domenica 28 novembre 2010

L'immobilità sociale. I bambini italiani come i bambini sovietici pre-1989


di Alessandro Piergentili
Viviamo in una società bloccata, declinante dal punto di vista culturale, politico, sociale ed economico. Ormai è sotto gli occhi di tutti. Girovagando su internet mi sono imbattuto in uno studio dell'associazione Italia Futura che ha scosso il mio già turbato grado di sopportazione. In pratica siamo al penultimo posto per grado di mobilità sociale tra i paesi del mondo occidentale . Peggio di noi solo la Finlandia che per ragioni opposte alle nostre ha un sistema bloccato. Lì la popolazione è poco numerosa ed il benessere è diffuso, hanno poco da migliorare. Da noi invece la situazione ha del drammatico e scusate se utilizzo dei toni così accesi ed allarmanti, ma i dati parlano chiaro. Solo il 17% della popolazione povera ha avuto negli ultimi tre anni la possibilità di migliorare la propria posizione sociale, mentre l'83% è restata povera o è diventata ancora più povera. Tale percentuale è bassissima se confrontata con il 23% degli Stati Uniti che stanno affrontando una crisi gravissima, il 22% della Grecia o il 25% dell'Irlanda, tanto per mettere un po' di pepe alla polemica e sconfessare chi dice che noi siamo messi meglio di altri paesi che stanno affrontando delle crisi finanziarie. La situazione non migliora se si sale alle classi sociali medio basse o medie. Non solo. Il 41% degli ultracinquantenni dichiara di aver migliorato la propria posizione sociale rispetto alla famiglia d'origine di contro solo il 6% dei venti-trentenni dichiara di ritrovarsi in condizioni migliori ed il 20% dichiara di aver addirittura peggiorato il proprio stato sociale. Così non si può andare avanti. Un ragazzo nato nel 1990 ha più probabilità di migliorare la propria posizione nell'ex URSS che in Italia. Ciò è paradossale se pensiamo che la maggiore critica che gli economisti ed i sociologi occidentali hanno sempre mosso ai paesi comunisti era proprio quella di bloccare completamente la mobilità sociale e quindi la speranza. Noi siamo il paese più comunista dell'occidente, ma non perchè siamo pieni di comunisti come ci vuol far credere chi li vede ovunque, ma perchè il sistema economico e sociale è bloccato. Le classi dirigenti sono ferme ed immobili, se pensiamo che in altri paesi si garantisce addirittura per Costituzione il rinnovamento delle classi politiche. Ad ogni politico è legato un mondo. Il professore universitario, il primario dell'ospedale, il dirigente pubblico, etc. Cambiare un politico significa rinnovare un pezzo di società, ma non è ancora abbastanza. I ragazzi provenienti dai ceti più bassi hanno scarsi stimoli a studiare anche se meritevoli. Le probabilità che un giovane il cui padre non abbia completato il ciclo di studi riesca a laurearsi sono del 10% contro il 35% della Francia ed il 40% della Gran Bretagna. In Italia si trasmettono ai figli beni, redditi e professioni. Il 42% degli avvocati e notai è figlio di avvocati e notai, il 40% dei farmacisti è figlio di farmacisti ed addirittura il 44% degli architetti è figlio di architetti. I dati sono impietosi. Un governo che da quasi 20 anni parla di rivoluzione liberale dovrebbe dimettersi seduta stante dopo la semplice lettura di questi dati. Non servirebbe fare molto, basterebbe copiare quello che fanno negli altri paesi. Sempre leggendo il rapporto dell'associazione Italia Futura mi sono piaciute le varie e semplici proposte concrete che sono riprese da altri sistemi economici. Il Child Trust Fund inglese ad esempio. Dove lo stato apre un conto per ogni nascituro e ci versa, anche insieme ai parenti del bambino, delle piccole somme. Arrivati alle scuole medie queste somme crescono o si abbassano in funzione dell'andamento scolastico. Le somme accantonate serviranno poi al giovane per completare il ciclo di studi, altrimenti saranno indisponibili e riprese dallo stato. Non è forse compito dello stato aiutare i giovani a studiare ed a formarsi? Oppure i soldi debbono essere spesi per far arrivare attrici rumene a ricevere premi cinematografici inventati? Con 400.000 euro si potevano aprire 400 conti da 1.000 euro per altrettanti bambini? Oppure i costi per gli spostamenti del ministro del turismo pari a 137.000 euro, etc., etc. Del resto la politica di questi ultimi anni, insieme all'incessante promozione culturale dei mass media, ha cercato di indurre nella società sentimenti individualistici ed egoistici che non fanno che accentuare la difesa dei vari status quo e quindi diminuire ancora di più la mobilità sociale. Paradossalmente l'accentuato tasso di immigrazione è l'unico stimolo attuale al dinamismo sociale. Futuro e Libertà, è scritto in queste due parole il significato del cambiamento politico che noi tutti auspichiamo e queste due parole sottendono ad un'attività politica tesa a modificare lo stato di cose ed a migliorare sensibilmente il grado di mobilità sociale che in ogni economia avanzata è il vero indice di benessere.

