un network di cittadini con spirito liberale che vogliono partecipare alla costruzione di un soggetto politico aperto e inclusivo che abbia come obiettivo quello di diminuire il peso delle corporazioni, della burocrazia e dello stato nella vita dei cittadini
venerdì 29 ottobre 2010
Lo sviluppo della Sicilia passa dal rispetto per l'ambiente e per la cultura
mercoledì 27 ottobre 2010
Generazione Palermo per l'ambiente e la legalità con Fabio Granata
E' per questo che Generazione Palermo, il primo circolo di Generazione Italia creato in Sicilia, simbolo dello spontaneismo, la scorsa settimana ha deciso con voto unanime di schierarsi totalmente al fianco di Fabio Granata ed a coloro i quali, amministratori locali associazioni e liberi cittadini fanno proprie le nostre idee sull'ambiente, sulla cultura e sulla legalità.
“Manifesto di Ottobre” di Futuro e Libertà
Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della Res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.
Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovamento impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.
La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.
È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.
Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.
Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.
Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e el compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.
Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale.
Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida “divisione del lavoro” tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.
La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.
Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei “senza parte”. Rappresentare gli “invisibili”, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottoccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti “clandestini della politica”, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.
Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.
È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.
martedì 26 ottobre 2010
La legalità che arriva dal basso
di Giulio Figlia
Campo di azione principe di FLI è sicuramente la legalità, legalità di cui in Italia si sente sicuramente bisogno, sia in campo legislativo (troppe volte negli anni si sono viste leggi che depenalizzavano reati finanziari o ne accorciavano i tempi di prescrizione) che in campo culturale (guardare l’ostilità, a titolo esemplificativo, con cui certi programmi di inchiesta vengono accolti, troppo spesso bollati come faziosi aprioristicamente).
Dire che la mancanza di legalità intesa come corruzione e spregiudicatezza etica opprima il capitale umano italiano è ormai un fotografare un dato di fatto, sta perdendo la sua connotazione di denuncia per diventare quasi cliché. E’ il momento dei fatti. Bene il ddl anticorruzione nella sua versione proposta da Il Fatto Quotidiano che come ricordato dall’on. Granata è prioritario approvare e far diventare legge dello Stato ma è anche l’ora che siano le organizzazioni e le associazioni dei cittadini nelle loro più disparate forme a muoversi. Sull’esempio di ciò che Confindustria Sicilia ha fatto sul versante della lotta alla mafia e al racket, buttando fuori dalla sua organizzazione gli imprenditori che pagano il pizzo, perché la stessa Confindustria non si mette in moto per qualcosa che distorce il mercato e la serena convivenza al pari della mafia, ovvero perché Confindustria non butta fuori tutti i suoi associati che pagano tangenti ed evadono le tasse o commettono altri reati di natura finanziaria? Del resto se si condannano gli imprenditori che si piegano al pizzo essendo spesso vittime sarà facilissimo condannare quegli imprenditori che non essendo vittime sono solo dei criminali. Qualche malalingua può dire che cosi Confindustria si svuoterebbe, dicevano lo stesso di Confindustria Sicilia prima che iniziasse ad espellere gli imprenditori vicino alla mafia ma in realtà é successo che sempre più gente (ma ancora la strada è lunga) ha iniziato a denunciare gli estorsori, magari finirebbe cosi anche nella lotta alla corruzione, o no?
lunedì 25 ottobre 2010
Fabbrica Cinese Automobili Pechino
domenica 24 ottobre 2010
Selezione all'entrata per l'esplosione del PDL
giovedì 21 ottobre 2010
Il movimentismo per la legalità contro la real politik
martedì 19 ottobre 2010
La "cosa giusta"....
“Andate avanti. Non fermatevi ora”: è questo l’incitamento incessante e continuo, quasi imbarazzante, che riceviamo in queste settimane, in qualsiasi contesto o luogo ci troviamo, in qualsiasi angolo d’Italia.
Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.
Una spinta che proviene dai settori più disparati e eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.
E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.
E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.
Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.
La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.
E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.
Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.
A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.
Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.
