sabato 20 ottobre 2012

Cattiva finanza o cattivi maestri?

di Alessandro Piergentili - E' più facile credere che la finanza e i mercati siano tutti manovrati, piuttosto che comprendere che i movimenti e la volatilità dello spread, delle azioni e di qualunque tipologia di bene trattato, sono frutto di miliardi di transazioni giornaliere finanziarie e reali. Certamente poi gli operatori non sono tutti uguali, ma in qualunque mercato ci sono grandi aziende e piccole aziende e nei mercati finanziari ci saranno operatori più grandi ed operatori più piccoli, ma gli accordi di cartello sono ancora impossibili da sostenere nel medio periodo. Grazie , però, all'allontanamento dei piccoli con manovre tipo Tobin Tax e col 90% delle proposte che provengono da questi soloni statalisti (che nemmeno si dichiarano tali) finti economisti, forse tra un po' saranno finalmente realizzabili. Più liquidità togli ai mercati, più favorisci i pesci grossi, ma lo comprenderà mai la gente che crede a queste facili demagogie? Chi combatte demagogicamente la finanza, fa il gioco di chi la finanza la vuole manovrare. Fa il gioco della politica che vuole il pieno controllo delle risorse finanziarie che ancora non controlla. Il politico ha più potere se lo stato controlla il mercato, ma se addirittura lo può sostituire il potere raggiungibile è potenzialmente illimitato. Da qui la leggenda della finanza cattiva. Il debito pubblico non è un problema, ma la finanza si. Sono le banche cattive che si sono mangiate lo stato, non la politica, vero? Non si capisce, però, perchè il Giappone viene finanziato dai mercati nonostante un debito pubblico doppio del nostro. Lì le banche sono buone? Forse ci saranno politici migliori  e riserve valutarie molto più consistenti delle nostre (grazie ai banchieri centrali giapponesi).

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