giovedì 9 dicembre 2010

La parola alla politica, ma il movimento esiste ancora


di Alessandro Piergentili

Migliaia di persone riunite in circoli di Generazione Italia ormai non più così giovani perchè hanno superato la trentina, stanno traghettando verso Futuro e Libertà. Le persone sono le stesse di alcuni mesi fa, rappresentano una componente fondamentale del partito che verrà ed è giusto che vengano interpretate anche nei momenti in cui la politica deve dare il massimo di sè per non apparire lontana dalle esigenze quotidiane della gente e solo come un gioco di potere.
Ci siamo anche noi perchè siamo una specie di diaframma tra l'umore della popolazione e la classe dirigente che funziona in ambedue le direttrici. Dobbiamo spiegare alla gente i meccanismi talvolta oscuri della politica e nello stesso tempo avvertire la classe dirigente quando si sta prendendo una direzione sbagliata. Leggiamo quotidianamente di trattative, offerte e soluzioni varie alquanto ondivaghe. L'impressione è che si cammini a tentoni. Noi ci sentivamo e sentiamo parte di un progetto per una nuova Italia, un progetto che trovava la sua summa intellettuale nel Manifesto per l'Italia che tutti i deputati finiani hanno condiviso e magnificato in quel di Bastia Umbra. Ecco ci chiediamo, ma come farebbe ad essere compatibile un Manifesto del genere con l'azione governativa portata avanti da un gran numero di ministri dell'attuale governo, se riconfermati? La base non capirebbe e siamo solo agli inizi. Uccidere il bambino in culla non riporterebbe voti nell'alveo dell'attuale centrodestra. Ormai un popolo si è messo in marcia e la direzione così come l'obiettivo finale della marcia è chiaramente quello di un altro centrodestra che nulla abbia a che fare con quello attuale. Colombe e categorie ornitologiche varie possono anche avere mille dubbi, ma debbono comprendere che non possono tradire il loro popolo per non farsi dare dei traditori da Berlusconi. Qui non esiste più destra o sinistra, ma esiste il lavoro di migliaia di militanti che da mesi stanno lavorando come pazzi per portare consensi e spiegare alla gente le intenzioni del FLi. Ci abbiamo messo la nostra faccia a garantire che non si sarebbe tornati indietro e penso di interpretare il pensiero di tanti attivisti di Generazione Italia. La maggior parte di noi non aveva mai fatto politica e ci ha messo passione, tempo ed anche un po' di soldi per seguire un progetto. Ci dovete qualcosa, perchè l'abbiamo fatto in un momento in cui in pochi avrebbero scommesso sul progetto, tutto quello che vi chiediamo è di portarlo avanti senza tentennamenti.

domenica 28 novembre 2010

L'immobilità sociale. I bambini italiani come i bambini sovietici pre-1989


di Alessandro Piergentili
Viviamo in una società bloccata, declinante dal punto di vista culturale, politico, sociale ed economico. Ormai è sotto gli occhi di tutti. Girovagando su internet mi sono imbattuto in uno studio dell'associazione Italia Futura che ha scosso il mio già turbato grado di sopportazione. In pratica siamo al penultimo posto per grado di mobilità sociale tra i paesi del mondo occidentale . Peggio di noi solo la Finlandia che per ragioni opposte alle nostre ha un sistema bloccato. Lì la popolazione è poco numerosa ed il benessere è diffuso, hanno poco da migliorare. Da noi invece la situazione ha del drammatico e scusate se utilizzo dei toni così accesi ed allarmanti, ma i dati parlano chiaro. Solo il 17% della popolazione povera ha avuto negli ultimi tre anni la possibilità di migliorare la propria posizione sociale, mentre l'83% è restata povera o è diventata ancora più povera. Tale percentuale è bassissima se confrontata con il 23% degli Stati Uniti che stanno affrontando una crisi gravissima, il 22% della Grecia o il 25% dell'Irlanda, tanto per mettere un po' di pepe alla polemica e sconfessare chi dice che noi siamo messi meglio di altri paesi che stanno affrontando delle crisi finanziarie. La situazione non migliora se si sale alle classi sociali medio basse o medie. Non solo. Il 41% degli ultracinquantenni dichiara di aver migliorato la propria posizione sociale rispetto alla famiglia d'origine di contro solo il 6% dei venti-trentenni dichiara di ritrovarsi in condizioni migliori ed il 20% dichiara di aver addirittura peggiorato il proprio stato sociale. Così non si può andare avanti. Un ragazzo nato nel 1990 ha più probabilità di migliorare la propria posizione nell'ex URSS che in Italia. Ciò è paradossale se pensiamo che la maggiore critica che gli economisti ed i sociologi occidentali hanno sempre mosso ai paesi comunisti era proprio quella di bloccare completamente la mobilità sociale e quindi la speranza. Noi siamo il paese più comunista dell'occidente, ma non perchè siamo pieni di comunisti come ci vuol far credere chi li vede ovunque, ma perchè il sistema economico e sociale è bloccato. Le classi dirigenti sono ferme ed immobili, se pensiamo che in altri paesi si garantisce addirittura per Costituzione il rinnovamento delle classi politiche. Ad ogni politico è legato un mondo. Il professore universitario, il primario dell'ospedale, il dirigente pubblico, etc. Cambiare un politico significa rinnovare un pezzo di società, ma non è ancora abbastanza. I ragazzi provenienti dai ceti più bassi hanno scarsi stimoli a studiare anche se meritevoli. Le probabilità che un giovane il cui padre non abbia completato il ciclo di studi riesca a laurearsi sono del 10% contro il 35% della Francia ed il 40% della Gran Bretagna. In Italia si trasmettono ai figli beni, redditi e professioni. Il 42% degli avvocati e notai è figlio di avvocati e notai, il 40% dei farmacisti è figlio di farmacisti ed addirittura il 44% degli architetti è figlio di architetti. I dati sono impietosi. Un governo che da quasi 20 anni parla di rivoluzione liberale dovrebbe dimettersi seduta stante dopo la semplice lettura di questi dati. Non servirebbe fare molto, basterebbe copiare quello che fanno negli altri paesi. Sempre leggendo il rapporto dell'associazione Italia Futura mi sono piaciute le varie e semplici proposte concrete che sono riprese da altri sistemi economici. Il Child Trust Fund inglese ad esempio. Dove lo stato apre un conto per ogni nascituro e ci versa, anche insieme ai parenti del bambino, delle piccole somme. Arrivati alle scuole medie queste somme crescono o si abbassano in funzione dell'andamento scolastico. Le somme accantonate serviranno poi al giovane per completare il ciclo di studi, altrimenti saranno indisponibili e riprese dallo stato. Non è forse compito dello stato aiutare i giovani a studiare ed a formarsi? Oppure i soldi debbono essere spesi per far arrivare attrici rumene a ricevere premi cinematografici inventati? Con 400.000 euro si potevano aprire 400 conti da 1.000 euro per altrettanti bambini? Oppure i costi per gli spostamenti del ministro del turismo pari a 137.000 euro, etc., etc. Del resto la politica di questi ultimi anni, insieme all'incessante promozione culturale dei mass media, ha cercato di indurre nella società sentimenti individualistici ed egoistici che non fanno che accentuare la difesa dei vari status quo e quindi diminuire ancora di più la mobilità sociale. Paradossalmente l'accentuato tasso di immigrazione è l'unico stimolo attuale al dinamismo sociale. Futuro e Libertà, è scritto in queste due parole il significato del cambiamento politico che noi tutti auspichiamo e queste due parole sottendono ad un'attività politica tesa a modificare lo stato di cose ed a migliorare sensibilmente il grado di mobilità sociale che in ogni economia avanzata è il vero indice di benessere.

