mercoledì 25 luglio 2012

Riunione tra PLI Palermo e Base Liberale


Base Liberale comunica che Martedì 24 Luglio 21012 si è svolta una riunione a cui, tra gli altri, hanno partecipato Salvatore Buccheri segretario provinciale della provincia di Palermo, vice segretario regionale e membro della Direzione Nazionale con delega per il Mezzogiorno del Partito Liberale Italiano e Alessandro Piergentili coordinatore di Base Liberale, il nuovo network di cittadini con spirito liberale. 

Dalla riunione è emersa l'esigenza di contribuire a costruire un soggetto politico a livello nazionale che abbia un'identità forte e basata su concetti, idee e progetti liberali e riformisti. Tale costruzione deve essere iniziata e portata avanti fin dalle prossime regionali che si svolgeranno in Sicilia. Uno storico laboratorio politico e identitario. In tale ottica si ritiene che la scelta del candidato alla presidenza della regione deve avere forti connotati e una storia personale e/o politica di stampo liberaldemocratico. Il passaggio dall'assistenzialismo all'apertura al mercato, che tutti i partecipanti alla riunione hanno ritenuto imprescindibile per il futuro della nostra regione, può essere favorito solo da un candidato con tali caratteristiche.

C'era una volta la speculazione

Il termine speculazione nasce dalla voce latina specula (vedetta), da specere (osservare, scrutare), ovvero colui che compiva l'attività di guardia dei legionari. E' interessante osservare come nel senso comune la parola abbia assunto un'accezione negativa un po' a tutti i livelli e che a tale pratica si diano la maggior parte delle colpe circa la crisi che la nostra economia sta attraversando. Questo breve articolo vuol essere una voce fuori dal coro. La speculazione come attività individuale può essere o meno giudicata eticamente, anche se chi investe prendendo dei rischi lo fa mettendo in pericolo il proprio capitale o comunque del denaro che gli è stato affidato. A livello collettivo è interessante notare come una differente prospettiva possa catalogare l'investimento speculativo proprio come un'attività di guardia di intere economie. Senza dubbio la diffusione dei contratti derivati e della leva finanziaria hanno trasformato la finanza in una specie di acceleratore che in periodi di sviluppo diffonde benessere a velocità crescente e in periodi di crisi concentra la ricchezza creando difficoltà a chi non è solido, ma i meccanismi finanziari passano semplicemente i soldi da una tasca all'altra e corrispondentemente i rischi da un soggetto all'altro. I problemi nascono sempre e comunque dall'economia reale. Se pensiamo alla crisi del 2008 la memoria collettiva attribuisce la colpa ai titoli tossici quando invece sono stati  semplicemente un meccanismo di trasmissione del crack derivante dallo scoppio della bolla immobiliare. Economia reale quindi. Con un esempio banale possiamo paragonare un'assicurazione RC Auto ad un contratto derivato. il singolo contratto di assicurazione per la compagnia di assicurazione è una pratica speculativa. Praticamente la compagnia sta scommettendo che l'assicurato non avrà incidenti. La compagnia invece assume un ruolo "sociale" con la sommatoria dei suoi contratti e quindi con il suo portafoglio rischi, perchè su basi statistiche sta togliendo un rischio alla collettività. Nel contratto derivato a fronte di un'attività speculativa c'è sempre una