mercoledì 25 luglio 2012

C'era una volta la speculazione

Il termine speculazione nasce dalla voce latina specula (vedetta), da specere (osservare, scrutare), ovvero colui che compiva l'attività di guardia dei legionari. E' interessante osservare come nel senso comune la parola abbia assunto un'accezione negativa un po' a tutti i livelli e che a tale pratica si diano la maggior parte delle colpe circa la crisi che la nostra economia sta attraversando. Questo breve articolo vuol essere una voce fuori dal coro. La speculazione come attività individuale può essere o meno giudicata eticamente, anche se chi investe prendendo dei rischi lo fa mettendo in pericolo il proprio capitale o comunque del denaro che gli è stato affidato. A livello collettivo è interessante notare come una differente prospettiva possa catalogare l'investimento speculativo proprio come un'attività di guardia di intere economie. Senza dubbio la diffusione dei contratti derivati e della leva finanziaria hanno trasformato la finanza in una specie di acceleratore che in periodi di sviluppo diffonde benessere a velocità crescente e in periodi di crisi concentra la ricchezza creando difficoltà a chi non è solido, ma i meccanismi finanziari passano semplicemente i soldi da una tasca all'altra e corrispondentemente i rischi da un soggetto all'altro. I problemi nascono sempre e comunque dall'economia reale. Se pensiamo alla crisi del 2008 la memoria collettiva attribuisce la colpa ai titoli tossici quando invece sono stati  semplicemente un meccanismo di trasmissione del crack derivante dallo scoppio della bolla immobiliare. Economia reale quindi. Con un esempio banale possiamo paragonare un'assicurazione RC Auto ad un contratto derivato. il singolo contratto di assicurazione per la compagnia di assicurazione è una pratica speculativa. Praticamente la compagnia sta scommettendo che l'assicurato non avrà incidenti. La compagnia invece assume un ruolo "sociale" con la sommatoria dei suoi contratti e quindi con il suo portafoglio rischi, perchè su basi statistiche sta togliendo un rischio alla collettività. Nel contratto derivato a fronte di un'attività speculativa c'è sempre una controparte assicurata. E' semplicemente un trasferimento del rischio. A livello globale i contratti derivati e le pratiche speculative fungono da guardiani che lanciano allarmi su aziende e stati che hanno difficoltà. Praticamente esaminano anche l'attività dei governanti e dei politici. La seconda ondata di crisi che sta colpendo l'Europa deriva semplicemente da comportamenti individuali di milioni di cittadini e aziende che stanno portando i capitali e il proprio know how da stati inefficienti a stati più efficienti. Migliaia di neolaureati abbandonano la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Italia per andare a lavorare in Germania, negli USA, in Brasile, in Australia. Come le persone i capitali vanno dove stanno meglio secondo un semplice rapporto rischio/rendimento. E' il fenomeno del Fly to quality. Si tratta di difficoltà dell'economia reale e di flussi in uscita che gli investitori percepiscono prima degli altri e scaricano su alcuni prodotti finanziari lanciando l'allarme sull'inefficienza della classe dirigente di quel paese. Se i governanti invece di lanciare strali sui "cattivi speculatori" si assumessero le loro responsabilità e iniziassero ad ascoltare in tempo i segnali dei mercati forse non si arriverebbe a mettere in pericolo l'esistenza della moneta unica e magari verrebbero ricordati dalla storia come statisti illuminati. Pensiamo alla velocità di ricambio con cui la classe dirigente greca è stata spazzata via. Perchè? Si è agito troppo tardi e nella direzione sbagliata. Se i mercati segnalano ancora l'allarme è perchè nell'economia reale qualcosa sta continuando ad andare nel verso sbagliato. E' chiaro che se non si riequilibrano i flussi in uscita con quelli in entrata l'avvitamento ribassista non avrà fine. Qualcuno si è chiesto perchè l'Italia, in una prima fase della crisi, non è stata coinvolta dall'aumento dello spread nonostante la scarsa qualità della classe dirigente e l'alto debito pubblico? Semplicemente perchè la misura che è stata più criticata a Tremonti funzionava come scudo. Il rientro incentivato fiscalmente dei capitali dall'estero ha riequilibrato i flussi in uscita per qualche tempo. Appena finita l'incentivazione è iniziata la crisi. Si comprende che eticamente il condono sui capitali esteri è condannabile e che non poteva durare all'infinito, ma tecnicamente ha funzionato (magari nemmeno era stato concepito con tale funzione). Un'analisi di questo tipo è difficile che possa provenire da economisti puri più abituati a valutare i fenomeni macroeconomici tralasciando gli aspetti finanziari, del resto nel mondo anglosassone i politici ascoltano anche i guru della finanza e non solo i professori universitari o i banchieri centrali, perchè è chiaro che se non ti sei fatto qualche giro in qualche sala cambi e non hai gestito investimenti per svariati miliardi non puoi pensare come ragionano i mercati e non puoi nè prevenirli, nè assecondarli, ma solo subirli, combatterli, temerli. I mercati sono solo un riflesso di milioni di comportamenti individuali, di miliardi di transazioni provenienti dall'economia reale che vengono elaborati e trasformati in decisioni di investimento, che poi a loro volta, in un loop, influenzano la trasmissione di nuovo nell'economia reale, della positività o della negatività iniziale. Combattere i mercati è come combattere noi stessi, è assurdo, è illogico.
Ad maiora.


 Alessandro Piergentili- nato a Roma il 16 Gennaio del 1970 è laureato in Economia degli Intermediari Finanziari alla LUISS esperto di economia e finanza. Per molti anni analista finanziario e responsabile gestioni patrimoniali presso IMI Bank Lussemburgo e Banca S.Angelo, oggi trader su cambi e consulente di finanza aziendale.

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