Unire. Da oggi in poi noi di Generazione Italia cercheremo di unire persone. Non è importante da dove vengono, l'importante è dove vogliono andare e dove vogliono vivere. Persone che vogliono vivere in un paese dove il potente va in galera come il ladruncolo di periferia, se preso con le mani nel sacco. Un paese unito da Lampedusa alla Alpi. Un paese dove ci sia più mobilità geografica e sociale. Dove la classe dirigente subisce un totale ricambio almeno ogni dieci anni e non ogni 25-40 anni. Un paese dove si riusciranno a coniugare le esigenze del mercato con le disuguaglianze sociali. Un paese severo con chi sgarra, ma accogliente e disponibile con chi si comporta bene, da qualsiasi parte del mondo venga. Un paese che sappia attirare uomini, aziende e capitali stranieri, al nord, come al sud.
C'è tanto da fare e dobbiamo essere in tanti per riuscirci, non bisogna più cadere nel tranello di chi ci vuole dividere in contenitori ideologici tanto vetusti quanto vuoti, destra e sinistra oggi che significano? Parliamo di valori e di idee, parliamo di chi ama l'Italia e la nostra Costituzione, parliamo di chi ama l'educazione, la sobrietà, il rispetto per il ruolo che ricopre e per gli altri ruoli istituzionali. Il dito medio, le corna, le barzellette, le ballerine, le polverine, i festini, etc. consegniamoli al passato ed andiamo incontro insieme al futuro, ad un Futuro pieno di Libertà e speranza.
un network di cittadini con spirito liberale che vogliono partecipare alla costruzione di un soggetto politico aperto e inclusivo che abbia come obiettivo quello di diminuire il peso delle corporazioni, della burocrazia e dello stato nella vita dei cittadini
sabato 31 luglio 2010
Nasce Futuro e Libertà, ma abbiamo bisogno di voi
venerdì 30 luglio 2010
E' l'ora del terzo polo? Una proposta da visionari.
di Alessandro Piergentili
In Gran Bretagna, nazione tradizionalmente bipartitica ci sono due partiti al governo ed uno all'opposizione. La tradizione ha lasciato spazio al pragmatismo ed alla presa d'atto che la società è mutevole e talvolta la teoria si deve piegare alla realtà. Lo diciamo da bipolaristi convinti, ma da ieri riteniamo che il bipolarismo italiano non rappresenta più la realtà italiana. Da una parte una sinistra divisa in un arcipelago di sigle e di leader regionali, dall'altra un partito azienda guidato da un uomo che ha superato l'età in cui Andreotti si è messo a fare solo il senatore a vita che è alleato con una forza politica localistica federal-secessionista. Esiste uno spazio di rappresentanza enorme che non è attualmente coperto ed esistono leader nazionali di spessore, giunti all'età della ragione che si debbono mettere ad un tavolo e disegnare un partito di respiro europeo, che abbia regole interne riprese magari anche dai partiti inglesi e che consentano un ampio ricambio generazionale da qui in avanti. Perchè il nostro problema è che viviamo in una società che è bloccata, a partire dalla nostra classe dirigente. Vogliamo un futuro diverso per i nostri giovani, vogliamo facce come quelle nella foto, pulite, giovani, che non hanno nulla da nascondere, che non creano cricche, e sistemi di scambio per rimanere al potere.
Un'alternativa è quella di competere per la leadership politica del centro-destra con la Lega e con il PDL, ma ci sembra uno spazio troppo affollato per i nostri gusti con la vecchia AN ci abbiamo già provato, anche se adesso abbiamo comunque scavalcato al centro Berlusconi.
lunedì 26 luglio 2010
La Trave e la Pagliuzza
Ultima bomba ad esplodere in casa PdL è il caso, o supposto caso, Granata. Che cosa ha detto l’onorevole siracusano e fedelissimo di Fini per far andare su tutte le furie i pidiellini “ortodossi”?
Ha criticato la mancata concessione della protezione al pentito Spatuzza e, soprattutto, ha detto che nel governo c’è qualcuno che ostacola la verità riguardo al periodo 1992-1993.