controparte assicurata. E' semplicemente un trasferimento del rischio. A livello globale i contratti derivati e le pratiche speculative fungono da guardiani che lanciano allarmi su aziende e stati che hanno difficoltà. Praticamente esaminano anche l'attività dei governanti e dei politici. La seconda ondata di crisi che sta colpendo l'Europa deriva semplicemente da comportamenti individuali di milioni di cittadini e aziende che stanno portando i capitali e il proprio know how da stati inefficienti a stati più efficienti. Migliaia di neolaureati abbandonano la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Italia per andare a lavorare in Germania, negli USA, in Brasile, in Australia. Come le persone i capitali vanno dove stanno meglio secondo un semplice rapporto rischio/rendimento. E' il fenomeno del Fly to quality. Si tratta di difficoltà dell'economia reale e di flussi in uscita che gli investitori percepiscono prima degli altri e scaricano su alcuni prodotti finanziari lanciando l'allarme sull'inefficienza della classe dirigente di quel paese. Se i governanti invece di lanciare strali sui "cattivi speculatori" si assumessero le loro responsabilità e iniziassero ad ascoltare in tempo i segnali dei mercati forse non si arriverebbe a mettere in pericolo l'esistenza della moneta unica e magari verrebbero ricordati dalla storia come statisti illuminati. Pensiamo alla velocità di ricambio con cui la classe dirigente greca è stata spazzata via. Perchè? Si è agito troppo tardi e nella direzione sbagliata. Se i mercati segnalano ancora l'allarme è perchè nell'economia reale qualcosa sta continuando ad andare nel verso sbagliato. E' chiaro che se non si riequilibrano i flussi in uscita con quelli in entrata l'avvitamento ribassista non avrà fine. Qualcuno si è chiesto perchè l'Italia, in una prima fase della crisi, non è stata coinvolta dall'aumento dello spread nonostante la scarsa qualità della classe dirigente e l'alto debito pubblico? Semplicemente perchè la misura che è stata più criticata a Tremonti funzionava come scudo. Il rientro incentivato fiscalmente dei capitali dall'estero ha riequilibrato i flussi in uscita per qualche tempo. Appena finita l'incentivazione è iniziata la crisi. Si comprende che eticamente il condono sui capitali esteri è condannabile e che non poteva durare all'infinito, ma tecnicamente ha funzionato (magari nemmeno era stato concepito con tale funzione). Un'analisi di questo tipo è difficile che possa provenire da economisti puri più abituati a valutare i fenomeni macroeconomici tralasciando gli aspetti finanziari, del resto nel mondo anglosassone i politici ascoltano anche i guru della finanza e non solo i professori universitari o i banchieri centrali, perchè è chiaro che se non ti sei fatto qualche giro in qualche sala cambi e non hai gestito investimenti per svariati miliardi non puoi pensare come ragionano i mercati e non puoi nè prevenirli, nè assecondarli, ma solo subirli, combatterli, temerli. I mercati sono solo un riflesso di milioni di comportamenti individuali, di miliardi di transazioni provenienti dall'economia reale che vengono elaborati e trasformati in decisioni di investimento, che poi a loro volta, in un loop, influenzano la trasmissione di nuovo nell'economia reale, della positività o della negatività iniziale. Combattere i mercati è come combattere noi stessi, è assurdo, è illogico.
Ad maiora.


 Alessandro Piergentili- nato a Roma il 16 Gennaio del 1970 è laureato in Economia degli Intermediari Finanziari alla LUISS esperto di economia e finanza. Per molti anni analista finanziario e responsabile gestioni patrimoniali presso IMI Bank Lussemburgo e Banca S.Angelo, oggi trader su cambi e consulente di finanza aziendale.

martedì 24 luglio 2012

Le 13 proposte di Zero+ a cui Base Liberale aderisce con entusiasmo


Base Liberale condivide in pieno le 13 proposte elaborate dal movimento Zero Positivo. Nei prossimi 13 giorni analizzeremo una per una le 13 proposte dando di volta in volta la chiave di lettura di Zero + quando perfettamente coincidente e suggerendo e incrementando il concetto attraverso anche il contributo degli esperti di Base Liberale.
Stay Tuned

mercoledì 18 luglio 2012

Solo la Sicilia può far risorgere la Lega

di Alessandro Piergentili - Mi capita spesso di cercare di percepire il sentiment della gente attraverso la navigazione sui vari social network. Ho notato una certa dicotomia nei giudizi che si danno riguardo alla situazione siciliana. I siciliani si sentono punti sull'orgoglio. Un presidente del consiglio che si intromette nella politica siciliana? Lo può fare di nascosto come è sempre stato per 60 anni, ma addirittura una lettera,..., no questa è un attentato all'autonomia dell'isola. Si può passare sopra al clientelismo, alla mafia, al pizzo, alle continue ingiustizie e prepotenze e all'estrema disuguaglianza sociale, ai servizi da Terzo Mondo dell'apparato pubblico isolano, ma ad una lettera del Presidente Monti no, l'orgoglio siculo si risveglia e difende l'autonomia della Sicilia. Un 'autonomia che ha portato solo assistenzialismo e feudalesimo, non ha certo portato ricchezza e benefici per l'economia siciliana. A che serve ormai questa autonomia?  Forse ce lo potranno spiegare gli amici della Lega che addirittura vogliono estendere i benefici delle regioni a statuto speciale a tutte le altre regioni. Abbiamo visto cosa ha portato il trasferimento dei poteri di spesa dal centro alle regioni. Un'esplosione della spesa pubblica e la più assoluta mancanza di controllo sui costi. Si vuole superare il problema con i costi standard, ma difficilmente funzionerà poiché la vera emorragia è quella per i costi del personale e finché non si sostituirà una politica di introduzione del mercato in sostituzione dell'assistenzialismo meridionale quei costi, frutto dell'assistenzialismo, difficilmente diminuiranno. I non siciliani invece sono indignati e non capiscono come si possa continuare a spendere e spandere in una situazione di "default di fatto". Paradossalmente questa situazione potrebbe riaprire la questione settentrionale e ridare slancio e argomenti ad una Lega ridotta in brandelli dagli scandali. già leggo commenti che richiamano a quell'esperienza e non mi piacciono affatto. E' paradossale che la politica siciliana sia il più grande alleato della Lega Nord.
Come si esce da questo intrigato groviglio istituzionale con interpretazioni discordanti rispetto ai poteri costituzionali? Personalmente ritengo il governo Monti il più grande regalo che il destino poteva farci. La cattiva politica ha vinto su quella buona e una pausa fra l'una e l'altra servirebbe. Anche la repubblica romana chiamava per brevi periodi dei "dittatori a tempo" per mettere le cose a posto. Se non si prendono provvedimenti il default della Regione è sempre più probabile. Molta gente dovrà scegliere se mantenere lo status quo e rischiare di non prendere lo stipendio pubblico oppure di vedersi ridotti poteri e privilegi, ma mantenendo la sicurezza dello stipendio. E' una scelta.

martedì 17 luglio 2012

Fatece largo, Generazione Italia è tornata.

di Alessandro Piergentili - Torniamo a respirare dopo un anno e una manciata di mesi passati in apnea. Aspettavamo  da diverso tempo il ritorno di Generazione Italia, unico motivo per l'entrata in politica di tanta gente nell'Aprile del 2010. Il suo temporaneo accantonamento, però, è stata anche la causa dell'abbandono di tanta di quella stessa gente un anno dopo. Mi si dice e mi si diceva che il contenitore non poteva essere discriminante. Non è vero, Generazione Italia ha due peculiarità che nessun altro movimento può avere. Nasce come un aggregatore intergenerazionale, mette cioè attorno allo stesso tavolo il settantenne con il diciottenne, non divide, ma unisce e non mette in un recinto i giovani, ma li mette direttamente in competizione con chi giovane non è più. E' un movimento vicino alla politica ne vuole influenzare le scelte e determinarne i contenuti. Questi due fattori, uniti alle caratteristiche tipiche dei movimenti rendono Generazione Italia attrattiva. C'è bisogno come non mai di partecipazione, democrazia e trasparenza le tre parole d'ordine che ci hanno sempre caratterizzato. Oggi ci sentiamo come dei bambini a cui è stato restituito un giocattolo dopo una punizione. Non sappiamo il perché della punizione, ma ci concentriamo sul bicchiere mezzo pieno e guardiamo avanti con fiducia. Tirate fuori dai cassetti le bandiere e strillate ai quattro venti che Generazione Italia è tornata.
Il ruolo odierno di Generazione Italia è chiaro. Deve essere un tassello del puzzle che si andrà a comporre nell'area riformista e liberal democratica che sostiene Monti. Un centrodestra moderno e liberale che deve raccogliere l'eredità lasciata dal premier e continuarne l'opera tranquillizzando i partner europei e i mercati, che già vedono con preoccupazione un eventuale passaggio di consegne.
Un tassello che deve aiutare la formazione di un grande polo nazionale che raccoglierà il meglio della politica, ma che dovrà necessariamente dare spazio a tanta nuova gente e al movimentismo.
Abbiamo fiducia, tanta fiducia, una seconda chance si dà a chiunque, ma questa è l'ultima.

