mercoledì 16 marzo 2011

Giustizia, chi era costei?

di Giulio Figlia

La scorsa settimana, il Governo, dovendo scegliere tra l’emergenza mafie, la mancanza di infrastrutture, l’evasione fiscale e la corruzione ai massimi livelli, le scuole e i monumenti che cadono a pezzi, la crisi libica, la disoccupazione, il PIL procapite italiano che dall’anno scorso è sceso sotto la media UE o una burocrazia di stampo sovietico ha scelto di occuparsi di giustizia. E, è bene specificarlo, non dei suoi tempi biblici ma dell’indipendenza della magistratura.

Lasciando per un momento perdere due questioni pregiudiziali che già da sole farebbero bocciare questa riforma, ovvero che in primis la questione non solo non è una priorità ma non è neanche un problema e, secondo punto, un governo e una maggioranza composta in parte da imputati e pregiudicati non dovrebbero avere il diritto (morale, giuridico ce l’hanno) di occuparsi di giustizia e magistratura; occupandoci del merito della riforma basta dare una rapida lettura al disposto del disegno di legge costituzionale per capirne la portata catastrofica per la giustizia in Italia e quindi per la democrazia.

Il testo, composto da diciotto articoli, si propone di modificare una serie di articoli della Costituzione (il che vuol dire che bene, o male, che vada ci vorranno due anni per l’approvazione) del Titolo IV che regola la Magistratura. Tra le tante novità troviamo la separazione delle carriere, la presenza di due CSM, la responsabilità civile per i magistrati, limiti all’obbligatorietà dell’azione penale e un aumento dei poteri del Ministro della Giustizia a scapito del (o dei) CSM. La separazione delle carriere è uno degli aspetti più controversi, se da un lato a rigor di logica una maggiore specializzazione e l’assenza di “legami di corporazione” tra il giudice e una delle parti può essere considerata una maggiore garanzia di giustizia, dall’altro lato la formazione da PM che il giudice ha, e viceversa, danno loro una maggiore consapevolezza nel ponderare le prove, gli indizi e le testimonianze sia in sede di giudizio che di indagine; inoltre le esperienze in altri Paesi lascia molte perplessità, in Portogallo ad esempio si era creata una competizione tra PM e giudici in cui i primi erano una sorta di eroi nazionali che contrastavano il crimine mentre i secondi erano mal visti a causa delle numerose assoluzioni, magari spesso causate dall’imperizia dei pubblici ministeri. Punto meno controverso, meno controverso perché senza dubbio indecente, è la separazione e la nuova composizione dei CSM. Innanzitutto attualmente il Consiglio Superiore essendo l’organo di autogoverno della magistratura è formato per 2/3 da membri eletti dalle magistrature nella nuova previsione i CSM saranno eletti per metà dai magistrati e per metà dal Parlamento…..insomma l’organo di autogoverno dei giudici sarà scelto dai parlamentari, i giudici si autogoverneranno a loro insaputa (del resto nel governo con Scajola che compra casa a sua insaputa, è coerente....). Altro punto dolens è il limite all’obbligatorietà dell’azione penale, allo stato attuale il magistrato quando ha notizia di un reato deve procedere con l’indagine sia che si tratti di un furtarello sia che si parli di concussione del Presidente del Consiglio (per fare un esempio..), la riforma invece prevede di conservare l’obbligatorietà ma subordinandola ai criteri dettati dalla legge, considerato che i nostri politici sono i prima fila quando si tratta di punire quattro manifestanti e insabbiano nei cassetti del Senato i ddl sulla corruzione è facile capire quali saranno le priorità indicate dalla legge, e quali saranno le conseguenze per la democrazia sostanziale in Italia. Ultimo attacco all’indipendenza e quindi al buon funzionamento della magistratura è l’aumento di poteri del Ministro della Giustizia il quale oltre agli attuali poteri di organizzazione avrà anche funzione ispettiva, avendo potenzialmente un forte potere di ricatto contro pm (o giudici) scomodi. Il quadro delineato mostra senza tema di smentita come la riforma presentata abbia solo un intento: quello di punire e portare sotto il controllo della politica la magistratura. Di fatto l’unico aspetto su cui si potrebbe ragionare è la responsabilità civile dei magistrati, argomento che, già reclamato tramite referendum dagli italiani, va però approfondito, cosa che il testo presentato non fa.

Infine, a rendere ancor più irricevibile tale proposta non è solo il suo contenuto, ma il fato che anche qualora le proposte fossero buone tutte le novelle presentate non toccano minimamente quelli che sono i veri problemi della giustizia italiana, ovvero i tempi. Per risolvere questi problemi oltre a smettere di tagliare continuamente i fondi, basterebbe apportare poche modifiche al codice di procedura e al codice penale ad esempio rendendo obbligatoria la P.E.C. per ridurre al minimo costi e tempi delle notifiche oppure bloccando i tempi di prescrizione dal momento del rinvio a giudizio. Naturalmente questo non verrà fatto dato che questo Governo ha dimostrato più volte di occuparsi di giustizia solo per salvare qualche suo esponente dal processo o peggio dalla pena, del resto le leggi ad personam non si contano; ma tra circa tre mesi, il 12 e 13 giugno, avremmo la possibilità andando a votare per il referendum di abrogarne almeno una, quella sul legittimo impedimento! Non lasciamoci scappare questa occasione!

1 commento:

  1. Concordo su tutto e mi complimento con Giulio per la chiarezza espositiva.
    Mi permetto un solo appunto.
    A ben vedere, neanche la responsabilità civile dei magistrati è un tema su cui è possibile ragionare. Il punto è non tanto la mancanza di approfondimento nel ddl (circostanza cui i bananas potrebbero replicare che a ciò è deputata la legislazione d'attuazione) quanto, piuttosto, l'essere tale tema una farsa propagandistica!!!! Invero, la responsabilità civile dei magistrati esiste già e da tempo, essendo disciplinata dalla legge 117/1988 recante, appunto, "risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati"
    La verità è che il governo punta ad introdurre il principio che il magistrato che sbaglia deve pagare di tasca sua!!!quasi fosse un libero professionista!!!!le conseguenze deterrenti o inibitorie sullo svolgimento dei processi economicamente più "corposi" ve le lascio immaginare!
    Che vergogna!

    RispondiElimina