Concentrandosi brevemente sul merito delle affermazioni possiamo dire che la mancata protezione a Spatuzza, anche se formalmente impeccabile visto che ha reso dichiarazioni dopo i 180 giorni previsti, dato lo spessore del pentito è perlomeno controversa, a maggior ragione se si pensa che le procure che indagano su Spatuzza e sulle sue rivelazioni avevano dato parere positivo in merito alla concessione della protezione. Riguardo al governo che ostacola il raggiungimento della verità, sono stati esponenti del governo ad aver definito “follia pura” la sola riapertura delle indagini, sono stati membri del governo e della maggioranza a criticare più volte l’operato delle procure di Caltanissetta e Firenze. Infine considerato che si parla di servizi segreti perché il governo non toglie ogni dubbio mettendo a disposizione le carte del tempo anche se coperte da segreto?
In ogni caso è la magistratura che dovrà appurare la verità indipendentemente dalle schermaglie tra complottisti e non complottisti, tra garantisti e giustizialisti.
Detto questo, il motivo per cui sto scrivendo non è solo dare ragione al vice-presidente della Commissione antimafia Fabio Granata, ma sono le reazioni in casa PdL che meritano di essere discusse. Si è parlato di espulsione, di scuse, di probiviri. Ma quali sono le colpe di Granata? Aver parlato male di importanti esponenti del Pdl? Non ricordo che ci siano state sanzioni per gli svariati esponenti “berlusconiani” che hanno parlato male e spesso offeso anche pesantemente uomini della “corrente finiana” o lo stesso Fini. Forse Granata ha messo i suoi interessi davanti a quelli del partito? Non mi pare che coloro che avrebbero provato (anche in questo caso sarà la magistratura a doverci dare certezze) a screditare il governatore Caldoro siano stati espulsi. Forse Granata ha infranto un non meglio precisato codice etico? Allora dove sono i probiviri, come lo stesso Granata ha ricordato, quando si parla di plurindagati magari già condannati in primo o secondo grado oppure assolti solo per prescrizione che sono stati difesi in alcuni casi anche dopo le sentenze di condanna? In pratica una riedizione del detto della trave e della pagliuzza.
Se davvero Granata dovesse essere costretto ad andar fuori dal partito penso che avremmo raggiunto il punto di non ritorno, punto in cui non sarebbe più possibile fare distinguo o precisazioni ma sarebbe necessaria una vera e propria presa di distanze anche perché non si potrebbe continuare a stare in una casa dove non solo sei considerato un ospite, ma sei un ospite chiaramente non gradito, casa in cui i graditi sembrano altri, gente a cui fino ad ora non gli è mai passato per la mente di non essere “ortodossa”, specie se si parla di legalità e giustizia.
sabato 24 luglio 2010
Un modello di sviluppo sostenibile per la Sicilia
Possiamo avere dubbi se schierarci con Fabio Granata?

Non è perchè siamo di Generazione Italia o perchè siamo finiani. Non è nemmeno perchè ci sta simpatico e stimiamo l'onorevole Fabio Granata. Onestamente ma come si fa a non sottoscrivere le parole di chi ha fatto dell'esempio e dell'azione politica quotidiana un sinonimo della parola "etica", prima ancora che della parola "legalità"? Soprattutto come si fa a non sottoscrivere quelle parole, da chiunque provenissero. Chiedere che si faccia pulizia all'interno del PDL è lesa maestà? Addirittura si scomodano i probiviri del partito per epurare l'eretico legalitario? La parola probiviri, che deriva dal latino, letteralmente uomini retti, onesti mal si addice a ciò che si chiede loro di fare. Non è possibile che un partito liberale di massa sia diventato così illiberale, tanto da dare l'impressione, sicuramente sbagliata, di attaccare chi si prodiga contro la mafia. Il risultato, però, è quello di isolare chi combatte politicamente, chi cerca di far cultura etica, chi promuove l'azione di una magistratura che non sta sui giornali, ma lavora quotidianamente per combatte un cancro che divora l'economia e la vita sociale e culturale del sud. Il PDL vuole offrire questo spettacolo? Invece di far crescere al suo interno 10,100,1000 Granata, vuole tenersi indagati e altro? Speriamo che la cosa rientri, altrimenti sarebbe il più grande errore politico della breve storia pidiellina. Comprendiamo che per attaccare il leader, in politica si colpiscono i suoi più stretti collaboratori, ma agli occhi dei tanti cittadini onesti questo suonerebbe come un campanello d'allarme.