martedì 23 novembre 2010

Il Meridione d'Europa a lezione dal Mezzogiorno italiano

di Alessandro Piergentili
Già sappiamo che saremo criticati perchè l'Irlanda non è a sud d'Europa, ma finanziariamente parlando lo è. Come lo sono il Portogallo, la Grecia, la Spagna ed ahimè l'Italia. Qualche mese fa scrivevamo di come la soluzione alla crisi greca non fosse stata realmente trovata perchè trattasi di crisi strutturale dell'intera Europa, di come è stata pensata e costruita. Sono 150 anni che l'Italia cerca di ridurre il divario tra nord e sud e non ci riesce, perchè non si tengono in debita considerazione delle semplici regole economiche. Lo stesso accade ed accadrà per le varie crisi finanziarie europee. Gli operatori di borsa conoscono perfettamente la logica economica del Fly to quality. I capitali vanno dove a parità di rischio rendono di più, oppure dove a parità di rendimento rischiano di meno. Elevando tale logica a regola macroeconomica possiamo affermare che gli investimenti ed i lavoratori più bravi si dirigono nel nord d'Europa a livello europeo e da più di un secolo nel nord d'Italia a livello italiano. E' così, non c'è nulla da fare. L'Europa eliminando le barriere valutarie ha creato un mercato unico dove i tedeschi prendono e gli spagnoli danno, tanto per fare un esempio. L'afflusso di capitali è e sarà a senso unico, perchè i capitali in Germania trovano un rapporto rischio-rendimento migliore. In Italia lo stato ha cercato storicamente di ovviare a tale problema attraverso meccanismi redistributivi che si sono cronicizzati e sono sfociati in un assistenzialismo parassitario. E' un problema sistemico, non antropologico legato alla qualità di meridionale e lo stiamo osservando in Europa. A nessuno verrebbe in mente di dire che un irlandese è un assistenzialista, anzi l'isola è tra le patrie del liberismo, eppure l'Irlanda rischia il default. Incominciamo a comprendere che unire aree a due velocità economiche differenti con possibilità di libero scambio di capitali, merci, lavoratori e con la stessa moneta è un chiaro vantaggio per l'area che parte in una situazione migliore, a meno di non riequilibrare in modo veloce il gap, attraverso investimenti infrastrutturali veloci e massicci e con interventi di natura fiscale. I capitali ed i lavoratori debbono avere un chiaro vantaggio nel rimanere o nel trasferirsi nell'area a velocità inferiore. Oppure le due aree non possono avere la stessa moneta. Se continueremo a definire economisti solo coloro i quali sanno richiamare l'attenzione sui costi pubblici senza definire una linea strategica di sviluppo e di via d'uscita dalla situazione d'empasse che come una matrioska parte dalle aree meridionali del nostro paese per contagiare tutta l'Europa difficilmente ci tireremo fuori dai guai. E' anche inutile snocciolare dati che servono solo a porre l'attenzione su un aspetto, meglio citare e spiegare teorie ed arrivare alla soluzione con metodologie deduttive, come vogliono le scienze sociali. Quindi attenzione perchè le aree più ricche da una parte attraggono capitali, ma dall'altra avranno mercati di sbocco, come quelli dei consumatori meridionali sempre più asfittici. Il problema è quindi comune, se Sparta piange Atene non ride. La classe politica italiana deve prendere in mano la situazione. Per risolvere il problema meridionale ci vuole una tassazione completamente di vantaggio per chi chi ci investe, ci vogliono una serie di banche locali che non portino la raccolta al di fuori dell'area, impiegandola dove conviene di più ed intensificando l'abbandono di capitali. A livello europeo forse vanno ripensati i criteri di convergenza pelopiù finanziari e non economici. Magari sarebbe stato meglio imporre una convergenza sulla crescita media della varie nazioni, sulla disoccupazione, sui livelli medi dei salari, sui livelli infrastrutturali e tecnologici oltre che sulla spesa pubblica. Ciò non è stato fatto, ma se un paese non riesce a convergere su standard qualitativi di un certo livello, forse è meglio che abbia una diversa moneta, per poter riuscire a competere, magari nel medio periodo, o no?

