mercoledì 26 gennaio 2011

A noi ce sarveranno le mignotte

di Alessandro Piergentili

Il seguente sonetto che gira in rete da qualche giorno e che viene attibuito a Gioacchino Belli (1791-1863) è forse una bufala dei tempi moderni o forse è di qualche altro poeta romano, ma se permettete è talmente bello che non possiamo non riportarlo:

Mentre ch'er ber paese se sprofonna

tra frane, teremoti, innondazzioni

mentre che sò finiti li mijioni

pe turà un deficit de la Madonna

Mentre scole e musei cadeno a pezzi

e l'atenei nun c'hanno più quadrini

pè la ricerca, e i cervelli ppiù fini

vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi

Mentre li fessi pagheno le tasse

e se rubba e se imbrojia a tutto spiano

e le pensioni sò sempre ppiù basse

Una luce s'è accesa nella notte.

Dormi tranquillo popolo itajiano.

A noi ce sarveranno le mignotte.


Sia che sia vero, sia che sia falso (e probabilmente lo è) il Gioacchino Belli è vissuto durante il periodo più buio dello Stato Pontificio, i suoi sonetti, insieme alle "pasquinate" (cartelli satirici che venivano appesi di notte sulle varie statue di Roma) sono da sempre considerati come il metro di un giudizio che il popolo dava del clero nel suo complesso. Un giudizio negativo che era suffragato da un decadimento morale, combinato da un aumento delle ingiustizie sociali e da una crisi economica dilagante. Insomma la fine dello Stato Pontificio.La satira ha da sempre contraddistinto le fasi storiche dei vari sistemi di governo, delle dinastie, degli imperi. Quando la satira politica inizia ad abbandonare i luoghi ad essa deputata e si trasferisce nelle strade, nei bar, nei salotti, sui social network e non è più gestita dai comici professionisti, si fa più sfacciata ed attacca il potere in modo frontale. E' questo il momento in cui le classi dirigenti si debbono veramente preoccupare, quando il popolo ride, non quando piange, perchè significa che si è superato veramente ogni limite.Il popolo sta ridendo e sta aspettando 150 anni dopo una nuova breccia di Porta Pia. Che arrivi presto.

1 commento:

  1. Il popolo ride del padrone!
    La storia, scriveva Giambattista Vico, vive di corsi e ricorsi!...preparate le monetine!
    E gli ultimi dossieraggi di Panorama ci fan ridere quasi quanto il padrone! ah ah ah...che storie!
    Fabio sei tutti noi!

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