elezioni in assoluta solitudine, mentre in altri liberali (pochi, per la verità), che proprio per questo sono approdati al PLI con qualche ritardo, la previsione del disastro al quale eravamo destinati è maturata anche prima, addirittura all’indomani delle elezioni del 1994.

Il momento magico per FLI si colloca nell'estate-autunno del 2010, allorché, sarebbe stato possibile cambiare nel profondo la storia recente del Paese, se appena Fini avesse avuto l'accortezza di rassegnare le dimissioni (che sarebbero state certamente respinte da una maggioranza diversa da quella di governo, così segnando la rottura con quel mondo) e se, a questo punto, si fosse subito sfiduciato il governo (invece di ritardare oltre ogni ragionevolezza una resa dei conti che era ormai scritta nei reciproci comportamenti, il che ha consentito a Berlusconi di utilizzare le sue copiose risorse per invertire il corso delle cose).
In quella ipotetica situazione, tuttavia non realizzatasi, poteva avere forse qualche senso il tentativo di rivendicare la titolarità di una posizione di “destra repubblicana, costituzionale e legalitaria”, in contrapposizione con lo scempio legislativo operato negli anni del berlusconismo dall'altra destra, quella degli affari e delle leggi ad personam.
Ne sarebbe venuto probabilmente il consenso di una parte significativa dell'opinione pubblica, disgustata dello scempio che si andava facendo della legalità, ma pur sempre preoccupata di aprire la strada al centrosinistra inconcludente e rissoso del secondo governo Prodi, come anche restia ad accodarsi alla rinascente sirena democristiana.

Ma così non è stato, e quindi attardarsi oggi a rivendicare quella posizione di "destra legalitaria", come sembra volere fare Granata, mi appare come una risposta superata rispetto ad un problema che non c'è più.
Non per questo le cose che scrive Granata nella prima parte del suo articolo sono meno vere ed apprezzabili; ma bisogna rendersi conto che, nel frattempo, quello scenario (che allora era effettivamente emergenziale) è superato da nuove emergenze, che attengono a questioni esistenziali con cui gli italiani stanno facendo i conti ogni giorno di più.

A mio parere, ciò che va fatto, hic et nunc, è di attrezzare un'offerta politica che copra uno spazio ben diverso, e cioè quello del liberalismo organizzato, di cui la società italiana avverte oggi estremo bisogno, come risulta evidente dalle tantissime iniziative che da qualche tempo vanno qua e là fiorendo, spesso per sfiorire subito dopo, e ciò proprio per la mancanza (o, se si vuole, per l'insufficienza) di una struttura politica adeguatamente attrezzata per tramutare l'aspirazione istintivamente avvertita in proposta politica credibile, e così coprendo, nel campo specifico del liberalismo organizzato, un "vuoto italiano" che appare inspiegabile a tutti i liberali europei.

Se FLI vuole dare il suo importante contributo in tal senso, la strada da percorrere non mi sembra quindi quella di rivendicare una labiale collocazione di destra (che porta inevitabilmente, come mi pare che lo stesso Granata paventi, alla destra sociale storaciana ovvero al radicalismo turboliberista del tea-party all'amatriciana), ma piuttosto quella di concorrere alla formazione di un'offerta politica "liberale", nel senso crociano del termine, affiancandosi (nei modi che non sarà difficile individuare con generale soddisfazione) a chi questa battaglia la conduce da anni, pur avendo ben chiara la consapevolezza della propria insufficienza a ricoprire un ruolo, che è tanto più difficile e gravoso quanto più drammatici sono i problemi che l'Italia di oggi è chiamata a risolvere per  mettersi al passo delle grandi democrazie europee.

Il dato di partenza è quello della c.d. "agenda Monti", che oggi tanti sostengono mostrando di subirla e che sarà un'esigenza anche del futuro, ma che rischia di restare un ricordo del passato se nella prossima legislatura non ci saranno forti gambe liberali attrezzate a superare un doppio ostacolo per proseguire il cammino verso l'integrazione europea e verso l'omologazione delle nostra struttura sociale rispetto a quelle delle altre società europee: da un lato la barriera del dirigismo statale e dei corporativismi localistici e sociali, che frenano le dinamiche della competizione; dall'altro la barriera dell'egoismo individuale, che impedisce di garantire a tutti lo stesso livello di opportunità nella partenza per la gara della vita.
Si tratta di due sfide assolutamente liberali, che richiedono capacità di innovazione ma anche senso della misura ed attenzione verso le fasce meno fortunate della società, per evitare velleitarismi anarcoliberisti e rotture sociali, che finirebbero per ostacolare le riforme necessarie al nostro Paese per diventare una grande democrazia liberale, in cui ciascuno possa complessivamente riconoscersi pur nella critica verso singoli aspetti, il che è poi il lievito da cui originano innovazione e crescita.