martedì 23 novembre 2010

Il Meridione d'Europa a lezione dal Mezzogiorno italiano

di Alessandro Piergentili
Già sappiamo che saremo criticati perchè l'Irlanda non è a sud d'Europa, ma finanziariamente parlando lo è. Come lo sono il Portogallo, la Grecia, la Spagna ed ahimè l'Italia. Qualche mese fa scrivevamo di come la soluzione alla crisi greca non fosse stata realmente trovata perchè trattasi di crisi strutturale dell'intera Europa, di come è stata pensata e costruita. Sono 150 anni che l'Italia cerca di ridurre il divario tra nord e sud e non ci riesce, perchè non si tengono in debita considerazione delle semplici regole economiche. Lo stesso accade ed accadrà per le varie crisi finanziarie europee. Gli operatori di borsa conoscono perfettamente la logica economica del Fly to quality. I capitali vanno dove a parità di rischio rendono di più, oppure dove a parità di rendimento rischiano di meno. Elevando tale logica a regola macroeconomica possiamo affermare che gli investimenti ed i lavoratori più bravi si dirigono nel nord d'Europa a livello europeo e da più di un secolo nel nord d'Italia a livello italiano. E' così, non c'è nulla da fare. L'Europa eliminando le barriere valutarie ha creato un mercato unico dove i tedeschi prendono e gli spagnoli danno, tanto per fare un esempio. L'afflusso di capitali è e sarà a senso unico, perchè i capitali in Germania trovano un rapporto rischio-rendimento migliore. In Italia lo stato ha cercato storicamente di ovviare a tale problema attraverso meccanismi redistributivi che si sono cronicizzati e sono sfociati in un assistenzialismo parassitario. E' un problema sistemico, non antropologico legato alla qualità di meridionale e lo stiamo osservando in Europa. A nessuno verrebbe in mente di dire che un irlandese è un assistenzialista, anzi l'isola è tra le patrie del liberismo, eppure l'Irlanda rischia il default. Incominciamo a comprendere che unire aree a due velocità economiche differenti con possibilità di libero scambio di capitali, merci, lavoratori e con la stessa moneta è un chiaro vantaggio per l'area che parte in una situazione migliore, a meno di non riequilibrare in modo veloce il gap, attraverso investimenti infrastrutturali veloci e massicci e con interventi di natura fiscale. I capitali ed i lavoratori debbono avere un chiaro vantaggio nel rimanere o nel trasferirsi nell'area a velocità inferiore. Oppure le due aree non possono avere la stessa moneta. Se continueremo a definire economisti solo coloro i quali sanno richiamare l'attenzione sui costi pubblici senza definire una linea strategica di sviluppo e di via d'uscita dalla situazione d'empasse che come una matrioska parte dalle aree meridionali del nostro paese per contagiare tutta l'Europa difficilmente ci tireremo fuori dai guai. E' anche inutile snocciolare dati che servono solo a porre l'attenzione su un aspetto, meglio citare e spiegare teorie ed arrivare alla soluzione con metodologie deduttive, come vogliono le scienze sociali. Quindi attenzione perchè le aree più ricche da una parte attraggono capitali, ma dall'altra avranno mercati di sbocco, come quelli dei consumatori meridionali sempre più asfittici. Il problema è quindi comune, se Sparta piange Atene non ride. La classe politica italiana deve prendere in mano la situazione. Per risolvere il problema meridionale ci vuole una tassazione completamente di vantaggio per chi chi ci investe, ci vogliono una serie di banche locali che non portino la raccolta al di fuori dell'area, impiegandola dove conviene di più ed intensificando l'abbandono di capitali. A livello europeo forse vanno ripensati i criteri di convergenza pelopiù finanziari e non economici. Magari sarebbe stato meglio imporre una convergenza sulla crescita media della varie nazioni, sulla disoccupazione, sui livelli medi dei salari, sui livelli infrastrutturali e tecnologici oltre che sulla spesa pubblica. Ciò non è stato fatto, ma se un paese non riesce a convergere su standard qualitativi di un certo livello, forse è meglio che abbia una diversa moneta, per poter riuscire a competere, magari nel medio periodo, o no?

sabato 20 novembre 2010

Generazione Palermo con un suo Gazebo a Piazzetta Bagnasco il 20 e 21 Novembre per l'adesione al Manifesto di Futuro e Libertà

Vi aspettiamo a Piazzetta Bagnasco con il nostro gazebo di Generazione Palermo, saremo felici di conoscervi, di presentare il Manifesto per l'Italia di Futuro e Libertà e di parlare con voi di politica e/o dei vostri problemi. Sabato 20 e Domenica 21 dalle ore 10 alle ore 17.00

lunedì 15 novembre 2010

L'arca di Noè


Il paese ha bisogno di un nuova politica, con un centro-sinistra più moderno che sfidi elettoralmente un centro-destra più moderno. Entrambi gli schieramenti si inchinino alla fonte primaria che è la Costituzione accettino e condividino valori comuni. Si creino luoghi di incontro e di mediazione permanente, si ricostruisca l'Italia assieme. Abbiamo bisogno sia di distinzione che di condivisione. Non vogliamo una melassa del nulla, ma un'insieme di persone che sappiano ricostruire ripartendo da quello che c'è di buono e concentrandosi sulle macerie. L'immagine del crollo di Pompei è il simbolo di questi tempi. Sta crollando tutto e soprattutto stanno crollando le certezze e la pazienza degli italiani. C'è chi ci vuole l'uno contro l'altro, chi divide la popolazione in tutti i modi possibili, dopo i comunisti ed i fascisti, dopo i settentrionali ed i meridionali, dopo gli italiani e gli stranieri, dopo i lavoratori pubblici e privati, adesso abbiamo la nuove categorie dei traditori e dei lealisti. Basta non ne possiamo più delle sante alleanze del contro, delle guerre, degli insulti, ma i cittadini italiani dovrebbero schierarsi per chi? Per chi pensa a loro? Le immagini degli autobus di Napoli che viaggiano tra i sacchetti della spazzatura sono la migliore risposta a questa nuova chiamata alle armi. Non vogliamo più vivere in un paese che fa morire di freddo dei poveri immigrati su una torre che chiedono solamente di lavorare nel nostro paese, basta con questo egoismo, questa individualismo, almeno si facesse qualcosa per gli italiani, invece si agitano le bandiere solo per far sopravvivere la Corte dei Miracoli che ci governa tra una festa ed una tangente. Vogliamo che qualcuno prenda in mano la situazione ed abbia il coraggio delle scelte. Si facciano le riforme economiche ed istituzionali, anche se impopolari. Però si pensi soprattutto al futuro, si creino le condizioni per ridurre il divario economico tra il nord ed il sud del paese anche con una tassazione di vantaggio destinata alle aziende europee che si trasferiscono nel meridione, si combatta la criminalità organizzata anche con le armi della cultura e della tutela ambientale, oltre che dello sviluppo economico. Si rafforzi e si ridia coraggio alla classe media ed ai giovani. Si creino le basi per valorizzare la presenza degli stranieri in Italia e per procedere ad un'integrazione pacifica, coniugando il rispetto delle leggi con il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo. Una rivoluzione politica e culturale il paese ne ha bisogno anche se in molti ancora non se ne sono resi conto.

martedì 9 novembre 2010

La Compagnia finiana dell'Anello

di Alessandro Piergentili
Chi ha detto che Generazione Italia, Futuro e Libertà e Fini non rappresentano la Destra?
Non c'è saga più di Destra della trilogia del Signore degli Anelli.
Non una c'è storia più in sintonia con quello che è accaduto da Aprile ad oggi come quella che troviamo nello splendido libro di Tolkien e che ha alimentato le fantasie di intere generazioni di giovani missini. Saremmo anche di parte, ma noi l'abbiamo vissuta e la continuiamo a percepire come una battaglia tra il bene ed il male, tra Davide e Golia, tra il potere e la giustizia, tra i principi e l'arroganza. Paradossalmente anche la somiglianza estetica tra i personaggi e gli attori politici ci aiutano a fantasticare ed ad immaginare di esser entrati a far parte veramente della Compagnia dell'Anello quando più di sette mesi fa abbiamo deciso, nel nostro piccolo e senza aver mai fatto politica prima di allora, di seguire Fini, Bocchino, Granata e i pochi altri "quattro gatti finiani". L'alto Gandalf Gianfranco Fini è stato veramente un mago a rovesciare il tavolo passando dal: "Che fai mi cacci" con gli undici voti della Direzione del PDL, all'attuale: "Devi dimetterti". Il Frodo Italo Bocchino è stato uno dei principali artefici del successo creando le condizioni per ridare speranza ad un popolo di disillusi che si era allontanato e che era angustiato e preoccupato per le sorti della nostra nazione, con Generazione Italia movimento libero, spontaneo, nato nel web e spostatosi ben presto sul territorio ha raccolto attorno al movimento tanti giovani e meno giovani ed ha dato spazio alla sua squadra di hobbit in gamba come Merry Mariniello, Sam Pagano, Peregrino De Santis. L'Aragorn Granata ha combattuto e combatte ogni giorno, senza tregua a difesa della legalità, dei principi etici, della cultura e dell'ambiente, sia a livello nazionale, che locale, come non citare ad esempio la battaglia poco conosciuta contro lo scempio delle trivellazioni nella Val di Noto. Il Boromir Briguglio, il Gimli Napoli, la Legolas Perina e tanti altri protagonisti finiani che potrebbero far parte a pieno titolo della Compagnia dell'Anello finiana. Il luoghi del sapere e della saggezza, come il Consiglio di Enrold Farefuturo, il Barbalbero Rossi, ma la fantasia non finisce qui. Certe immagini televisive fanno pensare anche ai vari Gollum che sostituiscono la frase "Il mio Tesssoro" con la parola Montecarlo, vari orchi, orchetti, Cavalieri Neri, c'è anche Shelob il ragno-femmina, che insieme all'individuazione di Saruman e Sauron lasciamo alla libera fantasia del lettore.
E' proprio così siamo di fronte ad una sfida che cambierà l'Italia ed ai molti scettici ed ai molti critici noi opponiamo dei contenuti, come il Manifesto per L'Italia, che è una sorta di "Anello progettuale" da non distruggere, ma da salvaguardare. Quella che bisogna combattere è la cultura dell'illegalità, del carrierismo, dell'arricchimento facile senza sacrifici. Ritornare al sano spirito sociale e culturale dei nostri nonni con stimoli nuovi, letture moderne ed innovative. La Compagnia dell'Anello ha già fatto un miracolo a non scomparire politicamente ed a rovesciare i rapporti di forza, ma ancora tante battaglie ci aspettano, perchè la guerra sarà vinta solo se riusciremo a dare una speranza ai tanti italiani che non ce la fanno, che soffrono, i cui figli non hanno un lavoro o sono precari. In questo la testardaggine e lo spirito della Compagnia dell'Anello possono costituire l'esempio immaginario per andare avanti tutti assieme per cambiare l'Italia e ci riusciremo.