sabato 20 novembre 2010

Generazione Palermo con un suo Gazebo a Piazzetta Bagnasco il 20 e 21 Novembre per l'adesione al Manifesto di Futuro e Libertà

Vi aspettiamo a Piazzetta Bagnasco con il nostro gazebo di Generazione Palermo, saremo felici di conoscervi, di presentare il Manifesto per l'Italia di Futuro e Libertà e di parlare con voi di politica e/o dei vostri problemi. Sabato 20 e Domenica 21 dalle ore 10 alle ore 17.00

lunedì 15 novembre 2010

L'arca di Noè


Il paese ha bisogno di un nuova politica, con un centro-sinistra più moderno che sfidi elettoralmente un centro-destra più moderno. Entrambi gli schieramenti si inchinino alla fonte primaria che è la Costituzione accettino e condividino valori comuni. Si creino luoghi di incontro e di mediazione permanente, si ricostruisca l'Italia assieme. Abbiamo bisogno sia di distinzione che di condivisione. Non vogliamo una melassa del nulla, ma un'insieme di persone che sappiano ricostruire ripartendo da quello che c'è di buono e concentrandosi sulle macerie. L'immagine del crollo di Pompei è il simbolo di questi tempi. Sta crollando tutto e soprattutto stanno crollando le certezze e la pazienza degli italiani. C'è chi ci vuole l'uno contro l'altro, chi divide la popolazione in tutti i modi possibili, dopo i comunisti ed i fascisti, dopo i settentrionali ed i meridionali, dopo gli italiani e gli stranieri, dopo i lavoratori pubblici e privati, adesso abbiamo la nuove categorie dei traditori e dei lealisti. Basta non ne possiamo più delle sante alleanze del contro, delle guerre, degli insulti, ma i cittadini italiani dovrebbero schierarsi per chi? Per chi pensa a loro? Le immagini degli autobus di Napoli che viaggiano tra i sacchetti della spazzatura sono la migliore risposta a questa nuova chiamata alle armi. Non vogliamo più vivere in un paese che fa morire di freddo dei poveri immigrati su una torre che chiedono solamente di lavorare nel nostro paese, basta con questo egoismo, questa individualismo, almeno si facesse qualcosa per gli italiani, invece si agitano le bandiere solo per far sopravvivere la Corte dei Miracoli che ci governa tra una festa ed una tangente. Vogliamo che qualcuno prenda in mano la situazione ed abbia il coraggio delle scelte. Si facciano le riforme economiche ed istituzionali, anche se impopolari. Però si pensi soprattutto al futuro, si creino le condizioni per ridurre il divario economico tra il nord ed il sud del paese anche con una tassazione di vantaggio destinata alle aziende europee che si trasferiscono nel meridione, si combatta la criminalità organizzata anche con le armi della cultura e della tutela ambientale, oltre che dello sviluppo economico. Si rafforzi e si ridia coraggio alla classe media ed ai giovani. Si creino le basi per valorizzare la presenza degli stranieri in Italia e per procedere ad un'integrazione pacifica, coniugando il rispetto delle leggi con il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo. Una rivoluzione politica e culturale il paese ne ha bisogno anche se in molti ancora non se ne sono resi conto.