Credo che in proposito soccorrano le parole scritte da Benedetto Croce nel dicembre del 1951 per i liberali di allora (e sulle quali si sono formate generazioni di giovani liberali), che mi piace qui citare nella loro letteralità, anche perché, sessanta anni dopo, appaiono assolutamente profetiche, sino al punto che ci è sembrato giusto riproporle come ragione sociale del nostro recente Congresso Nazionale:

"Vorrei che coloro che si determinano a iscriversi al Partito liberale facessero in quell'atto una seria meditazione su questo punto: che cioè il liberalesimo ha una singolarità, che è l'unico partito di centro che si possa pensare. Per questa ragione, esso non può dividersi in una sinistra ed in una destra, che sarebbero due partiti non liberali. Naturalmente il Partito Liberale esaminerà e discuterà sempre provvedimenti di sinistra e di destra, di progresso e di conservazione, e ne adotterà degli uni degli altri, e. se così piace, con maggiore frequenza quelli del progresso che quelli della conservazione. Ma non può celare a sé stesso questa verità, che la libertà si garantisce e si salva talora anche con provvedimenti conservatori, come talaltra con provvedimenti arditi e persino audaci di progresso. Questi esami e queste discussioni, che si chiudono nel quadro anzidetto, sono la vita concreta del partito Liberale, e non c'è nulla di più insulso dell'accusa che il liberalismo, non essendo di un partito solo ma comprendendoli tutti e due, non è un partito. E' tanto più largo e più umano, e, in definitiva più forte, quanto più è partito di centro"

Si tratta, in fondo, dello stesso concetto che sarà più tardi espresso da Isaiah Berlin, uno dei maggiori pensatori liberali dello scorso secolo, quando affermò che "un liberale sta in mezzo, perché sta all'estrema destra della sinistra ed all'estrema sinistra della destra".
E quindi, se, come ci fanno capire Croce e Berlin, quelli di “destra” e “sinistra” sono termini bugiardi (nella sostanza) ed ambivalenti (nella forma),  non cadiamo nella trappola e lasciamo che ad usarli siano quelli che su questa dicotomia ci hanno marciato in passato ed intendono continuare a farlo, utilizzandoli come trappole per catturare subdolamente consensi che non meritano.
Concentriamoci invece sulle cose da fare per rispondere concretamente all’appello promosso da Base Liberale e pubblicato su Generazione Palermo di mercoledì scorso, certamente valido per la Sicilia ma agevolmente estensibile a tutto il Paese, avendo anche la consapevolezza che la “legalità repubblicana”, o come altro vogliamo chiamarla, non è patrimonio né della destra né della sinistra, ma appartiene più semplicemente a tutte le persone per bene di questo Paese, che sono tantissime e stanno dappertutto.
E facciamo in modo che il prossimo futuro (che mi piace chiamare, proprio per questo, un "Futuro Liberale") ci dia la possibilità di attrezzare insieme – senza introdurre nel dibattito termini oggettivamente divisivi e sostanzialmente inutili – un'offerta politica che abbia la forza di riformare le tante cose che vanno cambiate e di conservare le poche cose che vanno conservate; e, più di tutto, che abbia anche la capacità di distinguere le une dalle altre.

Minestrone siciliano o soggetto politico nazionale? A noi la scelta.

di Alessandro Piergentili - Due giorni fa il blog di Base Liberale ha pubblicato un appello a vari esponenti politici per arrivare ad un'unione di tutte le componenti politiche con una matrice liberale al fine di attivare una prossima legislatura siciliana basata sullo sviluppo, l'introduzione del mercato e l'abbandono delle politiche assistenzialistiche. Abbiamo avuto risposte dirette e indirette che francamente ci lasciano perplessi, ma positivamente orientati. Quella che ci ha stupito di più è quella del partito da cui siamo nati e di cui facciamo parte attiva fin dalla sua nascita: Futuro e Libertà. Il nome non lascia spazio a dubbi sulla matrice liberale del soggetto politico, così come il percorso di avvicinamento ventennale di Gianfranco Fini. Si parla di autonomismo patriottico e spazi nelle liste per chi si vuole aggregare. Bene, anzi, forse bene. Condividiamo pienamente l'idea di fondo e cioè quella di costruire una forza nazionale con forti radici territoriali e che rivendichi potere di contrattazione. Però suggeriamo la soluzione non sta in semplici rivendicazioni territoriali di tipo tattico senza l'assunzione di una visione strategica. L'area liberale è in grado di fornirla. Si può essere autonomisti per chiedere più fondi allo stato e maggiori introiti fiscali al fine di aumentare la spesa pubblica e si può essere autonomisti per chiedere meno fondi e più aree a fisco zero (legge del 2007)  con l'obiettivo di attrarre imprese sul territorio e creare posti di lavoro sostenibili nel tempo. A che tipo di autonomia ci rivolgiamo? Del resto non bisogna guardare tanto lontano, ma basterebbe riportare a livello locale quello che sta tentando di fare a livello nazionale il senatore Baldassarri con le sue ricette improntate ad un sano pragmatismo, ma che hanno una forte connotazione liberale. Sappiamo interessa un rilancio a livello nazionale di Futuro e Libertà, ma la scelta tra un'autonomia di stampo liberale e un'autonomia di stampo social-assistenzialista è determinante rispetto al giudizio che nel resto d'Italia si darà all'operazione. A parte che gli ossimori in politica non portano fortuna e l'esperienza fascio-comunista di Latina dovrebbe aver insegnato qualcosa in tal senso, ma possiamo e dobbiamo ottenere molto di più della costruzione di un tram che porti dei viaggiatori qualunque, prima nel parlamento siciliano e poi al parlamento nazionale sfruttando la forza in Sicilia. Si sottovaluta la forza dei liberali in Italia semplicemente perchè non si è mai costruita una forza identitaria e perchè si è ritenuto a torto che fosse un segmento elitario e di nicchia. L'idea liberale è quella a sostegno della classe media e della maggioranza silenziosa, quella propagandata e mai attuata dall'oligopolista Berlusconi circondato dai Pera, dagli Urbani e dai Martino, in seguito accantonati a favore di personaggi mediocri. Un'area che autorevoli sondaggisti hanno sempre identificato almeno nel 25-30% della popolazione. Noi possiamo riuscire a riunire le diverse anime e a colpire l'immaginario collettivo siciliano e italiano in un colpo solo, predicando rigore, abbassamento delle tasse e rinuncia ai fondi pubblici in cambio di misure per far arrivare e far nascere nuove imprese. Una sfida rivoluzionaria proprio in quella che è considerata a torto o a ragione la regione meno efficiente d'Italia. E' per questo che in una simile unione l'area liberale non punta a dei "posti in lista", ma deve essere parte integrante dell'identità del nuovo soggetto politico nascente dall'aggregazione delle diverse aree, oltre a poter dire la sua sulle caratteristiche imprescindibili che il candidato alla presidenza della regione deve avere. Si può aspettare anche altro tempo, ma qui ed ora è il momento e arriveremo comunque tardi.