venerdì 5 novembre 2010

Tutti a Perugia


di Alessandro Piergentili
Stiamo partendo, da tutta Italia stiamo convergendo verso quello che per noi sarà il centro del mondo politico. Partiamo con delle speranze e delle certezze. La speranza è quella di continuare a partecipare ad un progetto innovativo che aumenterà il tasso di democraticità della politica italiana. Generazione Italia è un movimento unico sia per come è nato, sia per come si è sviluppato. Di solito gli ibridi non hanno successo, ed invece finora le cose sono andate molto bene, le assemblee, gli incontri ed i convegni hanno visto crescere la partecipazione di giorno in giorno, di mese in mese. Abbiamo utilizzato la parola ibrido non a caso. Un movimento che riesce ad avvicinare i politici e gli amministratori locali alla gente che spontaneamente vuole partecipare alla vita politica, lavora fianco a fianco per lo sviluppo di idee e progetti politici e riesce a resistere anche alla competizione che si può generare vedendo affacciarsi gente nuova che inizia anche a coltivare ambizione elettiva.
Le certezze risiedono in quello che abbiamo fatto sino a questo momento e come stiamo vedendo sviluppare l'organizzazione del partito che sta arrivando. Domani nascerà il movimento giovanile, un grandissimo movimento visto che il progetto attira tantissimi giovani da tutte le parti d'Italia. Un manifesto per l'Italia che lancerà una nuova visione della politica, perchè c'è proprio bisogno di aria fresca. Si dirà sono sempre gli stessi, non cambia nulla, è sempre la solita solfa, ma veniteci a trovare a Perugia, venite a vedere quanti giovani e meno giovani hanno entusiasmo e come tante persone che non hanno mai fatto politica oggi la fanno e possono farla. Veniteci a trovare, non ve ne pentirete.

lunedì 1 novembre 2010

Un triangolo futurista per i nostri figli


di Alessandro Piergentili

Un triangolo ideale con cui unire le direttrici sulle quali si baserà l'azione politica di Futuro e Libertà e di Generazione Italia. Il discorso di Gianfranco Fini, come sempre lucido ed illuminante, ci ha regalato dell'ottimo materiale per sviluppare le nostre idee ed i nostri progetti politici. Nazione, legalità e lavoro. Un triangolo futurista formato da tre parole. Tre parole, tre concetti dietro i quali si nascondono problemi e soluzioni che determineranno il nostro futuro e quello dei nostri figli. Ognuno di noi, quelli che Fabio Granata chiama "straordinaria e nuova base militante" adesso ha una traccia per fare la propria parte. Un'idea di nazione che non divide i propri cittadini in comunisti e fascisti, in stranieri ed italiani, in lavoratori pubblici e privati, in meridionali e settentrionali, ma unisce tutti attorno a dei valori condivisi. Proprio perchè formata da tutti i cittadini l'Italia futurista è una nazione inclusiva che non ha paura dello straniero, perchè sa riconoscere il clandestino e l'illegale, ma sa integrare il regolare, i figli degli extracomunitari che sono nati nei nostri territori, i nuovi cittadini ed i futuri cittadini che già pagano le tasse ed i contributi, fanno acquisti nei nostri negozi e nei nostri supermercati, badano ai nostri anziani ed ai nostri figli. Una nazione che è accogliente perchè è forte, coesa e sicura di sè. Una nazione che è formata da una comunità di cittadini che possiede il senso civico nel senso originario del termine e che fa della legalità e dell'etica un principio irrinunciabile a tutti i livelli proprio perchè si sforza di fare cultura in tal senso e non incentiva chi va controcorrente e promuove comportamenti antietici prima che illegali. Una nazione fondata sul lavoro, che utilizza le proprie risorse economiche, sociali e culturali per creare occupazione, posti stabili, se possibile, altrimenti ben remunerati. Una nazione che faccia proprio quindi il banale principio economico della remunerazione del rischio di perdita del posto di lavoro. Un lavoro a tempo determinato deve essere remunerato di uno a tempo indeterminato, a parità di mansioni. Fondare una nazione sul lavoro significa anche far convergere tutta l'organizzazione del paese verso politiche di sviluppo sostenibili nel tempo, che tengano conto delle peculiarità della nostra nazione, delle differenze tra il settentrione ed il meridione che debbono essere sensibilmente ridotte nel breve periodo ed annullate nel medio termine. Insomma il triangolo futurista non è altro che un ritorno ai principi fondanti della nostra nazione, del senso nel nostro stare insieme come comunità, il triangolo futurista non è altro che la lettura, la comprensione e l'accettazione dei primi articoli della nostra Costituzione.

Dopo l'Adriano a Perugia apriamo una nuova stagione


Di Fabio Granata

Lo straordinario discorso di Gianfranco Fini all’Adriano ha aperto di fatto, alla vigilia dell’appuntamento di Perugia, una nuova e impegnativa fase nella giovane vita del nostro progetto politico.


Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma.

Su legalità, regole, giustizia non siamo più disposti a cedere di un solo millimetro al cupio dissolvi che sembra caratterizzare l’azione politica di Berlusconi e del Pdl.


Attraverso il ritiro della nostra delegazione appariremo certamente più coerenti sia agli occhi dell’opinione pubblica sia della straordinaria, e nuova, base militante che sopratutto attraverso Generazione Italia, abbiamo aggregato ed entusiasmato e che adesso attende coerenza e segni inequivocabili di rinnovamento nei metodi e negli uomini.


Serve per questo distinguerci con più forza dall’attuale centrodestra e sopratutto non commettere errori nella organizzazione territoriale.


Dobbiamo avere una grande capacità di ascolto della base e di coloro i quali dall’inizio ci hanno sostenuto. In Toscana come in Abruzzo, in Sicilia come in Piemonte non consentiamo il crescere di malumori o polemiche per l’eccessiva apertura verso soggetti e posizioni politiche non in linea con i grandiosi propositi di innovazione e legalità che ci siamo dati.


E’ quella la nostra forza e la nostra garanzia per la prospettiva. Legalità, innovazione, coerenza per costruire una nuova Italia

venerdì 29 ottobre 2010

Lo sviluppo della Sicilia passa dal rispetto per l'ambiente e per la cultura

di Alessandro Piergentili

Una delle regioni più belle d'Italia con un patrimonio artistico, paesaggistico e culturale invidiabile che non riesce a valorizzare tali risorse che in altre parti del mondo darebbero da vivere a ben oltre i suoi cinque milioni di abitanti. La colpa è innegabilmente delle classi dirigenti che si sono succedute e della criminalità organizzata. Sia le une che le altre non hanno certamente avuto nel loro DNA costitutivo il rispetto dovuto per tale tesoro ed hanno anzi alimentato la cultura dell'individualismo, dell'affarismo e del mercatismo. Purtroppo tale virus sembra essersi diffuso anche a livello nazionale ed a tutti i livelli. La fortuna è che il livello di saturazione ha raggiunto e forse superato il limite. Noi spontaneisti di Generazione Italia ci sentiamo impegnati, quasi fossimo dei medici, a debellare questa malattia che ci attanaglia attraverso battaglie e proposte politiche che hanno l'ambizione, forse ingenua o illusoria di rivoltare questa regione come un calzino. Ma le grandi sfide vittoriose nascono proprio da chi si illude di poter cambiare il mondo e per bravura, testardaggine ed anche un pizzico di fortuna a volte ci riesce. Parliamo di cose concrete e partiamo dal rispetto dell'ambiente. La questione delle trivellazioni nella Val di Noto è allucinante. Una valle classificata dall'Unesco come patrimonio dell'umanità dovrebbe subire una violenza devastatrice per mantenere fede alla visione affaristica della classe politica siciliana. La scusa ufficiale sarebbe quella di creare posti di lavoro. Ma quanti lavori verrebbero persi nel settore turistico-culturale? Che danni lasceremo alle generazioni future? Ci rendiamo conto che non stiamo parlando del Texas o dell'Arabia Saudita, dove peraltro stanno iniziando a sviluppare progetti per lo sfruttamento delle energie alternative? Ieri 32 circoli siciliani di Generazione Italia hanno iniziato una collaborazione in tal senso. Questo nucleo iniziale è aperto al contributo di altri circoli siciliani e non, per creare un modello di sviluppo alternativo che passi anche da soluzioni importate dall'estero per creare sviluppo economico attraverso l'arte, il turismo e l'ambiente, come i trust culturali di diritto anglosassone che impiegano una media di 60-70 persone contro una nostra media di occupazione nelle associazioni culturali di 6-7 persone e che hanno il vantaggio di poter sfruttare incentivi al mecenatismo oggi da noi impensabili. Creare, insomma, una vera e propria economia alternativa con musei aperti di notte, ristoranti ed altre attività ricreative abbinate al mondo dell'arte anche attraverso dei veri e propri percorsi studiati, figure professionali innovative come quella dei promoter culturali con la possibilità anche di sfruttare i social network per pubblicizzare eventi, iniziative e luoghi anche e soprattutto all'estero per l'incoming, etc. Vogliamo un rinascimento siciliano che non passi dall'inquinamento e da visioni politiche affaristiche, ma da una visione etica dell'ambiente, della legalità, della cultura, che valorizzi la tradizione e la storia ed affianchi tecnologia ed innovazione in modo compatibile e con un obiettivo finale di crescita e sviluppo. E' per questo che abbiamo aderito a Generazione Italia non dimentichiamolo mai.