La reazione di Fini, dei finiani e di Generazione Italia a quel punto sarà politica, come sempre, e da quello che abbiamo potuto apprezzare finora, da queste parti c'è chi di politica se ne intende.
mercoledì 21 luglio 2010
Generazione Italia ed il sud
Forse parlare della questione meridionale è fuori moda. Ormai è diventata quasi un passatempo accademico e soprattutto impopolare.
domenica 18 luglio 2010
Federalismo leghista? Meglio il federalismo siculo.
Vogliamo il federalismo, ma vogliamo quello vero, quello che sia un'opportunità di rilancio per il meridione, non quello che toglie risorse senza dare nulla in cambio. Lo Statuto Siciliano del 1946 è un'ottimo esempio di federalismo che va in questa direzione. Peccato che lo conoscano in pochi e perlopiù addetti ai lavori. Lo dovrebbero insegnare quantomeno nelle scuole siciliane, ma ciò non è mai avvenuto. Men che meno all'università, o nelle scuole politico-amministrative. Eppure dalla sua lettura arriverebbero soluzioni nell'applicazione del federalismo mantendendo forte la coesione nazionale. Dalla sua piena applicazione potrebbe derivare una diminuzione del divario nord-sud.
Lo stesso movimento Generazione Italia potrebbe trarne una forte ispirazione per costruirci una piattaforma politica competitiva che potrebbe avere allo stesso tempo un forte consenso tra la gente e scardinare alcuni luoghi comuni immessi dalla politica leghista che rendono il federalismo la faccia buona della secessione.
Dalla lettura dello statuto siciliano effettuata insieme al deputato regionale Alessandro Aricò, che è il Presidente della Commissione Regionale dello Statuto sono derivate molte riflessioni. Ad esempio possiamo citare l'art.36 che recita: "Al fabbisogno della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione ed a mezzo tributi deliberati dalla medesima. Sono però riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei tabacchi e del lotto".
Ci si può rendere facilmente conto che lo Statuto siciliano riconosce una piena autonomia impositiva alla Regione Sicilia e non solo, il successivo art. 37 ne disciplina anche alcune forme di attuazione:" Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli impianti medesimi. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima".
E che dire di una bozza del Fondo di solidarietà previsto dall'art. 38: "Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione di lavori pubblici. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale. Si procederà ad una revisione quinquennale della detta assegnazione con riferimento alle variazioni dei dati assunti per il precedente computo".
L'applicazione di questi tre semplici articoli trasformerebbe l'economia dell'isola. Le entrate tributarie regionali pro-capite balzerebbero portando la Sicilia al livello di regioni centro-settentrionali come l'Umbria o le Marche. Il principio è giusto, se la Fiat vende un'automobile a Parigi tramite una concessionaria o una divisione, le spettanze tributarie sono francesi, quantomeno quelle riferibili alle imposte sui consumi, mentre se la vende a Palermo, perchè le spettanze tributarie debbono essere tutte della regione Piemonte?
Perchè due sentenze della Corte Costituzionale del 1973 ed una del 1987 hanno reso inapplicabili questi articoli dello statuto siciliano. Nel frattempo, però, molte cose sono cambiate, il federalismo, con l'introduzione di principi di autonomia fiscale delle regioni si è fatto strada, e molte delle eccezioni effettuate dalla Corte Costituzionale appaiono superate.
Si propone quindi un rilancio di tale piattaforma politica attraverso la strada nazionale e la strada regionale.
Il movimento Generazione Italia può farne una bandiera, sia per l'applicazione a tutte le regioni di tali principi, attraverso ogni mezzo legislativo, sia per la rivendicazione a livello regionale siciliano dell'applicazione di tale statuto, attraverso meccanismi legislativi tesi a superare le eccezioni della corte costituzionale.
