lunedì 2 agosto 2010

Fermiamo il declino


di Alessandro Piergentili


Abbiamo perso 20 anni. Noi quarantenni, forse, non abbiamo più la possibilità di consegnare ai nostri figli un paese migliore rispetto a quello che abbiamo ereditato, così come hanno fatto i nostri padri. Oggi stiamo cercando di combattere, affinchè ai nostri figli non capiti la stessa amara sorte. E' inutile elencare ciò che non va, ciò che non è stato risolto, fermiamoci semplicemente un attimo e consideriamo che i problemi sul tavolo sono gli stessi di 20 anni fa. Debito pubblico, criminalità, corruzione, perdita di competitività, fuga di cervelli, etc.

Oggi, rispetto a 20 anni fa, abbiamo un livello di tassazione più alta, paghiamo tutto dai posteggi, alla raccolta della spazzatura e l'economia è praticamente ferma da più di un decennio. Molti nostri coetanei e quasi sicuramente i più giovani, fanno di mestiere i "precari" ed andranno in pensione chissà quando. I servizi statali sono in diminuzione e qualitativamente scarsi, come 20 anni fa. Un marziano ci chiederebbe come minimo "il licenziamento"degli amministratori che ci hanno portato a questo punto ed invece le facce sono sempre le stesse, il ricambio generazionale dei livelli dirigenziali è pressocchè nullo, a meno che non si sia somiglianti a trote o salmoni. La prima soluzione per fermare il declino appare chiara. Cambiare la classe dirigente. Intanto chi ha sbagliato deve cambiare lavoro, iniziamo a creare il precariato anche nella classe politica, quantomeno per ragioni di giustizia sociale. Poi portiamo avanti delle ricette tanto semplici quanto opposte a quelle che si stanno "cucinando" in questo momento.

Il mercato settentrionale è saturo e quello meridionale è asfittico. La soluzione della crescita è semplice, far crescere il meridione al livello del 3-4% annuo, il che produrrebbe un aumento dei consumi trainante per l'economia settentrionale.

Come? Semplice anche qui. Leva fiscale. Le nuove imprese che aprono al sud non pagano imposte per i primi dieci anni.

Il federalismo? anche in questo caso, bisogna stravolgere il concetto. Perchè iniziare dai costi standard? Iniziamo dal redistribuire le entrate secondo il concetto del luogo della transazione e non della sede della società venditrice. Se acquisto una Fiat a Napoli, perchè l'iva va versata in Piemonte? L'iva deve rimanere in Campania, e così via.

Potremmo continuare ad annoiarvi, le soluzioni ci sono per la maggior parte dei problemi che procurano il declino, manca la volontà di portarle avanti, perchè viviamo in una società bloccata, con una classe dirigente immobile tesa a curare la propria sopravvivenza. Manca chi riesca a parlare in Europa, a ricontrattare il modello economico, che per noi è penalizzante, e dare dignità politica alla terza economia del Continente. Se per crescere c'è bisogno di abbassare le imposte al sud e dare un'autonomia impositiva a tutte o parte delle regioni, ciò va contrattato a livello europeo e va fatto con determinazione per il bene del paese.

Unirsi quindi attorno a dei valori, come l'unità d'Italia, la giustizia sociale, la legalità, ma portando soprattutto avanti l'esigenza di ricambio generazionale e di cambiamento delle politiche economiche e sociali.

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