mercoledì 27 ottobre 2010

Generazione Palermo per l'ambiente e la legalità con Fabio Granata


Ci piacciono le battaglie politiche di Fabio Granata e di Carmelo Briguglio. Non possiamo nasconderci dietro ad un dito. Ci siamo innamorati politicamente del loro modo di far politica e delle loro idee. Abbiamo aderito spontaneamente a Generazione Italia ed avevamo sentito parlare pochissime volte i due parlamentari siciliani visto che tutti noi non avevamo mai fatto politica attiva. Ci siamo buttati in questa avventura perchè ci riconoscevamo nella battaglia che stava facendo il Presidente della Camera Gianfranco Fini a livello nazionale. Anzi la nostra diffidenza verso i politici ci ha fatto analizzare con occhio severo qualsiasi dichiarazione di tutti i deputati nazionali e regionali. Ebbene abbiamo scelto loro, perchè le loro proposte sono le nostre proposte. Come si fa ad essere per le trivellazioni lungo le nostre bellissime coste, come si fa ad essere contro le dichiarazioni a favore della magistratura, contro le dichiarazioni su presunte e disastrose sanatorie edilizie allo studio da parte della nostra regione? In particolar modo ci schieriamo a fianco dell'on.le Granata quando afferma che sarebbe gravissima la ripresa delle trivellazioni in zone che sono patrimonio dell'Unesco e quindi dell'umanità ed a chi, anche all'interno del nostro movimento, oppone "logiche di territorialità e di esclusività nell'analisi del problema" in questa come in altre vicende, rispondiamo che noi gente libera, cittadinanza attiva e responsabile stiamo rinunciando a del tempo da dedicare alle nostre famiglie ed al nostro lavoro non per creare dei feudatari o dei reucci territoriali, ma per far crescere culturalmente, socialmente ed economicamente il territorio siciliano. Generazione Italia è nata per questo ed il Manifesto di Ottobre presentato nei giorni scorsi a Milano va proprio in questa direzione. La cura dei nostri valori e delle nostre speranze per regalare ai nostri figli una Sicilia migliore passa anche per il rispetto per l'ambiente e per la valorizzazione delle nostre risorse turistiche e paesaggistiche.
E' per questo che Generazione Palermo, il primo circolo di Generazione Italia creato in Sicilia, simbolo dello spontaneismo, la scorsa settimana ha deciso con voto unanime di schierarsi totalmente al fianco di Fabio Granata ed a coloro i quali, amministratori locali associazioni e liberi cittadini fanno proprie le nostre idee sull'ambiente, sulla cultura e sulla legalità.
Generazione Palermo Circolo Territoriale di Generazione Italia

“Manifesto di Ottobre” di Futuro e Libertà

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della Res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.
Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovamento impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.
La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.
È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.
Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.
Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.
Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e el compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.
Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale.
Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida “divisione del lavoro” tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.
La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.
Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei “senza parte”. Rappresentare gli “invisibili”, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottoccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti “clandestini della politica”, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.
Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.
È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.

martedì 26 ottobre 2010

La legalità che arriva dal basso


di Giulio Figlia


Campo di azione principe di FLI è sicuramente la legalità, legalità di cui in Italia si sente sicuramente bisogno, sia in campo legislativo (troppe volte negli anni si sono viste leggi che depenalizzavano reati finanziari o ne accorciavano i tempi di prescrizione) che in campo culturale (guardare l’ostilità, a titolo esemplificativo, con cui certi programmi di inchiesta vengono accolti, troppo spesso bollati come faziosi aprioristicamente).


Dire che la mancanza di legalità intesa come corruzione e spregiudicatezza etica opprima il capitale umano italiano è ormai un fotografare un dato di fatto, sta perdendo la sua connotazione di denuncia per diventare quasi cliché. E’ il momento dei fatti. Bene il ddl anticorruzione nella sua versione proposta da Il Fatto Quotidiano che come ricordato dall’on. Granata è prioritario approvare e far diventare legge dello Stato ma è anche l’ora che siano le organizzazioni e le associazioni dei cittadini nelle loro più disparate forme a muoversi. Sull’esempio di ciò che Confindustria Sicilia ha fatto sul versante della lotta alla mafia e al racket, buttando fuori dalla sua organizzazione gli imprenditori che pagano il pizzo, perché la stessa Confindustria non si mette in moto per qualcosa che distorce il mercato e la serena convivenza al pari della mafia, ovvero perché Confindustria non butta fuori tutti i suoi associati che pagano tangenti ed evadono le tasse o commettono altri reati di natura finanziaria? Del resto se si condannano gli imprenditori che si piegano al pizzo essendo spesso vittime sarà facilissimo condannare quegli imprenditori che non essendo vittime sono solo dei criminali. Qualche malalingua può dire che cosi Confindustria si svuoterebbe, dicevano lo stesso di Confindustria Sicilia prima che iniziasse ad espellere gli imprenditori vicino alla mafia ma in realtà é successo che sempre più gente (ma ancora la strada è lunga) ha iniziato a denunciare gli estorsori, magari finirebbe cosi anche nella lotta alla corruzione, o no?

lunedì 25 ottobre 2010

Fabbrica Cinese Automobili Pechino


di Alessandro Piergentili
Ci dispiace ma non ci iscriviamo al gruppo del "moriremo cinesi". Non perchè abbiamo nulla contro una popolazione dalla tradizione millenaria, ma perchè siamo fermamente convinti che viviamo in un'epoca di squilibri profondi e che tali squilibri prima o poi rientreranno. Il PIl medio pro capite italiano, espresso in dollari statunitensi, è ancora sei volte circa, quello cinese e paradossalmente dieci anni fa era cinque volte (Fonte CIA World Factbook). Quindi se è vero che in termini assoluti la Cina cresce a ritmi spaventosi, è anche vero che ciò dipende soprattutto dalla crescita demografica e dall'aumento delle esportazioni e che la ricchezza prodotta è talmente concentrata che non favorisce la crescita della domanda interna, ma inflazione e disuguaglianze sociali mostruose. Ben presto i nodi verranno al pettine e la Cina dovrà adeguare il proprio tasso di cambio e favorire la distribuzione interna della ricchezza prodotta. Ciò creerà tensioni salariali e richiesta di maggiori diritti. Quello che accadrà in Cina sarà la cartina di tornasole di come i mercati del lavoro dei paesi emergenti convergeranno rispetto a quelli dei paesi cosiddetti avanzati. In Polonia gli operai Fiat prendono meno dei loro colleghi italiani ed hanno meno diritti, ma già adesso fanno fatica ad arrivare a fine mese, perchè sono cittadini europei e l'area Euro sta convergendo verso standard di vita e prezzi omogenei. La nostra classe dirigente nel costruire un modello strategico per il paese deve tener conto di queste dinamiche e non lasciarsi trasportare dalle contingenze del presente, che poi si traducono nelle spinte egoistiche ed individualistiche delle singole imprese, che seppur grandi dimenticano spesso di essere "UNO" degli attori del mercato insieme a lavoratori, concorrenti, consumatori, banche e stato e non "IL mercato". Il modello Marchionne con il trade off tra delocalizzazione e permanenza a costi bassi ci costringe ad inseguire un'impresa storica ed importantissima su di un terreno che sembra ragionevole, ma che non tiene assolutamente conto del fatto che gli squilibri concorrenziali tenderanno a ridursi. Il Piemonte non è scomparso dalla scena mondiale eppure gli impianti di Mirafiori sono passati dai 58.000 dipendenti circa del 1993 ai 17.000 circa del 2003. Se proprio si deve si faccia, ogni azienda deve seguire la propria convenienza, ma non può sostituirsi al libero mercato da una parte e non deve chiedere troppo allo stato dall'altra, soprattutto non può chiedere alla classe dirigente di rinunciare ad avere una visione strategica che punti alla qualità piuttosto che alla quantità, visto che ormai il terreno competitivo dove possiamo di nuovo emergere è quello del "Made in Italy". Soprattutto un'azienda non può nemmeno chiedere ai lavoratori italiani di diventare lavoratori polacchi o cinesi, quando questi ultimi stanno per diventare italiani o tedeschi, forse non domani, ma entro qualche anno.

