sabato 18 settembre 2010

Lega Sud in franchising o svolta liberista per il Mezzogiorno?

di Alessandro Piergentili

Ogni giorno registriamo la nascita di partiti del sud. Ultimo nato è il "partito del popolo siciliano" di Gianfranco Miccichè, che fin dalla nascita si dichiara alleato del Pdl e della Lega. Nasce un partito per difendere le esigenze del sud e si allea immediatamente, senza nemmeno una critica, con chi sta contribuendo ad aumentare ogni anno il divario economico fra le due aree. E' chiaramente un'operazione di marketing orchestrata da chi di comunicazione se ne intende. Si comprende addirittura dal nome. Quello che preoccupa è il fiorire di questi partitini meridionalisti, per la maggior parte senza nemmeno rappresentanza parlamentare, che vogliono interpretare le esigenze dei meridionali, in contrapposizione ad un partito in crescita come la Lega Nord. Paradossalmente ne fanno il gioco. Contrapporsi meridionali contro settentrionali è già di per sè sbagliato, se poi lo si fa divisi, con partitini personalistici, che hanno una piattaforma politica confusa e perfino alleandosi con chi si vuole osteggiare diventa semplicemente un tentativo di arrivare a delle poltrone seguendo le mode del momento. Le giuste esigenze di sviluppo del meridione debbono essere commisurate con le rivendicazioni settentrionali, all'interno di un partito nazionale. Ma questo partito nazionale ci deve essere e si deve far sentire, dando la giusta rappresentanza anche alle rivendicazioni meridionali che sono assenti da molti anni nel dibattito politico. Questa è la risposta alla Lega. Insieme si può. Il fatturato delle aziende settentrionali è in quota parte derivante dai consumi del sud. Tutto è già unito nei fatti, chi vuole dividere in segmenti e compartimenti stagni le varie aree del paese o non capisce nulla di economia o è in malafede. Sono questi i ragionamenti che un partito nazionale dovrebbe iniziare a fare nel settentrione. Non c'è bisogno di convincere i siciliani, ma c'è bisogno di parlare ai veneti, ai piemontesi, ai liguri, ai lombardi. C'è anche bisogno di più rappresentanza in termini parlamentari e governativi per far approvare provvedimenti di sviluppo per il Mezzogiorno, che sostituiscano il mercato allo stato, attraverso la leva fiscale, utilizzando inizialmente il criterio del de minimis per poi cercare di modificarlo in sede europea, per ricontrattare tutto l'impianto del federalismo, che non si comprende perchè parta dall'analisi dei costi standard, invece che dalla redistribuzione delle entrate fiscali in funzione delle imposte effettivamente pagate e dall'autonomia impositiva delle regioni. Sono discorsi tecnici, ma che andrebbero fatti nelle sedi opportune e non nelle aule universitarie e nei convegni che si stanno svolgendo qui in Sicilia e che rimangono lettera morta. Con questo articolo vogliamo stimolare i parlamentari di Futuro e Libertà a prendere in mano il problema e iniziare a studiare da vicino la questione, senza aspettare i numeri di Calderoli e Tremonti. Iniziamo ad elaborare una controproposta di federalismo sostenibile che parta da presupposti di interesse nazionale. Noi di Generazione Palermo già abbiamo iniziato a collaborare con altri circoli, di Torino e di Roma, per coprire l'intero territorio e dare una risposta italiana, coinvolgendo degli esperti di diritto tributario e di economia, perchè percepiamo la paura della gente, stiamo lavorando per il futuro dei nostri figli, il presupposto per cui sono nati Generazione Italia e Futuro e Libertà.

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