venerdì 3 agosto 2012

Minestrone siciliano o soggetto politico nazionale? A noi la scelta.

di Alessandro Piergentili - Due giorni fa il blog di Base Liberale ha pubblicato un appello a vari esponenti politici per arrivare ad un'unione di tutte le componenti politiche con una matrice liberale al fine di attivare una prossima legislatura siciliana basata sullo sviluppo, l'introduzione del mercato e l'abbandono delle politiche assistenzialistiche. Abbiamo avuto risposte dirette e indirette che francamente ci lasciano perplessi, ma positivamente orientati. Quella che ci ha stupito di più è quella del partito da cui siamo nati e di cui facciamo parte attiva fin dalla sua nascita: Futuro e Libertà. Il nome non lascia spazio a dubbi sulla matrice liberale del soggetto politico, così come il percorso di avvicinamento ventennale di Gianfranco Fini. Si parla di autonomismo patriottico e spazi nelle liste per chi si vuole aggregare. Bene, anzi, forse bene. Condividiamo pienamente l'idea di fondo e cioè quella di costruire una forza nazionale con forti radici territoriali e che rivendichi potere di contrattazione. Però suggeriamo la soluzione non sta in semplici rivendicazioni territoriali di tipo tattico senza l'assunzione di una visione strategica. L'area liberale è in grado di fornirla. Si può essere autonomisti per chiedere più fondi allo stato e maggiori introiti fiscali al fine di aumentare la spesa pubblica e si può essere autonomisti per chiedere meno fondi e più aree a fisco zero (legge del 2007)  con l'obiettivo di attrarre imprese sul territorio e creare posti di lavoro sostenibili nel tempo. A che tipo di autonomia ci rivolgiamo? Del resto non bisogna guardare tanto lontano, ma basterebbe riportare a livello locale quello che sta tentando di fare a livello nazionale il senatore Baldassarri con le sue ricette improntate ad un sano pragmatismo, ma che hanno una forte connotazione liberale. Sappiamo interessa un rilancio a livello nazionale di Futuro e Libertà, ma la scelta tra un'autonomia di stampo liberale e un'autonomia di stampo social-assistenzialista è determinante rispetto al giudizio che nel resto d'Italia si darà all'operazione. A parte che gli ossimori in politica non portano fortuna e l'esperienza fascio-comunista di Latina dovrebbe aver insegnato qualcosa in tal senso, ma possiamo e dobbiamo ottenere molto di più della costruzione di un tram che porti dei viaggiatori qualunque, prima nel parlamento siciliano e poi al parlamento nazionale sfruttando la forza in Sicilia. Si sottovaluta la forza dei liberali in Italia semplicemente perchè non si è mai costruita una forza identitaria e perchè si è ritenuto a torto che fosse un segmento elitario e di nicchia. L'idea liberale è quella a sostegno della classe media e della maggioranza silenziosa, quella propagandata e mai attuata dall'oligopolista Berlusconi circondato dai Pera, dagli Urbani e dai Martino, in seguito accantonati a favore di personaggi mediocri. Un'area che autorevoli sondaggisti hanno sempre identificato almeno nel 25-30% della popolazione. Noi possiamo riuscire a riunire le diverse anime e a colpire l'immaginario collettivo siciliano e italiano in un colpo solo, predicando rigore, abbassamento delle tasse e rinuncia ai fondi pubblici in cambio di misure per far arrivare e far nascere nuove imprese. Una sfida rivoluzionaria proprio in quella che è considerata a torto o a ragione la regione meno efficiente d'Italia. E' per questo che in una simile unione l'area liberale non punta a dei "posti in lista", ma deve essere parte integrante dell'identità del nuovo soggetto politico nascente dall'aggregazione delle diverse aree, oltre a poter dire la sua sulle caratteristiche imprescindibili che il candidato alla presidenza della regione deve avere. Si può aspettare anche altro tempo, ma qui ed ora è il momento e arriveremo comunque tardi.

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