domenica 24 ottobre 2010

Selezione all'entrata per l'esplosione del PDL


di Alessandro Piergentili

Il PDL sta per esplodere. Sono molti i segnali che si sta andando in questa direzione. Ormai non c'è regione, provincia o comune che non sia interessata da esodi, contatti e titubanze da parte degli amministratori locali eletti nelle file del Popolo della Libertà. Perfino a livello giovanile sta accadendo un terremoto. E' quello che noi tutti volevamo. Il Primo Aprile, giorno di nascita di Generazione Italia in pochi ci avremmo creduto. Noi 4 gatti finiani, per la maggior parte spontaneisti, gente cioè non dedita alla politica ma stufa del presente ed appassionata del proprio futuro, avremmo firmato per un risultato del genere. Il processo non solo continuerà, ma assumerà sempre più velocità e forza man mano che scorrerà il tempo, come una slavina. Prepariamoci perchè i problemi iniziano ora. L'organizzazione del nuovo partito dovrà contemperare le esigenze dei finiani spontaneisti della prima ora e degli amministratori locali che sono già arrivati e che arriveranno. Una cosa, però deve essere chiara e lampante. Non vogliamo che si importassero alcune metodologie politiche ed una visione etica piddiellina, di un partito che non c'è mai stato, ma che è pieno di personaggi legati a storie politiche che mal si confanno a quello che vogliamo costruire. Ci chiediamo, ma chi e come si farà la selezione all'entrata? Dobbiamo imbarcare tutti per uno spirito liberale? Ci conviene? Come potremmo cambiare l'Italia, dotarci di una visione strategica, pensare al futuro dei nostri figli con dei personaggi portatori di visioni antitetiche alle nostre che magari arrivano da noi solo perchè per ora si sta più comodi? Internet in questo ci può dare una grande mano, perchè è trasparente e veloce nel darci degli input e delle segnalazioni in tal senso. Creare degli organismi collegiali territoriali e dei centri di controllo e di ascolto per le varie segnalazioni non sarebbe un'idea sbagliata per preservare quello spirito originario, che poi è quello che si ritrova nel libro di Gianfranco Fini: "Il Futuro delle Libertà", che è e sarà la chiave del nostro successo. Un successo che non risiede solo nel prendere più o meno voti, ma nel riuscire ad iniziare un percorso di vero cambiamento e di introduzione di idee e personaggi nuovi nel panorama politico. Pensiamoci e riflettiamoci bene.

giovedì 21 ottobre 2010

Il movimentismo per la legalità contro la real politik

di Alessandro Piergentili
Lo dobbiamo ammettere. Ci sentiamo politicamente schizofrenici. In noi coesistono due anime che fanno del mondo finiano un soggetto politico unico nel suo genere. Ricordiamoci di come e quando siamo rinati, perchè trattasi proprio di rinascita. Siamo rinati il Primo Aprile con Generazione Italia, sul web attraverso una partecipazione attiva e democratica di migliaia di persone che dedicavano il proprio tempo, le proprie idee e la propria passione ad una causa. Una marea che già si era avvertita con il voto al Senato della famosa "legge bavaglio", che aveva provocato un cambiamento netto di rotta alla Camera dei Deputati. La potenza di un nuovo modo di vedere e di fare politica, che anche negli Stati Uniti sta prendendo piede. Attenzione, però, perchè finchè c'è coerenza, partecipazione, linguaggio chiaro e trasparente il mezzo è funzionale ad un successo politico, ma può trasformarsi in un boomerang, e ce ne stiamo accorgendo in questi giorni, perchè il mondo web non comprende più il "politichese". Ma non è solo il mondo web, poichè internet non è che il megafono di quello che magari si dice nelle sale d'aspetto dei medici, piuttosto che alla fermata dell'autobus, al bar, etc. Chi scrive è un movimentista della prima ora, che però comprende le ragioni che spingono Futuro e Libertà a votare per il Lodo Alfano, ragioni di real politik che oggi sono valide, ma che potrebbero non esserlo più fra qualche settimana o mese, anche sotto la spinta della web-protesta. Le due anime, se ben combinate, potrebbero più che funzionare, senza che l'una soccomba all'altra. La nostra forza è proprio data da questa sorta di schizofrenia politica, che avvicina la mente al cuore, completandoci. Godiamo di questa alchimia e sfruttiamola sempre di più, questa è la novità nel panorama politico italiano data da Generazione Italia e da Futuro e Libertà.

martedì 19 ottobre 2010

La "cosa giusta"....

di Fabio Granata

“Andate avanti. Non fermatevi ora”: è questo l’incitamento incessante e continuo, quasi imbarazzante, che riceviamo in queste settimane, in qualsiasi contesto o luogo ci troviamo, in qualsiasi angolo d’Italia.

Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.

Una spinta che proviene dai settori più disparati e eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.

E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.

E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.

Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.

La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.

E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.

Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.

A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.

Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.

Ma solo se facciamo “la cosa giusta”…

venerdì 15 ottobre 2010

AAA Cercasi nuova classe dirigente


di Alessandro Piergentili
I dati pubblicati oggi dalla Banca d'Italia sono più che allarmanti. Disoccupazione giovanile tre volte superiore alla media storica, famiglie sempre più indebitate e che non consumano più, debito pubblico a livelli record ed entrate fiscali in diminuzione. Si dirà è colpa della crisi. Bene proiettatevi all'indietro di circa 20 anni e ricordate. C'era il problema del debito pubblico, ma oggi è più alto, c'era il problema della tassazione, ma oggi il prelievo fiscale è maggiore, in compenso non si pagava per posteggiare una macchina in strada, i servizi sanitari erano quasi tutti gratuiti, e la qualità non è certo aumentata, ma soprattutto allora c'era la speranza nel futuro. Oggi tutte le indagini sociologiche danno un risultato univoco: la gente non crede più nel futuro dell'Italia. Si chiama declino. In qualsiasi condominio, azienda, organizzazione sociale, l'amministratore sarebbe stato sostituito, in altre nazioni nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno visto che periodicamente intere classi dirigenti fanno le valigie dato che il ricambio è sancito costituzionalmente. Guardare immagini come quelle britanniche in cui si sfidano quarantenni per i posti di comando fa quasi ridere qui in Italia dove fa comodo far entrare in politica i ventenni promettendogli un radioso futuro che verrà fra chissà quanti anni e gestire il potere attraverso la gerontocrazia, estromettendo tutta la fascia di età che va dai 30 ai 50 anni che è meglio che si occupi d'altro e che entri nell'economia produttiva piuttosto che competere per i posti di comando. Generazione Italia nasce su basi diverse, perchè si definisce aggregatore intergenerazionale, ed individua proprio nella società bloccata il problema dei problemi. Futuro e Libertà saprà interpretare ed ereditare lo spirito di Generazione Italia? Fra i 15.000 iscritti di Generazione Italia di cui molti non hanno mai fatto politica e non sono stati eletti, ci sarà qualcuno meritevole di entrare nello staff dirigenziale del partito che verrà? Qualcuno in grado di apportare, grazie alla propria storia professionale ed alle proprie capacità, un'idea diversa della politica ed in grado di parlare alla gente che è nauseata o quantomeno delusa dalla classe dirigente attuale? Noi crediamo in Gianfranco Fini e siamo sicuri che da statista qual è saprà interpretare questa esigenza dell'Italia e del nuovo soggetto politico nascente rafforzando le nostre speranze e rendendole realtà.

martedì 5 ottobre 2010

La prova che la Lega è secessionista.....e che il PDL, anche.


di Alessandro Piergentili
se ci fossero degli investigatori parlerebbero di pistola fumante. Ieri il consiglio regionale della Lombardia ha approvato una norma, su proposta della Lega, che dà la possibilità alla regione di revocare qualsiasi incentivo regionale alle imprese che decidono di delocalizzare le attività, in tutto o in parte, in altre regioni italiane o all'estero. Questa norma protezionistica a livello locale è chiaramente contraria al principio di libera concorrenza fra regioni che sta alla base del federalismo. Se le regioni del sud dovranno far dimagrire la presenza dello stato, dell'assistenzialismo e del lavoro inutile potranno farlo solo attraverso l'ampliamento del mercato, l'arrivo di capitali e di aziende private, si dovrà ricorrere all'ingegno e a una leva fiscale che permetterà di mantenere nel breve e di aumentare nel medio termine il tasso di occupazione. Se le regioni del nord inizieranno, in via preventiva, ad approvare norme come quella appena menzionata non permetteranno al Mezzogiorno di competere. Praticamente il federalismo a senso unico darà il colpo di grazia al sud permettendo solo l'uscita di capitali e risorse umane valide con direzione predeterminata. Un federalismo autarchico e anticoncorrenziale che fa rivoltare nelle tombe i padri del liberismo moderno. La Lega fa il suo mestiere ed essendo presente solo in una porzione del paese, di cui rappresenta la parte egoista e predatrice, persegue la sua strategia attraverso una serie di comportamenti e provvedimenti legislativi a tutti i livelli territoriali, coerenti con la sua mission brillantemente descritta nei primi articoli del suo statuto ad iniziare dal nome completo che è "Lega Nord per l'indipendenza della Padania". Quello che francamente stupisce è il comportamento degli amici del PDL che nelle sue diverse anime dovrebbe opporsi e non votare provvedimenti del genere. Pensiamo agli ex AN, o ai parlamentari del centro-sud, alla componente interna che fa riferimento a Comunione e Liberazione, alla componente liberista, insomma possibile che nessuno all'interno di quel partito, sia a livello regionale che nazionale, alzi la mano e chieda: "Ma cosa stiamo votando e facendo"? Non si rendono conto che stanno portando avanti delle politiche a senso unico? I dati economici lo dimostrano chiaramente. Ormai il Mezzogiorno italiano è in concorrenza per diventare l'area europea più povera. E' colpa dei meridionali o di un governo la cui mission principale dovrebbe essere quella di ridurre il divario nord-sud? Francamente iniziamo a pensare che anche l'obiettivo del PDL sia diventata la secessione, magari a livello inconsapevole, il che è più grave, però bisognerebbe spiegarlo ai tanti elettori del nord e del centrosud.