martedì 9 novembre 2010

La Compagnia finiana dell'Anello

di Alessandro Piergentili
Chi ha detto che Generazione Italia, Futuro e Libertà e Fini non rappresentano la Destra?
Non c'è saga più di Destra della trilogia del Signore degli Anelli.
Non una c'è storia più in sintonia con quello che è accaduto da Aprile ad oggi come quella che troviamo nello splendido libro di Tolkien e che ha alimentato le fantasie di intere generazioni di giovani missini. Saremmo anche di parte, ma noi l'abbiamo vissuta e la continuiamo a percepire come una battaglia tra il bene ed il male, tra Davide e Golia, tra il potere e la giustizia, tra i principi e l'arroganza. Paradossalmente anche la somiglianza estetica tra i personaggi e gli attori politici ci aiutano a fantasticare ed ad immaginare di esser entrati a far parte veramente della Compagnia dell'Anello quando più di sette mesi fa abbiamo deciso, nel nostro piccolo e senza aver mai fatto politica prima di allora, di seguire Fini, Bocchino, Granata e i pochi altri "quattro gatti finiani". L'alto Gandalf Gianfranco Fini è stato veramente un mago a rovesciare il tavolo passando dal: "Che fai mi cacci" con gli undici voti della Direzione del PDL, all'attuale: "Devi dimetterti". Il Frodo Italo Bocchino è stato uno dei principali artefici del successo creando le condizioni per ridare speranza ad un popolo di disillusi che si era allontanato e che era angustiato e preoccupato per le sorti della nostra nazione, con Generazione Italia movimento libero, spontaneo, nato nel web e spostatosi ben presto sul territorio ha raccolto attorno al movimento tanti giovani e meno giovani ed ha dato spazio alla sua squadra di hobbit in gamba come Merry Mariniello, Sam Pagano, Peregrino De Santis. L'Aragorn Granata ha combattuto e combatte ogni giorno, senza tregua a difesa della legalità, dei principi etici, della cultura e dell'ambiente, sia a livello nazionale, che locale, come non citare ad esempio la battaglia poco conosciuta contro lo scempio delle trivellazioni nella Val di Noto. Il Boromir Briguglio, il Gimli Napoli, la Legolas Perina e tanti altri protagonisti finiani che potrebbero far parte a pieno titolo della Compagnia dell'Anello finiana. Il luoghi del sapere e della saggezza, come il Consiglio di Enrold Farefuturo, il Barbalbero Rossi, ma la fantasia non finisce qui. Certe immagini televisive fanno pensare anche ai vari Gollum che sostituiscono la frase "Il mio Tesssoro" con la parola Montecarlo, vari orchi, orchetti, Cavalieri Neri, c'è anche Shelob il ragno-femmina, che insieme all'individuazione di Saruman e Sauron lasciamo alla libera fantasia del lettore.
E' proprio così siamo di fronte ad una sfida che cambierà l'Italia ed ai molti scettici ed ai molti critici noi opponiamo dei contenuti, come il Manifesto per L'Italia, che è una sorta di "Anello progettuale" da non distruggere, ma da salvaguardare. Quella che bisogna combattere è la cultura dell'illegalità, del carrierismo, dell'arricchimento facile senza sacrifici. Ritornare al sano spirito sociale e culturale dei nostri nonni con stimoli nuovi, letture moderne ed innovative. La Compagnia dell'Anello ha già fatto un miracolo a non scomparire politicamente ed a rovesciare i rapporti di forza, ma ancora tante battaglie ci aspettano, perchè la guerra sarà vinta solo se riusciremo a dare una speranza ai tanti italiani che non ce la fanno, che soffrono, i cui figli non hanno un lavoro o sono precari. In questo la testardaggine e lo spirito della Compagnia dell'Anello possono costituire l'esempio immaginario per andare avanti tutti assieme per cambiare l'Italia e ci riusciremo.

venerdì 5 novembre 2010

Tutti a Perugia


di Alessandro Piergentili
Stiamo partendo, da tutta Italia stiamo convergendo verso quello che per noi sarà il centro del mondo politico. Partiamo con delle speranze e delle certezze. La speranza è quella di continuare a partecipare ad un progetto innovativo che aumenterà il tasso di democraticità della politica italiana. Generazione Italia è un movimento unico sia per come è nato, sia per come si è sviluppato. Di solito gli ibridi non hanno successo, ed invece finora le cose sono andate molto bene, le assemblee, gli incontri ed i convegni hanno visto crescere la partecipazione di giorno in giorno, di mese in mese. Abbiamo utilizzato la parola ibrido non a caso. Un movimento che riesce ad avvicinare i politici e gli amministratori locali alla gente che spontaneamente vuole partecipare alla vita politica, lavora fianco a fianco per lo sviluppo di idee e progetti politici e riesce a resistere anche alla competizione che si può generare vedendo affacciarsi gente nuova che inizia anche a coltivare ambizione elettiva.
Le certezze risiedono in quello che abbiamo fatto sino a questo momento e come stiamo vedendo sviluppare l'organizzazione del partito che sta arrivando. Domani nascerà il movimento giovanile, un grandissimo movimento visto che il progetto attira tantissimi giovani da tutte le parti d'Italia. Un manifesto per l'Italia che lancerà una nuova visione della politica, perchè c'è proprio bisogno di aria fresca. Si dirà sono sempre gli stessi, non cambia nulla, è sempre la solita solfa, ma veniteci a trovare a Perugia, venite a vedere quanti giovani e meno giovani hanno entusiasmo e come tante persone che non hanno mai fatto politica oggi la fanno e possono farla. Veniteci a trovare, non ve ne pentirete.

