Programma
strategico per il rilancio dell’economia siciliana.
Premessa
Riteniamo che al centro di
qualsiasi programma politico per la Sicilia non possa che esserci l’aspetto
della crescita economica. Con una crescita sana, sostenibile e basata sul mercato
si risolvono vari problemi, come quello del lavoro, dell’assistenzialismo e del
clientelismo, si toglie manodopera alla mafia e si aumentano le entrate fiscali
e quindi le risorse per la sanità, la cultura, la giustizia e in generale tutti
i servizi destinati ai cittadini.
Un’area non è destinata
alla crescita economica, ad attrarre capitali e investimenti se non sussistono
le seguenti condizioni generali: fiscalità concorrenziale, legalità diffusa e
percepita, certezza del diritto, capacità di credito, infrastrutture fisiche e
tecnologiche, know how
finanziario, tecnologico e specialistico.
In questo momento non
esiste una sola area in Sicilia cui daremmo la sufficienza per tutte le
variabili sopraelencate.
Nel mondo, invece, ci sono
molte aree con quelle caratteristiche e nel sistema concorrenziale globale
siamo destinati a perdere risorse come un palloncino bucato. Fra cinque anni,
inerzialmente, le variabili economiche tenderanno a peggiorare rispetto allo
stato attuale, poiché siamo in una fase di declino sociale ed economico. E’
necessario dare risposte politiche ed economiche diverse rispetto a quelle date
finora, soprattutto se si parla di autonomia e di sicilianità, a nostro parere
più parole vuote e d’effetto che dense di progettazione.
Posto che non è possibile
arrivare all’eccellenza per tutte le variabili competitive in tutta la Sicilia
contemporaneamente e che esiste una legge approvata dal governo Prodi sulle
zone franche urbane mai attivata dai governi successivi riteniamo che il piano
strategico debba mettere al centro tale legge e costruire sopra un’architettura
finalizzata alla crescita economica.
Zone a crescita massima
Le abbiamo chiamate così
anche a fini evocativi. A nostro parere queste zone possono essere la chiave di
volta per il rilancio della nostra isola.
Ci rifacciamo alla legge
27 Dicembre 2006 n.296 art.1 comma 340 e successivi. Questa legge prevedeva
l’individuazione di varie zone svantaggiate in diverse città da parte del CIPE
e l’esonero totale per le PMI (fatturato max. 50 milioni, non più di 250
dipendenti) per i primi 5 anni di tutti i contributi INAIL e INPS, l’IRPEF,
Irap, Imu e in forma progressiva per i secondi 5 anni.
La legge aveva il
vantaggio che era stata trattata anche con l’UE e non veniva vista come un
aiuto di stato.
Purtroppo la Lega Nord e
Tremonti hanno visto come fumo negli occhi questa legge e l’hanno depotenziata
nella sua applicazione rendendo i criteri sempre più restringenti tanto da
individuare pochissime aree (nessuna nel palermitano ad esempio e solo una nel
catanese) in Italia.
Il governo regionale
futuro dovrebbe aprire una trattativa seria su questo argomento in modo da
ottenere l’approvazione in tempi brevi di almeno due aree a provincia in
Sicilia.
Tale trattativa dovrebbe
anche prevedere l’impegno ad utilizzare i fondi nazionali, europei e regionali
per indirizzarli a creare infrastrutture fisiche e tecnologiche per queste 18
aree individuate.
Ottenere il punteggio
massimo in due variabili chiave potrebbe però non bastare a raggiungere i nostri
obiettivi.
Un aiuto ci potrebbe
arrivare in tal senso da un’altra legge D.L. n78/2010 che istituisce le Zone
a Burocrazia Zero che prevedono molti vantaggi sia dal punto di vista della
creazione e del trasferimento delle aziende in quelle zone, sia dal punto di
vista della gestione del contenzioso civile, attraverso l’istituzione di veri e
propri collegi arbitrali che dirimeranno qualsiasi problema di velocità
nell’applicazione del diritto.
Queste zone dovrebbero
quindi essere oggetto di investimenti (privati) per quanto riguarda la banda
larga.
La legge sulle Zone a
burocrazia zero permette anche l’istituzione di uffici locali del governo che
possono consentire accordi particolari in tema di sicurezza, con presidi delle
forze dell’ordine potenziati e mirati all’eradicazione del fenomeno del
“pizzo”.
Si potrebbe raggiungere
l’eccellenza in 18 aree in Sicilia che favorirebbero la crescita dell’intera
economia isolana, per poi spargersi a macchia d’olio come altri esperimenti
similari ci insegnano in Francia, in Brasile, in Cina e in Irlanda.
Naturalmente compito della
regione sarà anche quello di facilitare accordi con società di venture capital
e di private equity (magari anche pensando a forme di investimento misto
privato-regione con apporto regionale tramite immobili e/o contratti
pluriennali di fornitura). Inoltre nelle zone a crescita massima si dovrà
facilitare la nascita di banche, in particolare di credito cooperativo e
settoriali, anche sfruttando i benefici fiscali propri dell’area. Apposite convenzioni
e forme di garanzia regionali, anche tramite IRFIS contribuiranno a ridurre la
mancanza di credito trasformando il deleveraging in leva di crescita.
Base Liberale si impegna a farne oggetto
di battaglia e azione politica principale.
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