domenica 3 ottobre 2010

I fattori di successo del partito che verrà


di Alessandro Piergentili
A sei mesi e qualche giorno dalla nascita di Generazione Italia ci apprestiamo a vivere un altro momento emozionante. A breve nascerà il nostro soggetto politico, quello che abbiamo fortemente voluto che sottotraccia si formava nel nostro inconscio non appena conosciuti e riconosciuti gli effetti dell'abbraccio mortale che ci aveva portato nel PDL. Molti di noi ci avevano creduto, altri lo sapevano e non andavano più a votare, altri ancora non avevano storie politiche di destra o di centrodestra, ma apprezzavano Gianfranco Fini. Qui davanti ai miei occhi ho il libro che dimostra la sincerità dell'azione politica del Presidente della Camera, "Il Futuro della Libertà" dove si analizzavano compiutamente e si preannunciavano tutte le tematiche che oggi sono all'ordine del giorno, come il federalismo sostenibile, lo sviluppo del Mezzogiorno, l'integrazione degli immigrati regolari, la questione giovanile, etc.
Soprattutto ci si appellava ai giovani per superare le vecchie ideologie e costruire una società basata su dei valori condivisi e non su steccati ideologici. Generazione Italia, in quanto aggregatore intergenerazionale, raccoglieva questo messaggio e lo faceva suo dando la possibilità alla gente di tornare a far politica in modo spontaneo, facce nuove ed idee nuove che si andavano ad affiancare ad una struttura politica che si stava formando ed organizzando perlopiù proveniente dall'ex AN. A questo punto il sogno si può avverare, permetteteci però di sottolineare l'importanza strategica della difesa dell'anima spontaneista nella costruzione del nuovo soggetto politico. E' chiaro che è la parte debole, perchè sincera, senza esperienza e fedele alla Causa. Lo sforzo della classe dirigente nazionale sarà quello di preservarla e valorizzarla sia per mantenere intatto lo spirito costruttivo che alberga in Generazione Italia, sia per non ridursi ad un'AN in versione mignon, visto che la capacità attrattiva di questa parte del movimento è maggiore nei confronti di quelle fasce di popolazione che non vanno più a votare e che è nauseata dalla classe politica. Vogliamo ribadire con forza quanto abbiamo letto sul manifesto costitutivo di Generazione Italia e che ci ha convinto ad aderire con il massimo impegno e la massima convinzione:
".....Quello di cui l’Italia di domani ha bisogno è una classe dirigente che sappia mettersi in discussione, rischiare, confrontarsi sui problemi e proporre soluzioni chiare, con lo sguardo rivolto al futuro. È ora di dire basta ai bamboccioni anche in politica. È ora di proporsi come nuova classe dirigente. Quello che Generazione Italia auspica è un incontro e una sintesi di intelligenze. Vogliamo che l’Italia riscopra i suoi giovani, non più contro ma a favore delle altre generazioni. Perché solo valorizzando i trentenni e i quarantenni che oggi accettano la sfida del “deserto” (causato dal dissolversi delle vecchie certezze) cercando nuove opportunità, il nostro Paese riscoprirà il gusto della sfida, la capacità di rischiare, la forza di innovare. La storia d’Italia è contrassegnata da grandi intelligenze individuali che non sono mai riuscite a fare sistema. Noi abbiamo l’obbligo di cercare nuove strade per costruire il network di tali intelligenze.....................Generazione Italia vuole essere un laboratorio di idee e un “generatore di passione politica”: contro l’individualismo assoluto, contro il rifiuto del confronto, contro il rampantismo fine a se stesso......."
E così via. Siamo sicuri che il mantenimento di questo spirito nel nuovo soggetto politico che verrà, sarà la chiave di volta del suo successo e costituirà uno stimolo molto forte al cambiamento della società declinante che ci circonda.

domenica 26 settembre 2010

Al Gran premio di Montecarlo non arriveremo ultimi

di Alessandro Piergentili
Siamo in tanti, forse troppi, ad essere nauseati. Non possiamo permettere che il paese con tutti i suoi problemi veda la sua classe dirigente scannarsi per un monolocale. Ci rendiamo conto del precedente? Un Presidente della Camera che apre ad ipotetiche dimissioni per un fatto tra soggetti privati, il cui eventuale soggetto attivo è un quasi parente e che non implica nemmeno un reato. Siamo alla follia pura. Noi che stiamo costruendo una politica fatta di partecipazione, di gente ed idee nuove, ci ritroviamo sgomenti davanti a commenti pieni di acidità e di odio da parte di personaggi che fino ad ora sono stati garantisti con gente implicata in fatti di mafia e di camorra e che se il fatto colpisse il proprio campo si metterebbero a ridere. E' la nostra cultura della legalità che viene presa in giro e derisa con questa storia. Voi non potrete più parlare di legalità per Montecarlo è il messaggio. Come se la cultura della legalità non dovesse essere un prerequisito di chiunque faccia politica. Abbiamo ribaltato il concetto. Chi fa politica non ne deve parlare e deve proteggere l'impunità, altrimenti....., Montecarlo. Volete distruggere i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre idee? Quanti di Generazione Italia sono disposti ad arrivare ultimi in questo gran premio? Forse qualcuno sta sbagliando di grosso i suoi calcoli. Da domani ogni circolo, ogni iscritto continuerà con estrema dignità e con rinnovata energia a svolgere la propria attività politica diffondendo le nostre idee ed i nostri valori fra cui spiccano la concezione dell'etica pubblica e la cultura della legalità all'interno di un contesto desolato e desolante.

giovedì 23 settembre 2010

La Lega all'assalto dei risparmi meridionali, i libici di quelli italiani


di Alessandro Piergentili
Dove non potè il voto potè il sistema bancario. Mentre i nostri giornali sono occupati a comprendere dov'è lo stato di S.Lucia e quanto costi una casa a Montecarlo, c'è qualcuno che si sta impadronendo del cuore del paese. Non basta più che da oltre un ventennio una discreta percentuale di raccolta bancaria proveniente dal meridione venga riversata negli impieghi concessi alle imprese settentrionali, data la forte presenza al sud di gruppi bancari con sede sociale in regioni come Piemonte, Liguria, Veneto e Lombardia. Ora si vuole conquistare il controllo del più grande gruppo bancario italiano, che detiene in cassaforte la Banca di Roma ed il Banco di Sicilia, i più grossi contenitori di risparmio meridionale. Dal punto di vista macroeconomico un'operazione del genere rappresenta un errore enorme che, nel medio termine, danneggerà proprio le imprese settentrionali che vedranno calare progressivamente i forti consumi provenienti dalle aree più disagiate del paese. Tra il federalismo insostenibile imposto dalla Lega ed il suo assalto al risparmio meridionale, il sud corre veramente dei gravi rischi. Si dirà, il PDL starà cercando di fermare questo piano attraverso una contromossa, macchè l'alternativa è la Libia. Un povero meridionale deve decidere se finanziare la strategia della Lega, un partito che rappresenta solo l'11% degli italiani e solo una porzione limitata di territorio, o la strategia libica. Un dubbio amletico. A questo punto, in una sorta di Davide contro Golia, c'è da pensare anche ad una risposta che il nostro movimento politico può dare a partire proprio dalla Sicilia, essendo una regione a statuto autonomo e detenendo una significativa presenza finiana all'interno della compagine governativa. All'interno dei limiti imposti dai trattati europei, si può iniziare ad articolare dei provvedimenti mirati, come ad esempio dei benefici fiscali, rivolti alla crescita del numero di sportelli del sistema bancario locale. Banche, come quelle di Credito cooperativo, che possano reinvestire i risparmi sul territorio dove vengono raccolti. Sarebbe una giusta risposta di Generazione Italia e di Futuro e Libertà a chi vuole controllare la destinazione dei nostri risparmi senza nemmeno, al limite, aver ottenuto il nostro voto.

martedì 21 settembre 2010

Caro Gianfranco, senza se e senza ma contro cricche, prepotenti e ascari


di Fabio Granata
Caro Gianfranco,
il distacco con il quale hai evitato di commentare la sceneggiata taorminese di Silvio Berlusconi, lo capisco profondamente ma devo confessarti di non condividerlo fino in fondo.
La volgarità delle parole di Storace e la gravità di quelle di Donna Assunta, in una cornice da taverna da parte dei tanti “nuovi ascari” della fiamma accorsi, merita, infatti, più di una riflessione da parte nostra.
Ancora una volta il disprezzo ostentato nei nostri confronti da uno come Storace, indagato per la mala gestione della sanità laziale e da te miracolato con la nomina a Ministro e le parole durissime di chi abbiamo contribuito a far eleggere Presidente del Consiglio suonano allucinanti mentre ancora alcuni dei nostri utilizzano toni melliflui e dorotei sui nostri rapporti con il Pdl e sulla priorità assoluta di offrire uno scudo giudiziario al Premier.
Allora, Gianfranco, voglio dirti con chiarezza e affetto: non ci sto a sposare ancora la tesi della congiura giudiziaria contro Berlusconi.
E mentre con i dossier e i giornali di famiglia continua e si fa ancora più grave il metodo Boffo nei tuoi e, in prospettiva, nei nostri confronti, non sopporto più le sofferte riflessioni e le trovate giuridiche di qualche amico al fine di provare a garantire impunità nei confronto di chi, potendo, ci cancellerebbe dalla scena politica.
Non ci sto a sopportare con rassegnazione attacchi e lezioni di moralità politica nei nostri confronti dai difensori di alcune delle figure più torbide della storia repubblicana e da chi cerca di mettere insieme, con ogni mezzo, deputati disposti a tutto.
Gianfranco, tu sai bene, ed è il tuo più grande insegnamento, che per costruire una grande forza nazionale, legalitaria, Repubblicana e Costituzionale, dobbiamo far si che i mezzi siano all’altezza dei fini: allora va bene il sostegno al programma votato dagli elettori, ma riempiamo immediatamente di contenuto politico il senso delle “mani libere su tutto il resto” che abbiamo rivendicato.
Serve immediatamente una rigorosa norma anticorruzione, e non è più rinviabile la concessione di diritti pieni di cittadinanza a tanti bambini e ragazzi nati in Italia da genitori regolarmente qui residenti e che si sentono, e sono, “nuovi italiani”. Allo stesso tempo non è più rinviabile una rigorosa iniziativa politica e parlamentare sulla libertà d’informazione e sul conflitto d’interesse.
Eppoi occorre porre rimedio con il reperimento di adeguate risorse, agli enormi problemi della scuola pubblica, della ricerca e dell’Università se vogliamo costruire percorsi di superamento del declino nazionale, come attenzione e sostegno non potranno mancare a misure straordinarie adeguate per le forze dell’ordine e per la magistratura.
Essenziali poi nuove politiche culturali e ambientali, al fine di salvaguardare e rilanciare il più grande patrimonio, e la più grande risorsa dell’Italia.
Lo spazio politico che possiamo aprire, restando fedeli alle nostre radici ma con “capacità dinamica” di interpretare una “certa idea dell’Italia” è enorme, come enorme è la stima che gli italiani onesti hanno nei tuoi confronti.
Serve però liberarsi subito da tatticismi eccessivi e moderatismi privi di progetto e andare finalmente in campo aperto a parlare all’Italia profonda in modo semplice e coerente.
Solo così varrà la pena di percorrere questa nuova avventura politica.
Con l’ambizione di poter costruire un’Italia diversa e liberata da cricche, prepotenti e ascari.

sabato 18 settembre 2010

Lega Sud in franchising o svolta liberista per il Mezzogiorno?

di Alessandro Piergentili

Ogni giorno registriamo la nascita di partiti del sud. Ultimo nato è il "partito del popolo siciliano" di Gianfranco Miccichè, che fin dalla nascita si dichiara alleato del Pdl e della Lega. Nasce un partito per difendere le esigenze del sud e si allea immediatamente, senza nemmeno una critica, con chi sta contribuendo ad aumentare ogni anno il divario economico fra le due aree. E' chiaramente un'operazione di marketing orchestrata da chi di comunicazione se ne intende. Si comprende addirittura dal nome. Quello che preoccupa è il fiorire di questi partitini meridionalisti, per la maggior parte senza nemmeno rappresentanza parlamentare, che vogliono interpretare le esigenze dei meridionali, in contrapposizione ad un partito in crescita come la Lega Nord. Paradossalmente ne fanno il gioco. Contrapporsi meridionali contro settentrionali è già di per sè sbagliato, se poi lo si fa divisi, con partitini personalistici, che hanno una piattaforma politica confusa e perfino alleandosi con chi si vuole osteggiare diventa semplicemente un tentativo di arrivare a delle poltrone seguendo le mode del momento. Le giuste esigenze di sviluppo del meridione debbono essere commisurate con le rivendicazioni settentrionali, all'interno di un partito nazionale. Ma questo partito nazionale ci deve essere e si deve far sentire, dando la giusta rappresentanza anche alle rivendicazioni meridionali che sono assenti da molti anni nel dibattito politico. Questa è la risposta alla Lega. Insieme si può. Il fatturato delle aziende settentrionali è in quota parte derivante dai consumi del sud. Tutto è già unito nei fatti, chi vuole dividere in segmenti e compartimenti stagni le varie aree del paese o non capisce nulla di economia o è in malafede. Sono questi i ragionamenti che un partito nazionale dovrebbe iniziare a fare nel settentrione. Non c'è bisogno di convincere i siciliani, ma c'è bisogno di parlare ai veneti, ai piemontesi, ai liguri, ai lombardi. C'è anche bisogno di più rappresentanza in termini parlamentari e governativi per far approvare provvedimenti di sviluppo per il Mezzogiorno, che sostituiscano il mercato allo stato, attraverso la leva fiscale, utilizzando inizialmente il criterio del de minimis per poi cercare di modificarlo in sede europea, per ricontrattare tutto l'impianto del federalismo, che non si comprende perchè parta dall'analisi dei costi standard, invece che dalla redistribuzione delle entrate fiscali in funzione delle imposte effettivamente pagate e dall'autonomia impositiva delle regioni. Sono discorsi tecnici, ma che andrebbero fatti nelle sedi opportune e non nelle aule universitarie e nei convegni che si stanno svolgendo qui in Sicilia e che rimangono lettera morta. Con questo articolo vogliamo stimolare i parlamentari di Futuro e Libertà a prendere in mano il problema e iniziare a studiare da vicino la questione, senza aspettare i numeri di Calderoli e Tremonti. Iniziamo ad elaborare una controproposta di federalismo sostenibile che parta da presupposti di interesse nazionale. Noi di Generazione Palermo già abbiamo iniziato a collaborare con altri circoli, di Torino e di Roma, per coprire l'intero territorio e dare una risposta italiana, coinvolgendo degli esperti di diritto tributario e di economia, perchè percepiamo la paura della gente, stiamo lavorando per il futuro dei nostri figli, il presupposto per cui sono nati Generazione Italia e Futuro e Libertà.

martedì 14 settembre 2010

Spari nel silenzio


di Alessandro Piergentili
ci domandiamo ogni giorno che passa se chi si sia appropriato della parola Destra abbia la contezza di che cosa significhi. Che sia moderna o antica, repubblicana o meno, conservatrice, inglese, francese, americana o chissà cos'altro , una cosa accomuna tutte le destre al mondo, uno spiccato senso della dignità nazionale. Una nazione che va dalle Alpi a Lampedusa, passando da Mazara del Vallo. E' di ieri la notizia degli spari contro un peschereccio italiano da parte di una motovedetta consegnata dal governo italiano a quello libico e con sopra, addirittura 6 militari della Guardia di Finanza. Ci saremmo aspettati parole forti e proteste ufficiali da parte del governo italiano, da parte del ministro Maroni, da parte del ministro degli esteri Frattini, ed invece tocca a due deputati siciliani di Futuro e Libertà quali l'on.le Nino Lo Presti e l'on.le Alessandro Aricò, difendere la propria terra con un duro comunicato:"Per il ministro Maroni possono essere sufficienti le tardive scuse del Governo libico per difendere l’ignobile azione armata contro il peschereccio siciliano, ma per noi si tratta di un atto di violenza e aggressione contro cittadini italiani che il nostro governo cerca di minimizzare o addirittura insabbiare in virtù di un rinnovato idillio con il leader libico a difesa di presunti interessi economici certamente a noi poco chiari”., “Il Trattato di amicizia siglato a Roma tra i due Paesi non può funzionare unilateralmente – si legge nella nota -. Ma come si fa a scambiare un peschereccio di quasi 40 metri che ha tutti gli equipaggiamenti a vista per una nave di clandestini? Soltanto l’arroganza dei nostri vicini – continuano i parlamentari – e la passività del nostro Governo possono aver causato questa intollerabile aggressione. Chiediamo una dura condanna pubblica dell’accaduto – conclude la nota -, affinché fatti come questi non abbiano a ripetersi e i nostri pescatori possano svolgere pacificamente la loro attività, senza rischiare di essere attaccati da presunti amici a colpi di mitragliatrice, con il paradosso di avere fornito ad essi le armi per colpirli”.
Permetteteci una notazione personale, sono anni che sentiamo parlare di pescherecci che vengono allontanati da acque internazionali, per una rivendicazione pretestuosa del Golfo della Sirte da parte delle autorità libiche e la scusa addotta dal governo libico non sembra reggere alla prova del buon senso. Penalizzare la nostra industria ittica, che a Mazara del Vallo dà lavoro a migliaia di persone, in zone dove ce n'è già poco, in nome di chissà quali accordi, ci sembra un'ulteriore forma di distanza che il governo offre ogni giorno ai propri cittadini, malgrado le barzellette e gli ammiccamenti sparsi con generosità.

domenica 12 settembre 2010

Oltre i personalismi nel partito che verrà

di Alessandro Piergentili

Noi di Generazione Palermo siamo un circolo nato spontaneamente e costituito da persone che non avevano mai fatto politica, operiamo sul territorio e su internet ogni giorno, ed abbiamo la fortuna di entrare in contatto sia con molta gente della provincia palermitana, che con altra residente in ogni zona d'Italia. Inoltre le persone non ci vedono (ancora?) come dei politici, e si aprono più facilmente. Ci riuniamo con molta frequenza, quindi, come molti altri circoli di natura spontanea, stiamo sviluppando una sorta di sensibilità rispetto alle aspettative dell'elettorato potenziale e non che nessun freddo sondaggio potrà arrivare a dare. Notiamo che l'interesse attorno a noi cresce di giorno in giorno, perchè siamo visti come una novità, e siamo un mix quasi perfetto tra politica e movimentismo con la giusta dose di leadership. E' proprio questo il punto. Molti di quelli che si avvicinano a noi hanno votato AN prima e PDL poi, oppure erano rimasti delusi dallo scioglimento di Alleanza Nazionale e non avevano più votato. Altri provengono da altri percorsi, sempre a livello di voto, di centro ed addirittura di sinistra. Quello che accomuna tutti è la voglia del ritorno alla politica, alla discussione, alla formazione di un partito vero, con cariche elettive, democrazia interna e possibilità di partecipazione. Si è stufi delle dizioni "leader carismatico", "la gente lo vuole", il "ghe pensi mi". La politica è un'altra cosa. Qui sta l'errore dei politici e degli attivisti del PDL o per meglio dire di "Forza Italia allargata" che stanno tentando di far passare il messaggio che noi siamo i figli di un gioco di potere, di un'antipatia personale tra leader e coerentemente con questa linea attaccano Gianfranco Fini a livello personale e familiare, cercando di emulare e superare quello che è stato fatto al loro stesso leader per anni , magari con qualche argomento in più. Ebbene non è così, perchè siamo portatori di valori e di idee innovative, esiste un fermento culturale e sociale che presto avrà uno sbocco politico e che costituirà un'arma di attrazione troppo forte, rispetto all'offerta pidielliena del "ghe pensi mi". Una visione del presente e del futuro, delle ricette innovative per i precari, per il mondo della formazione e dell'istruzione, per lo sviluppo economico, per la crescita del mezzogiorno e del settentrione con attenzione alle diverse peculiarità, ma tenendo ben presente la coesione nazionale, un'attenzione particolare alla possibilità di una rinascita culturale e sociale del paese che è in forte declino che passi anche attraverso l'integrazione di chi vive da noi da anni e che ora a livello amministrativo quasi non esiste, un'unione su dei valori come la legalità e l'unità nazionale, ma soprattutto la possibilità di portare facce nuove all'interno della classe dirigente e sbloccare finalmente una società ferma e chiusa in se stessa. Il partito che verrà avrà indubbiamente un leader, ma non si fermerà ad esso, avrà un'organizzazione, una democrazia interna, un fermento di idee e di proposte, che difficilmente potrà essere fermato dalla calunnia o dall'attacco personale o dal far passare come quello che sta accadendo alla stessa stregua di una lite condominiale. Da Mirabello è partito un segnale a tutta la politica italiana, finalmente c'è una parte politica che ritorna al servizio di chi la vota o di chi la vorrebbe votare.

mercoledì 8 settembre 2010

Filaga un'occasione di crescita

di Annalisa Unti

F: formazione


I: interazione


L: lavoro


A: armonia


G: giovani generazioni


A: amicizia




Raggiungere Filaga non è stato facile : la strada accidentata e senza luci durante quel viaggio nella notte fredda e incombente di montagna non era un grosso incentivo a proseguire. All’arrivo il cellulare completamente irraggiungibile e la visione di una borgata, pressoché dispersa nelle campagne dell’ entroterra siciliano, costituita da un unico rettilineo (una sorta di linea immaginaria) che unisce un dormitorio ad un unico tendone bianco occupante quasi completamente la piazza principale, aveva suscitato in me qualche perplessità sulla opportunità di restare. Eppure qualcosa mi aveva condotta a Filaga ,avevo voluto partecipare ad ogni costo perché avevo avuto la sensazione che lì sarebbe accaduto qualcosa di entusiasmante e galvanizzante.

E Filaga non mi ha delusa.

Parlare della Summer School della politica organizzata dalla LUP a chi non è stato a Filaga non è semplice ; si tratta di descrivere sensazioni, colori , emozioni che solo un esperto narratore saprebbe fare sapientemente.

Si potrebbe parlare dell’ infinito programma che ci ha tenuti impegnati giorno e notte in una sorta di immenso esercizio mentale di attenzione , concentrazione e riflessione.

Si sono prese in considerazione le materie piu disparate, materie che ogni amministratore,ogni politico dovrebbe approfondire per risolvere i problemi sostanziali della società in cui viviamo: in primo luogo lo sviluppo del capitale sociale e la costruzione di leadership sensibili, lo sviluppo dei trasporti e le tecnologie applicabili, numerosi aspetti del federalismo , le problematiche degli agricoltori, l’ energia in Italia ,le organizzazioni giovanili , il ruolo del mediterraneo nel terzo millennio , il lavoro e l’ impresa.

E da qui l’ immenso palinsesto che ha visto impegnati ,in lezioni frontali e convegni pomeridiani e serali , una congerie di intellettuali , politici , amministratori e uomini di potere tutti impegnati a definire meglio e sviluppare il più possibile il tema dello stage: IL SUD TRA POTERE E CAMBIAMENTO.

Fare tutti i nomi sarebbe impossibile ma voglio citare coloro i quali mi hanno più colpita stimolando in me la voglia di studiare e approfondire quelle tematiche.

Da Padre Francesco Beneduce allo scrittore Aurelio Pes , dal prof. Gianfranco Viesti ad Andrea Piraino , da Vanessa Seffer a Pino Aprile, Carla Monteleone , Vincenzo Porcasi , Floriana Cerniglia, Mario Ciampi , Alessandro Bertirotti , Paolo Contini , il vulcanico Beppe De Santis , Ettore Artioli.

Ma Filaga non è stato “solo” questo.

Sotto quel tendone bianco ci siamo ritrovati ,conosciuti e riconosciuti in tanti: giovani con la voglia di fare qualcosa per cambiare il proprio futuro , annunciato ormai da più fronti come nefasto.

Il confronto e talvolta lo scontro di pensieri e caratteri differenti hanno creato quell’ alchimia che ben viene definita spirito di gruppo, e ritrovarsi differenti ma pronti al dialogo e al dibattito ha stimolato la nostra voglia di collaborare per creare una politica diversa , non eretta su blocchi contrapposti ma capace di creare quel compromesso necessario al raggiungimento del bene comune che dovrebbe costituire l’ interesse primario di ogni buon politico.

In un clima di profonda crescita culturale e spirituale si sono create conoscenze e amicizie tra coloro i quali cercheranno di diventare i futuri amministratori della cosa pubblica e coloro i quali lo sono o lo sono stati . Ci si è potuti esercitare nel lavoro del politico sviluppando tematiche e quesiti e intervenendo in piena libertà ed autonomia anche durante comizi importanti , come quello tenuto dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Ma Filaga è stato ancora di più: momenti di divertimento , sorrisi , goliardia e una bellissima festa a sorpresa a fine stage ; momenti in cui docenti e discenti si sono incontrati , conosciuti e stimati.

Che altro dire: mi dispiace per tutti coloro i quali non hanno partecipato , perché un vero politico è un politico preparato, consapevole dei problemi che affliggono il proprio territorio e capace di risolverli.

La Summer School ha sviluppato le prime due tematiche lasciando volutamente irrisolta l’ ultima , perché il primo ruolo del politico è trovare soluzioni semplici a problemi complessi e per questo dovremo lavorare ed elaborare programmi e progetti in maniera autonoma e in armonia con i nostri differenti punti di vista.

A fine settimana ho scoperto che per arrivare a Filaga c’è una strada più veloce , facile e scorrevole, non accidentata. Se l’ avessi percorsa all’ inizio del mio cammino probabilmente non avrei apprezzato cosi tanto il punto d’ arrivo.

Percorrete sempre la strada più difficile , perché le avversità possono essere delle formidabili occasioni di crescita.

Anche questo è Filaga.

Un ringraziamento particolare all’ Architetto Michelangelo Salamone, ai tutor della Summer School ed a Generazione Palermo che grazie all'accordo con la LUP mi ha dato la possibilità di vivere questa bellissima esperienza.