sabato 14 luglio 2012

L'Italia non attira i capitali, nonostante Monti. Figuriamoci con.....

di Alessandro Piergentili - Dopo una piacevole chiacchierata con un mio amico americano mi sono un po' depresso.
Ammetto di avere una cultura finanziaria sopra la media, ma lui essendo un gestore di un grande Hedge Fund ne sa sicuramente più di me, quantomeno sta dalla parte di quelli che decidono dove debbono dirigersi i capitali. 
La sua visione sull'Italia resta negativa, nonostante gli sforzi fatti e nonostante l'apprezzamento nei confronti di Monti. Ammette che con il precedente governo il default sarebbe stato certo e drammatico.
Ma gli americani non guardano troppo i numeri e le riforme che l'Italia stà facendo, ma la situazione complessiva a livello Europeo. Il vero problema dell'Italia è che non puó più stampare moneta.
Quando sei indebitato e non cresci le ricette economiche sono limitate a due scelte fondamentali: o ti vendi i gioielli di famiglia (riserve d'oro, riserve valutarie, patrimonio pubblico, etc., oppure stampi moneta. L'Italia non fa nessuna delle due cose. la prima perchè non vuole allarmare i mercati più di quanto sono allarmati (immaginate un funzionario di banca che sa che un suo cliente che ha un fido si è andato a impegnare i gioielli della moglie, la prima cosa che fa, gli revoca il fido, cioè la fiducia).

 In una situazione come quella attuale all'Italia non conviene rimanere nell'Euro.
O la Germania esce o i paesi a rischio escono, il mio amico non vede alternative.
Lui sostiene anche che l'Italia puó fare tutte le riforme del mondo, ma, come diremmo noi in Italia, i mercati sono speculativi e ormai hanno preso di mira l'Italia........, negli U.S.A. invece direbbero che gli investitori dirigono i propri capitali dove rischiano meno e vengono remunerati meglio e l'Italia non è un luogo che in questo momento ha queste caratteristiche.
Se manca la fiducia c'è poco da fare.
Il mio amico sui Btp italiani a ogni minimo rimbalzo è short (cioè vende) e questo la dice lunga.
Lui sostiene che l'unico modo di fermare la speculazione sarebbe quello di attivare le stampanti ma siccome le stampanti appartengono alla Germania è un'utopia.
Tutti gli altri sistemi sono poco efficaci. Quindi il destino non è nelle nostre mani.
Sostiene che gli unici asset italiani interessanti da comprare oggi come oggi sono industrie esportatrici. In questo sono molto d'accordo, perchè sarebbero avvantaggiate da un'uscita dell'Italia dall'Euro.

Tornando su un piano politico l'unico tassello positivo che ci tiene a galla, in questo quadro desolante, è la figura di Monti. Se non ci fosse lui i capitali ci abbandonerebbero molto più velocemente e la speculazione sarebbe molto più prepotente. Dire che sono preoccupato per quello che accadrà fra poco tempo, quando inizierà la campagna elettorale e i partiti faranno a gara per dare addosso a Monti è un eufemismo. I mercati come reagiranno? Dopo aver trattato con Monti con chi tratteranno gli Obama e le Merkel? Con Berlusconi? Con Bersani? Con Casini? Con Grillo? 
Che Dio ce ne scampi e liberi.