lunedì 1 novembre 2010

Un triangolo futurista per i nostri figli


di Alessandro Piergentili

Un triangolo ideale con cui unire le direttrici sulle quali si baserà l'azione politica di Futuro e Libertà e di Generazione Italia. Il discorso di Gianfranco Fini, come sempre lucido ed illuminante, ci ha regalato dell'ottimo materiale per sviluppare le nostre idee ed i nostri progetti politici. Nazione, legalità e lavoro. Un triangolo futurista formato da tre parole. Tre parole, tre concetti dietro i quali si nascondono problemi e soluzioni che determineranno il nostro futuro e quello dei nostri figli. Ognuno di noi, quelli che Fabio Granata chiama "straordinaria e nuova base militante" adesso ha una traccia per fare la propria parte. Un'idea di nazione che non divide i propri cittadini in comunisti e fascisti, in stranieri ed italiani, in lavoratori pubblici e privati, in meridionali e settentrionali, ma unisce tutti attorno a dei valori condivisi. Proprio perchè formata da tutti i cittadini l'Italia futurista è una nazione inclusiva che non ha paura dello straniero, perchè sa riconoscere il clandestino e l'illegale, ma sa integrare il regolare, i figli degli extracomunitari che sono nati nei nostri territori, i nuovi cittadini ed i futuri cittadini che già pagano le tasse ed i contributi, fanno acquisti nei nostri negozi e nei nostri supermercati, badano ai nostri anziani ed ai nostri figli. Una nazione che è accogliente perchè è forte, coesa e sicura di sè. Una nazione che è formata da una comunità di cittadini che possiede il senso civico nel senso originario del termine e che fa della legalità e dell'etica un principio irrinunciabile a tutti i livelli proprio perchè si sforza di fare cultura in tal senso e non incentiva chi va controcorrente e promuove comportamenti antietici prima che illegali. Una nazione fondata sul lavoro, che utilizza le proprie risorse economiche, sociali e culturali per creare occupazione, posti stabili, se possibile, altrimenti ben remunerati. Una nazione che faccia proprio quindi il banale principio economico della remunerazione del rischio di perdita del posto di lavoro. Un lavoro a tempo determinato deve essere remunerato di uno a tempo indeterminato, a parità di mansioni. Fondare una nazione sul lavoro significa anche far convergere tutta l'organizzazione del paese verso politiche di sviluppo sostenibili nel tempo, che tengano conto delle peculiarità della nostra nazione, delle differenze tra il settentrione ed il meridione che debbono essere sensibilmente ridotte nel breve periodo ed annullate nel medio termine. Insomma il triangolo futurista non è altro che un ritorno ai principi fondanti della nostra nazione, del senso nel nostro stare insieme come comunità, il triangolo futurista non è altro che la lettura, la comprensione e l'accettazione dei primi articoli della nostra Costituzione.

Dopo l'Adriano a Perugia apriamo una nuova stagione


Di Fabio Granata

Lo straordinario discorso di Gianfranco Fini all’Adriano ha aperto di fatto, alla vigilia dell’appuntamento di Perugia, una nuova e impegnativa fase nella giovane vita del nostro progetto politico.


Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma.

Su legalità, regole, giustizia non siamo più disposti a cedere di un solo millimetro al cupio dissolvi che sembra caratterizzare l’azione politica di Berlusconi e del Pdl.


Attraverso il ritiro della nostra delegazione appariremo certamente più coerenti sia agli occhi dell’opinione pubblica sia della straordinaria, e nuova, base militante che sopratutto attraverso Generazione Italia, abbiamo aggregato ed entusiasmato e che adesso attende coerenza e segni inequivocabili di rinnovamento nei metodi e negli uomini.


Serve per questo distinguerci con più forza dall’attuale centrodestra e sopratutto non commettere errori nella organizzazione territoriale.


Dobbiamo avere una grande capacità di ascolto della base e di coloro i quali dall’inizio ci hanno sostenuto. In Toscana come in Abruzzo, in Sicilia come in Piemonte non consentiamo il crescere di malumori o polemiche per l’eccessiva apertura verso soggetti e posizioni politiche non in linea con i grandiosi propositi di innovazione e legalità che ci siamo dati.


E’ quella la nostra forza e la nostra garanzia per la prospettiva. Legalità, innovazione, coerenza per costruire una nuova Italia