mercoledì 1 agosto 2012

La Sicilia ha bisogno di libertà. Appello ai cittadini, ai movimenti e ai partiti con spirito liberale..

Che sia libertà dalla mafia o dallo stato assistenziale, ma per favore liberiamoci. Facciamo arrivare aziende nella nostra isola, creiamo nuove imprese, diamoci da fare, mettiamo al servizio della collettività il nostro estro e i nostri talenti. Questo dobbiamo fare se ce lo permetteranno. Ma chi ce lo deve permettere? Ad Ottobre abbiamo la nostra occasione, possiamo votare per il rinnovo del consiglio regionale e per un nuovo presidente. Un programma con tre soli punti:


1) Far crescere il mercato attraverso l'apertura di migliaia di nuove aziende e favorendo l'arrivo di aziende italiane e straniere. Meno tasse, più libertà.
2) Diminuire il peso della regione nell'economia, aumentandone l'efficienza investendo sull'informatizzazione (almeno il 70% delle transazioni pubbliche) e sulle infrastrutture e trasporti. Meno spese correnti, più investimenti.
3) Combattere la mafia altro vincolo alla crescita del mercato. Meno mafia, più sviluppo.


Ogni giorno, i politici che sceglieremo di appoggiare, dovranno alzarsi la mattina e pensare a come far arrivare nuove aziende in Sicilia, creando così nuovi posti di lavoro senza sfruttare i soldi pubblici. E' facile regalare posti di lavoro in modo clientelare, la sfida sta nello sviluppare l'economia siciliana in altro modo. 
Le caratteristiche del Presidente della Regione e del consigliere regionale che appoggeremo sono chiare, limpide e trasparenti:
giovani, in gamba (con un curriculum di tutto rispetto), di matrice liberale. Votare è come assumere. Un bravo imprenditore non assumerebbe mai un direttore generale con logiche di stampo clientelare. Chi non si assumerà l'impegno di condurre la Regione verso un sentiero virtuoso non potrà in alcun modo far parte della rosa dei candidati.
Il nostro appello è rivolto in particolare modo a quello che potrebbe essere il nucleo centrale di uno schieramento che abbia una forte anima liberalriformista, partitica e movimentista, inclusivo e non esclusivo prescindendo dalle varie bagarre e dalle tattiche nazionali e regionali, la Sicilia nella prossima legislatura avrà bisogno di molta cura. Strutture partitiche e movimentiste come FLI, PLI, Zero +, GenerazioneItalia, Italia Futura, i firmatari del Manifesto fermiamo il declino ed altre associazioni territoriali unitevi per il bene della Sicilia, presentate candidati che abbiano caratteristiche innovative
Ci rivolgiamo in modo informale ai decision maker Carmelo Briguglio, Enzo Palumbo, Alessandro Aricò, Stefano De Luca, Salvatore Buccheri, Livio Marrocco, GianMario Mariniello, Piercamillo Falasca, Oscar Giannino, Federico Vecchioni, Nicola Rossi. tentiamo questo esperimento uniamo le nostre forze per costruire un progetto che possa rilanciare l'economia della Sicilia, del Meridione, dell'Italia abbassando la presenza dello stato e potenziando quella delle imprese.


Comitato Direttivo Base Liberale
Alessandro Piergentili
Francesco Mannino
Salvatore Cristaldi
Davide Velardi
Danilo Ganci
Riccardo Eustachio
Andrea Rizzo
Giuseppe Mastrella