Un federalismo equo e solidale che mantiene nelle regioni il giusto e non sporca le statistiche facendo gridare allo scandalo i settentrionali con carichi tributari farlocchi che mettono insieme ciò che ha pagato il siciliano, con ciò che ha pagato il piemontese attribuendolo tutto a quest'ultimo.
Interessante sarebbe anche la lettura dell'art. 15 dello Statuto che abolisce le province siciliane ( ma stanno ancora lì) o quella dell'art. 40 che determina l'esigenza di detenere un sistema creditizio locale che investa la raccolta effettuata nello stesso territorio, senza portarla in altri territori, impoverendolo di fatto. Ma questa è materia per altri articoli.
venerdì 16 luglio 2010
Paolo Borsellino e il diritto alla parola
di Fabio Granata
Come ogni anno, lunedì a Palermo celebreremo l’anniversario della strage di Via D’Amelio con una grande fiaccolata che attraverserà silenziosamente la città fino a raggiungere il luogo dell’attentato.
Lì saranno deposte migliaia di fiammelle e sommessamente si leverà un antico canto di battaglia per onorare Paolo e gli altri caduti, ricordando che “il domani appartiene a noi”.
La fiaccolata riporta alla mente di alcuni di noi un altra, immensa, fiaccolata che attraversò Palermo nei giorni tragici tra il 23 maggio e il 19 luglio 92. Tra Capaci e Via D’Amelio.
Era Paolo Borsellino ad aprire quella fiaccolata, lo sguardo lucido, triste ma fermo e dietro una marea di palermitani che si erano stretti attorno alle avanguardie di quella bellissima epopea della legalità.
Erano i giorni nei quali un potere occulto e criminale, dopo aver eliminato Falcone, doveva abbattere l’ultimo ostacolo a quella ignobile trattativa finalizzata a salvaguardare la vita e il potere di vecchi e nuovi referenti politici ed economici di Cosa Nostra.
Fu proprio al termine di quella enorme fiaccolata che Paolo Borsellino prese la parola. Un silenzio surreale lo avvolgeva mentre iniziava a parlare per “ricordare Giovanni e i Giuda che lo avevano tradito”.
Paolo concluse quella magnifica “orazione civile” con parole fortissime e sprezzanti, tra gli applausi e le lacrime della folla, verso chi “aveva perduto per sempre il diritto alla parola”.
Dopo 18 anni e come ogni 19 luglio, ci ritroveremo ancora una volta per onorare queste Memorie.
Ci saranno i ragazzi con le magliette “meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino”, gli striscioni, i tricolori e tanti visi nuovi e antichi, ragazzi, ragazze e tanta gente normale.
Tutti insieme per partecipare e ricordare.
Sarebbe bello non dover scorgere, tra tante facce amiche, qualche presenza stonata: ad esempio tutti coloro che sui temi della verità e giustizia sulle stragi e sul rapporto mafia politica non hanno assunto comportamenti rigorosi e coerenti.
E sopratutto non vorremmo scorgere chi ha appassionatamente solidarizzato con condannati per mafia esaltatori di mafiosi eroici o con chi resta attaccato alla poltrona nonostante i mandati di cattura per associazione camorristica.
Più in generale non ci piacerebbe vedere le facce di chi, da posti di responsabilità politica, non perde occasione per attaccare la magistratura compresa quella che, irriducibilmente, cerca ancora verità e giustizia su quelle stragi e pretende di individuarne esecutori e sopratutto mandanti.
In una parola, ci piacerebbe che si astenessero dal partecipare tutti quelli che, per dirla con Paolo Borsellino, hanno perduto per sempre “il diritto alla parola”.
P.S. Generazione Palermo parteciperà alla fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino
mercoledì 14 luglio 2010
L'etica della legalità
Qualche giorno fa, in un articolo su www.generazioneitalia.it, ripreso in questo nostro blog, Fabio Granata usava il titolo del libro e film “Romanzo Criminale” per definire sinteticamente cosa accade nel PdL in termini di etica, legalità, trasparenza. Tutti noi, sfogliando le pagine di cronaca giudiziaria, non possiamo non notare che gli scandali politica-malaffare vedono coinvolti sempre almeno un esponente del Popolo della Libertà, è difficilissimo, e a memoria non ne ricordo, trovare un’inchiesta in cui non ce ne siano. Va da sé che questo non accade perché gli esponenti del partito di maggioranza siano antropologicamente inclini al crimine ma per il semplice motivo che essendo appunto maggioranza sono quelli che ricoprono quei ruoli di responsabilità che li rendono un bersaglio da avvicinare, da tentare, da condizionare, da corrompere da parte dei faccendieri, delle cricche, delle logge, delle cosche. E’ solo per questo? O c’è pure una mai affrontata questione morale all’interno del PdL?