Ma solo se facciamo “la cosa giusta”…
venerdì 15 ottobre 2010
AAA Cercasi nuova classe dirigente

I dati pubblicati oggi dalla Banca d'Italia sono più che allarmanti. Disoccupazione giovanile tre volte superiore alla media storica, famiglie sempre più indebitate e che non consumano più, debito pubblico a livelli record ed entrate fiscali in diminuzione. Si dirà è colpa della crisi. Bene proiettatevi all'indietro di circa 20 anni e ricordate. C'era il problema del debito pubblico, ma oggi è più alto, c'era il problema della tassazione, ma oggi il prelievo fiscale è maggiore, in compenso non si pagava per posteggiare una macchina in strada, i servizi sanitari erano quasi tutti gratuiti, e la qualità non è certo aumentata, ma soprattutto allora c'era la speranza nel futuro. Oggi tutte le indagini sociologiche danno un risultato univoco: la gente non crede più nel futuro dell'Italia. Si chiama declino. In qualsiasi condominio, azienda, organizzazione sociale, l'amministratore sarebbe stato sostituito, in altre nazioni nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno visto che periodicamente intere classi dirigenti fanno le valigie dato che il ricambio è sancito costituzionalmente. Guardare immagini come quelle britanniche in cui si sfidano quarantenni per i posti di comando fa quasi ridere qui in Italia dove fa comodo far entrare in politica i ventenni promettendogli un radioso futuro che verrà fra chissà quanti anni e gestire il potere attraverso la gerontocrazia, estromettendo tutta la fascia di età che va dai 30 ai 50 anni che è meglio che si occupi d'altro e che entri nell'economia produttiva piuttosto che competere per i posti di comando. Generazione Italia nasce su basi diverse, perchè si definisce aggregatore intergenerazionale, ed individua proprio nella società bloccata il problema dei problemi. Futuro e Libertà saprà interpretare ed ereditare lo spirito di Generazione Italia? Fra i 15.000 iscritti di Generazione Italia di cui molti non hanno mai fatto politica e non sono stati eletti, ci sarà qualcuno meritevole di entrare nello staff dirigenziale del partito che verrà? Qualcuno in grado di apportare, grazie alla propria storia professionale ed alle proprie capacità, un'idea diversa della politica ed in grado di parlare alla gente che è nauseata o quantomeno delusa dalla classe dirigente attuale? Noi crediamo in Gianfranco Fini e siamo sicuri che da statista qual è saprà interpretare questa esigenza dell'Italia e del nuovo soggetto politico nascente rafforzando le nostre speranze e rendendole realtà.
martedì 5 ottobre 2010
La prova che la Lega è secessionista.....e che il PDL, anche.
domenica 3 ottobre 2010
I fattori di successo del partito che verrà
Soprattutto ci si appellava ai giovani per superare le vecchie ideologie e costruire una società basata su dei valori condivisi e non su steccati ideologici. Generazione Italia, in quanto aggregatore intergenerazionale, raccoglieva questo messaggio e lo faceva suo dando la possibilità alla gente di tornare a far politica in modo spontaneo, facce nuove ed idee nuove che si andavano ad affiancare ad una struttura politica che si stava formando ed organizzando perlopiù proveniente dall'ex AN. A questo punto il sogno si può avverare, permetteteci però di sottolineare l'importanza strategica della difesa dell'anima spontaneista nella costruzione del nuovo soggetto politico. E' chiaro che è la parte debole, perchè sincera, senza esperienza e fedele alla Causa. Lo sforzo della classe dirigente nazionale sarà quello di preservarla e valorizzarla sia per mantenere intatto lo spirito costruttivo che alberga in Generazione Italia, sia per non ridursi ad un'AN in versione mignon, visto che la capacità attrattiva di questa parte del movimento è maggiore nei confronti di quelle fasce di popolazione che non vanno più a votare e che è nauseata dalla classe politica. Vogliamo ribadire con forza quanto abbiamo letto sul manifesto costitutivo di Generazione Italia e che ci ha convinto ad aderire con il massimo impegno e la massima convinzione: