giovedì 20 gennaio 2011

L’ASTICELLA


di Giulio Figlia


Poco tempo fa, di fronte all’ultimo scandalo riguardante il nostro Presidente del Consiglio, ricordo che con alcuni amici, tra il serio e il faceto, sostenevamo che quello di Berlusconi era una specie di esperimento sociologico in cui si provava ad andare sempre oltre fino a vedere fino a quando gli Italiani avrebbero tollerato, qual era l’altezza dell’asticella del decoro pubblico degli Italiani.

L’ultimo scandalo, o meglio, gli ultimi sviluppi del Ruby-gate, con l’accusa di concussione e soprattutto sfruttamento della prostituzione minorile sembra forse aver toccato se non superato quell’asticella di cui parlavamo poche righe sopra. Sia chiaro che qui non voglio entrare nel merito dell’inchiesta, lavoro che spetta alla magistratura ne vogliamo dare giudizi sulla base di poche notizie, saldi al principio della presunzione di innocenza, voglio parlare dei suoi effetti.

Che questa volta si sia toccato un nervo scoperto non lo intuisco dalle interviste per strada che i tg fanno e che non hanno nessun valore, se non altro perché il campione è tutto fuorché rappresentativo, ma lo si può capire dalle reazioni delle forze politiche, in primis la Lega: il silenzio leghista vale più di ogni commento, il loro imbarazzo è evidente. I motivi sono due, da un lato il ministro Maroni si è visto tirato in mezzo quando ha dovuto relazionare in Parlamento sulla vicenda della telefonata in questura e se era evidente il suo fastidio quando la cosa sembrava vera figuriamoci ora che è evidente come la ricostruzione fornita al tempo faccia acqua da tutte le parti; altro motivo di imbarazzo per il Carroccio è che in questi ultimi anni si sia erto a difensore della moralità e dei valori della famiglia, conquistando anche un certo consenso, valori, che è chiaro, mal si conciliano con un’eventuale difesa della movimentata vita privata del premier. Non solo la Lega, anche all’interno del PdL vi sono molti fragorosi silenzi, a parte i pasdaran berlusconiani come Stracquadanio, Cicchitto o Capezzone sono molti gli esponenti di primo piano come Alfano che sulla vicenda hanno fatto commenti da minimo sindacale senza esporsi troppo, senza dimenticare gli house-organ “Il Giornale” e “Libero” che pur schierandosi a difesa del premier hanno approntato difese molto meno calorose di altre difese in altri contesti.

Il motivo per cui questa volta Berlusconi appaia (appaia, magari poi non lo sarà) più solo di altre volte non so dirlo con certezza, forse il tipo reato contestato colpisce nel vivo l’italiano medio più di altri reati come la corruzione o il falso in bilancio, forse, anche per motivi anagrafici, il berlusconismo sta finendo quindi si trovano meno personalità disposte a spendere energie, oppure perché, e lo notiamo da chi ha visto le carte, questa volta l’impianto accusatorio è ben saldo e difficilmente smontabile? Io credo sia un mix dei tre elementi ma solo il senno di poi tra qualche tempo potrà fornirci una risposta.

Infine una considerazione che parte sì dagli affari di Berlusconi ma che è estendibile a tutta la nostra classe politica che spesso, troppo spesso, ha avuto a che fare con la giustizia: è troppo chiedere che un politico si difenda nel merito da un’accusa di corruzione invece di sostenere che i tempi di prescrizione non sono stati ben calcolati? E’ troppo chiedere che un politico si difenda nel merito da un’accusa di sfruttamento della prostituzione invece di dire che la procura inquirente non è quella competente? Cosa interessa a noi una classe dirigente onesta nella forma o onesta nella sostanza?

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