Secondo il mio parere è tale questione morale il vero problema. Questione che trova conferma anche nelle mancate dimissioni di Verdini, di Caliendo, di Cosentino, (se nei prossimi giorni ci saranno è chiaro che saranno imposte per evitare la sfiducia) o di Dell’Utri, per non parlare dell’insofferenza mostrata quasi quotidianamente nei confronti della magistratura da parte di molti esponenti del PdL, a partire dallo stesso Silvio Berlusconi. Ostilità verso la magistratura che porta ad un sentimento di accerchiamento che sconfina dal garantismo alla desiderata immunità (o impunità) arrivando a credere senza se e senza ma nell’innocenza del politico indagato, anche quando, come nelle ultime vicende, vi sono riscontri oggettivi o addirittura sentenze avverse all’imputato, e al considerare come un complotto, un tentativo eversivo il solo indagare della magistratura. Intollerabili infine sono gli attacchi da parte di membri del PdL ad alcuni compagni di partito, i cosiddetti “finiani”, come Bocchino, Buongiorno o Granata i quali hanno avuto il torto di domandarsi se era il caso per motivi di opportunità politica e morale se chi è al centro di svariati scandali non debba dimettersi, oppure il torto di presentare emendamenti per andare incontro, nel caso del ddl intercettazioni, alle critiche della quasi totalità degli esperti del settore. E’ questo essere giacobini e giustizialisti? O forse sono gli altri che difettano di etica?
Se è vero come è vero che la libertà è un diritto assoluto che va tutelato sempre e la sua privazione può avvenire solo in caso di accertamento oltre ogni ragionevole dubbio della colpevolezza dell’imputato, il fare politica e il governare la res publica non sono diritti assoluti ma oneri che investono il politico, il quale dovrebbe essere un esempio per la comunità, giudicato politicamente (non giudiziariamente, è chiaro) ribaltando un principio giuridico: passando dalla colpevolezza ogni oltre ragionevole dubbio all’innocenza oltre ogni ragionevole dubbio. Solo così, spazzando il campo da ogni possibile ombra o sospetto, si può ridare dignità attraverso l’etica della legalità alla Politica; è questo che noi di Generazione Italia vorremmo fare, riportare l’etica della legalità al centro dell’agone politico, cosa che è la norma in tutte le democrazie del mondo tranne in una: l’Italia, almeno finora.
sabato 10 luglio 2010
Pdl: tra bella politica e romanzo criminale.
Logge coperte, intrighi, collegamenti mafiosi, personaggi che ritornano dalle pagine buie della Repubblica, ci hanno catapultato in uno scenario, un po’ vintage, da Romanzo Criminale.
Ultimamente è molto di moda tra dirigenti e ministri del Pdl esternare indignazione e sorpresa verso l’azione politica di Gianfranco Fini, il puntiglio legalitario di Giulia Bongiorno, il presenzialismo di Italo Bocchino o il mio deviazionismo giustizialista.
Il ministro Bondi è arrivato a sottolineare disappunto e profonda amarezza per “aver lavorato tanto al progetto Pdl per poi ritrovarsi nello stesso partito di Fabio Granata”. A Bondi, come a Stefania Prestigiacomo a Fabrizio Cicchitto come a Frattini (per non parlare dei vecchi amici – si fa per dire – di AN) non ho mai sentito profferire verbo o manifestare imbarazzo alcuno verso chi sembra essere diventato protagonista stabile (almeno fin quando le intercettazioni ci consentiranno di apprenderlo..) in opache dinamiche molto di confine tra politica, affari e criminalità organizzata.
