giovedì 7 novembre 2013

La spesa pubblica crea più diseguaglianza sociale. Abbattiamo il mantra Keynesiano e della sinistra.

 -Alessandro Piergentili- I dati sono impietosi. Prendiamo 3 paesi europei dal 2000 ad oggi. Italia, Germania e Spagna, ma gli stessi dati li potremmo estrapolare per qualsiasi nazione facente parte delle  economie avanzate. In Italia la spesa pubblica primaria (senza cioè  calcolare gli interessi sul debito pubblico) rispetto al PIL è passata dal 39,6% del 2000 al 47% odierno. In Germania dal 41% al 44% e in Spagna dal 36% al 43%. Ebbene le disuguaglianze sociali sono aumentate in tutti e tre i paesi nel periodo considerato, ma in Germania meno che negli altri due paesi anche grazie al fatto che l'aumento della spesa pubblica è stato inferiore di tre volte rispetto agli altri due paesi. Sappiamo già che la sinistra non può accettare che il suo mantra venga abbattuto e ci diranno che tali variabili sono si correlate, ma che è una casualità. Si è una casualità in tutti i paesi in cui si è aumentata la spesa pubblica? Decine di paesi? E se anche fosse una casualità, si potrà almeno dire che nei paesi in cui è aumentata a dismisura la spesa pubblica non è valso a nulla? Quindi possiamo almeno affermare che l'aumento della spesa non riduce le diseguaglianze sociali.
Se analizziamo lassi temporali più lunghi possiamo addirittura sentenziare che quando aumenta la spesa pubblica aumenta la diseguaglianza, poi ci vuole il boom del privato per ridurla. Tant'è che la maggiore crescita nell'Italia dal dopoguerra ad oggi, non si è avuta nei periodi in cui è aumentata la spesa pubblica, ma quando son aumentate le esportazioni grazie all'efficienza e all'efficacia del made in Italy e grazie alle svalutazioni competitive. 
I dati indicano che lo stato raramente e per brevi periodi ha fatto crescere l'economia grazie all'incremento della spesa, bensì è sempre stato un freno allo sviluppo accentuando le disuguaglianze. Che il mero effetto contabile di avere una G (spesa pubblica nella formula del PIL) più alta abbia avuto un effetto negativo sui C e I (consumi e investimenti) privati nel medio periodo appare scontato. 
Purtroppo il molteplicatore keynesiano (la teoria su cui si basa tutto l'armamentario ideologico della sinistra e dei dirigisti) funziona solo in economie chiuse, più l'economia acquista dall'estero, più l'effetto del moltiplicatore diminuisce fino a diventare negativo. In Italia, paese di trasformazione e inserito nell'economia globale il moltiplicatore provoca diseconomie proporzionali all'aumentare della spesa.

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