Il grande business dell’eolico selvaggio che devasta il paesaggio delle nostre isole e del sud, il riciclaggio di denaro di dubbia provenienza, il condizionamento a fini economici delle scelte politiche, il filo rosso di rapporti e ambienti confinanti con le mafie, gli attestati di eroismo a mafiosi conclamati, la presenza di pregiudicati nelle liste o nei consigli regionali e tante altre poco lusinghiere vicende, tutto senza che nei vertici del Pdl ci sia mai stata una parola di condanna o di allarme o uno sforzo per imporre regole e comportamenti all’altezza di un progetto politico che dovrebbe governare l’Italia e rilanciare la sua nobile Storia.
Io credo siano questi i problemi veri del Pdl e non la trasparente e leale azione politica del suo cofondatore. Queste le gravissime questioni sulle quali ci piacerebbe vedere all’opera il decisionismo di Silvio Berlusconi.
Tra mille critiche e scomuniche siamo stati i soli a chiedere un passo indietro a Cosentino e le dimissioni a Scaiola e Brancher, salvo poi vederci dar ragione dallo stesso Premier. I soli ad opporci all’approvazione di un testo sulle intercettazioni che avrebbe fatto a pezzi strumenti indispensabili di indagine e di contrasto a mafie e corruzione, i soli a stigmatizzare i continui tentativi di nuovi condoni edilizi, grandi regali alle mafie delle speculazioni e del cemento, i soli a riaffermare l’esigenza di verità e giustizia sulle stragi del 92.
Se il risultato è quello sotto i nostri occhi, siamo noi a doverci interrogare sulla convenienza e coerenza, dopo una vita di lotte e di impegno, di condividere una militanza politica con chi ci vede come fumo negli occhi e come nemici solo perché blocchiamo sistematicamente i disegni oscuri di pochi nell’indifferenza di molti.
Gianfranco Fini e la nostra comunità valutino con attenzione il ‘che fare’: ne va di mezzo la difesa di una identità politica antica e nobile.
E sopratutto un enorme patrimonio di sogni, lotte e speranze che non permetteremo siano infangate o neutralizzate da piccoli uomini al servizio di interessi oscuri.
Grande affluenza di gente all'incontro con Generazione Palermo


Interessante, sentito e profondo anche l'intervento di Pietro Abbadessa membro del comitato interno del circolo sport ed industria, che ha sottolineato tutta una serie di problemi che investono il territorio siciliano e palermitano e che bisogna abbandonare l'indolenza per scendere in campo e rimboccarsi le maniche, perchè chi non partecipa poi non si può lamentare.
lunedì 5 luglio 2010
Generazione Italia a Palermo, dal web al territorio
Appuntamento venerdì 9 luglio alle 19,30 in via dell’Alloro,
col movimento che si ispira al Presidente della Camera Gianfranco Fini.
"Generazione Italia a Palermo dal Web al Territorio". È questo il tema del convegno che si terrà venerdì 9 Luglio alle 19,30 presso la sede L.U.P. in Vicolo dell'Alloro, 12 (vicolo di Piazza Marina) a Palermo. Si tratta del primo convegno organizzato da Generazione Palermo.
Il movimento che si ispira al Presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo aver aggregato migliaia di persone sul web, tramite pagine facebook, siti tematici ed il giornale politico on line più visitato in Italia, finalmente sbarca sul territorio.
Migliaia di iscritti, centinaia di circoli, con l'obiettivo di avere un circolo in ogni comune d'Italia. Modererà Rachele Zinzocchi, social media manager di Generazione Italia, ed interverranno l'on. Giuseppe Scalia, coordinatore regionale di Generazione Italia Sicilia, l'on.le Alessandro Aricò, coordinatore provinciale di Generazione Italia Sicilia, e il Direttore di Generazione Italia.it, Gianmario Mariniello.
Tra gli interventi, anche Alessandro Piergentili, responsabile del circolo, Francesco Mannino, direttore organizzativo del circolo, Pietro Abbadessa, comitato industria e sport, Lucia Giovannelli e Annalisa Unti, del comitato politiche del volontariato e diritti civili, e vari esponenti del circolo e dei comitati interni.
Generazione Palermo. Via Arturo Graf,4
email: generazioneitaliapalermo@hotmail.it